Perìzia medica per l'anarchico Valpreda? Il difensore non ha ancora potuto parlargli di Giampaolo Pansa

Perìzia medica per l'anarchico Valpreda? Il difensore non ha ancora potuto parlargli L'inchiesta per la strage alla Banca dell' Agricoltura di Milano e le bombe di Roma Perìzia medica per l'anarchico Valpreda? Il difensore non ha ancora potuto parlargli Si vuol accertare quali sono le condizioni fisiche dell'ex ballerino, colpito dal morbo di Burger - Secondo l'accusa, gli sarebbe diffìcile percorrere a piedi anche un centinaio di metri - Da piazza Beccaria (dove sarebbe salito sul taxi) a piazza Fontana (dove c'è la Banca dell'Agricoltura) ci sono 170 passi - Ma altrettanti ce ne sono da via Tecla (dove avrebbe fermato l'auto pubblica) a piazza Fontana - Perché allora servirsi di un'auto? (Dal nostro inviato speciale) Milano, 19 gennaio. Una perizia medica su Pietro Valpreda: è questa la prossima mossa che qui a Milano si aspettano dal giudice istruttore di Roma, Cudillo. Perché questo esame? Perché, a più di un mese dagli attentati, non si è ancora risposto ad una serie di domande che riguardano il principale indiziato e che hanno un peso non lieve in questa spinosissima inchiesta. Valpreda ha davvero il morbo di Burger? A quale stadio è giunta in lui questa terribile malattia che chiude i vasi sanguigni e che porta alla cancrena le gambe e le braccia? Il ballerino è davvero ridotto tanto male da dover prendere un tassì per fare il breve tragitto che separa piazza Beccaria (dove sarebbe salito sul taxi) dalla Banca dell'Agricoltura? Alla prima domanda è possibile rispondere sì. Anche se qualcuno (compreso un medico) l'ha messo in dubbio, Valpreda soffre davvero del morbo di Burger. Lo dicono i suoi familiari ed amici, e soprattutto lo testimoniano i due interventi da lui subiti nel 1965. Del primo si sa poco: fu eseguito all'ospedale milanese di Niguarda all'inizio dell'anno e richiese una lunga degenza post-operatoria. Il secondo, invece, fu compiuto .alla fine di agosto al padiglione « Zonda » del Policlinico di Milano: Valpreda venne operato da un bravo specialista, il prof. Alessandro Ambrosini, un chirur¬ go di 43 anni aiuto universitario della seconda clinica chirurgica. In quell'occasione, Valpreda fu sottoposto ad una «gangliosurrenalectomia », gli furono cioè asportati i gangli simpatici lombari e il surrene di sinistra per ottenere una vasodilatazione collaterale e, in parole povere, far arrivare più sangue agli arti inferiori per vie traverse. L'operazione giovò al Valpreda, fermandogli un principio di cancrena all'alluce di un piede. Il ballerino, poi, continuò a curarsi. Lo rivelano i suoi taccuini del 1966, del 1967 e del 1968 nei quali ho letto molti appunti a proposito di iniezioni e di pastiglie di « Ciclospasmol », un vasodilatatore spasmolitico indicato per il morbo di Burger. Hanno avuto effetto queste cure? A quale stadio è giunto il male in Valpreda? Nel morbo di Burger si possono distinguere, all'incirca, tre fasi. Nella prima si avvertono soltanto dolori da sforzo a intervalli: è la cosiddetta « claudicatio intermittens », un dolore simile ad un crampo che prende al piede o al polpaccio e che il paziente lamenta mentre cammina. La seconda fase è quella del « dolore a riposo »: un dolore che si avverte di notte, « profondo, intollerabile, rodente, tormentoso, che si attenua quando l'arto viene lasciato penzolare dal letto ». E' il segno premonitore della terza fase: quella dell'atrofia dei muscoli, e poi della r-ancrena. A quale stadio è Valpreda? Soltanto al primo? O è già entrato nel secondo (come farebbero pensare (se le notizie sono vere) le grida che manda in cella, durante le sue notti di Regina Coeli? La risposta è di notevole rilievo per le indagini. L'accusa, infatti, sembra partire dalle condizioni fisiche di Valpreda per spiegare la sua inspiegabile e assurda corsa In tassì con la bomba, il pomeriggio della strage. Vediamo questo discorso. Il ballerino — dicono 1 colpevolisti — soffre della « malattia dei 150 metri » e non può percorrere a piedi lunghi tratti di strada senza essere colto da dolorosi crampi alle gambe. In queste condizioni poteva rischiare di fermarsi