Vogliono far santo padre Pio per dar vita al turismo locale di Mario Dilio

Vogliono far santo padre Pio per dar vita al turismo locale A San Giovanni Rotondo tutto è silenzio dopo la morte del frate Vogliono far santo padre Pio per dar vita al turismo locale La cittadina è deserta, i grandi alberghi con centinaia di posti-letto sono vuoti, i ristoranti non lavorano, dei 15 taxi ne sono rimasti 2 - Se Padre Pio diventasse santo, dicono gli abitanti, accorrerebbero pellegrini da tutto il mondo - Studenti universitari propongono di passare all'azione, con una «marcia sul Vaticano» (Dal nostro inviato speciale) S. Giovanni Rotondo, 15 gennaio. Nel settembre del 1968 a Roma, in un albergo dei Farioli, la vasta sala da pranzo era invasa da turisti sudamericani. Spiccavano — comodamente seduti ai tavoli dove troneggiavano bottiglie di vino e piatti di spaghetti — numerosi monaci francescani che fumavano grossi sigari e indossavano sai di stoffa leggera e morbida. Facevano parte dei « gruppi di preghiera » e venivano ogni anno in Italia per far visita a Padre Pio da Pietrelcina. Il 23 settembre sparirono tutti, come d'incanto e l'albergo tornò silenzioso e tranquillo. I giornali romani avevano annunciato nelle prime pagine la morte del monaco di San Giovanni Rotondo e i sudamericani si erano precipitati a rendere omaggio alla salma. Alcuni giorni dopo a Salisburgo, nel duomo dedicato a Sanctus Epertus, sulle cui scalinate si svolgono annualmente concerti e rappresentazioni classiche, v'erano grandì manifesti listati a lutto che parlavano della perdita di Padre Pio. A Vienna nella bellissima Votivekirche, il tempio gotico innalzato per un voto dagli Absburgo, un signore distinto chiedeva ai visitatori italiani un'offerta per ricostruire le artistiche vetrate distrutte dalla guerra. Poi offriva in omaggio una pubblicazione a colori: era la vita di Padre Pio scritta da un fedele viennese. La fama del « monaco santo » di San Giovanni Rotondo aveva varcato i confini italiani. In tutti gli angoli del mondo vi erano fedeli appassionati e per moltissimi il grande sogno della vita era di riuscire un giorno a raggiungere il Gargano e rimanere in paziente attesa di trovarsi al cospetto del monaco con le stimmate. Oggi, a quindici mesi dalla scomparsa di Padre Pio, il silenzio domina su San Giovanni. Le piazze e le strade — in queste gelide giornate di gennaio — sono spazzate dal vento di montagna che ulula impetuoso sulle insegne degli alberghi vuoti, dei negozi di souvenirs deserti, dei ristoranti dove ormai gli avventori sono una rarità. E la notte di questa cittadina pugliese è tornata ad essere la notte silenziosa e tranquilla delle cittadine meridionali. Quando viveva Padre Pio, invece, non c'era differenza fra notte e giorno: la gente dormiva nei posti più strani, d'estate sulle panchine ed anche per strada. Ed era proprio nelle ore notturne che cominciavano a formarsi le lunghissime file di donne, uomini e fanciulli per entrare nella chiesa della Madonna delle Grazie. Il monaco qui celebrava la sua Messa — nella quale riviveva con grande strazio il sacrificio di Cristo — e iniziava le confessioni alle primissime luci dell'alba. Ora a San Giovanni Rotondo le fiumane di gente degli anni scorsi sono ormai lontani ricordi. E, improvvisamente, coloro che erano riusciti a sfuggire all'emigrazione tradizionale di queste contrade, per dedicarsi a lucrose attività terziarie, sono ripiombati nell'angoscia meridionale. In silenzio, preparano le valigie. Questo è l'unico comune del suggestivo Gargano che ha visto aumentare la propria popolazione negli ultimi vent'anni. I residenti erano 16.978 nel 1951 e sono 21 mila oggi. La presenza e l'attivismo di Padre Pio ha impresso alla città uno sviluppo impressionante, anche se è mancata una sia pur minima regola-mentazione urbanistica di base che si è rivelata la causa principale dell'attuale disordine edilizio. Oggi si contano tredici alberghi e una ventina di pensioni con circa cinquecento letti. Un grande ospedale, la Casa « Sollievo della sofferenza », è dotato di 450 postiletto (su 4024 di cui dispone l'intera provincia di Foggia). Nelle ore pomeridiane di tutti i giorni feriali le porte del santuario sono chiuse. Non ci sono più devoti che salgano fin qui: pochi se ne vedono la domenica, ma nessuno pernotta negli alberghi e consuma i pasti nei ristoranti. Dei quindici tassisti che fino all'anno scorso andavano su e giù continuamente fra San Giovanni e la piana di Foggia, ne sono rimasti due o tre, gli altri se ne sono andati o hanno cambiato mestiere. La crisi economica ha investito l'intera cittadina e non poche delle tante iniziative turistiche sorte lungo la riviera garganica che d'inverno ospitava turisti dell'Italia settentrionale e anche stranieri i quali, dopo la visita a Padre Pio, si trattenevano sul Gargano per diversi giorni, girando in lungo ed in largo, ammirando le bellezze naturali e godendo il clima mite delle spiagge di Vieste, di Rodi Garganico e dei laghi