in piazza Fontana (con la bomba innescata nella borsa) per massaggiarsi i polpacci? Poteva rischiare di essere riconosciuto in una zona da lui frequentatissima al tempo del night « Santa Tecla »? Scartato l'uso della sua « 500 » (difficoltà di posteggio, pericolo di essere individuato dalla targa) e non avendo sottomano alcun complice dotato di auto, non restava che il tassì, concludono i colpevolisti. Il ragionamento fila. Ma fila anche il contro-ragionamento degli innocentisti. Gli | argomenti sono diversi! Cominciamo da quelli di natura clinica. Non è vero che occorra massaggiarsi, basta fermarsi: « L'arresto della deambulazione attenua il dolore sino a farlo scomparire » dicono i testi di medicina. Il dolore, inoltre, passa quasi subito: tempo da uno a cinque minuti, come massimo. Il dolore, infine, non coglie mai a tradimento il malato: coloro che soffrono del morbo dì Burger pare siano espertissimi e sappiano calcolare al minuto (o al metro) la comparsa e la durata del dolore, conoscono cioè quale è la loro autonomia o « intervallo libero »... Replicano i colpevolisti: è proprio così! Valpreda sapeva benissimo di non farcela ad arrivare sino alla banca Per questo, anche se il tragit to era brevissimo, ha preso il tassì pur sapendo di rischiare molto grosso. Risposta degli innocentisti ma Valpreda non era ridot j to tanto male! Non solo ave1 va lavorato come « tersico- reo» (cioè ballerino) nel 1966 nel 1967 e nel 1968 dopo i due interventi — guadagnan do ogni anno più di due mi lioni — ma si era dato da fare anche nel HI69. In autun no, durante la « moratoria » per il Vietnam, a Roma, aveva marciato per sette chilometri, dimostrando di poter ancora coprire lunghi percorsi. Tre giorni prima dell'attentato, era stato visto allenarsi nella palestra romana della « Labci » (Libera associazione ballerini coreografi italiani). Infine aveva ottenuto una scrittura per comparire a Cagliari, proprio in questi giorni, nella « Forza del destino ». ' E poi — concludono gli innocentisti — c'è un altro fatto che il giudice Cudillo sicuramente accerterà nel suo prossimo sopralluogo in piazza Fontana. Scendendo dal tassì in via Santa Tecla ed entrando nella banca per deporre la bomba, Valpreda non ha « guadagnato » nulla. Ha cioè fatto a piedi più o meno lo stesso tratto di strada che avrebbe percorso se fosse andato in banca con le proprie gambe, scartando il pericolosissimo tassì di Rolandi. E' possibile? « Provi e vedrà » dicono gli innocentisti. Ho provato e il risultato mi ha piuttosto sorpreso. Da piazza Beccaria alla porta della Banca dell'Agricoltura sono, per me, 178 passi (190 se vado lungo il fianco del comando dei vigili). Vediamo ora il percorso da via Santa Tecla alla Banca. Se il tassì si è fermato appena dopo l'angolo, all'altezza della merceria Filippini, il percorso che Valpreda ha dovuto fare a piedi è stato di 150 passi. Se il tassì si è fermato un po' più in su, a metà della cortissima via, dinanzi al ristorante «Brigante», i passi diventano 178-180. In altre parole, la distanza che Valpreda ha coperto a piedi (e con la bomba sottobraccio) facendo aspettare il tassì, è più o meno la stessa che avrebbe dovuto coprire se da piazza Beccaria si fosse diretto alla Banca camminando. Ma non è tutto: la mattina della strage — se si deve prestar fede alla testimonianza dell'avv. Luigi Mariani, che assiste il Valpreda per il volantino contro Paolo VI — l'anarchico aveva percorso, camminando normalmente, senza fermarsi e senza zoppicare, tutto il tragitto dal cancello dello studio del legale al posteggio di via Freguglia: contati da me, 270 passi, quasi cento in più rispetto al tragitto piazza Beccaria-Banca dell'Agricoltura. Che senso aveva, dunque, prendere quel tassì? Per allontanarsi in fretta? Ma quale migliore difesa — sostengono gli innocentisti — del confondersi tra la folla di agricoltori, sensali, mercanti e sfaccendati che il venerdì gremisce piazza Fontana? Come si vede, le domande crescono. Una perizia medica (tra le altre cose) aiuterà certo a trovare una risposta logica e accettabile ai tanti misteri di questa misteriosissima storia. Giampaolo Pansa

Luoghi citati: Cagliari, Milano, Roma, Vietnam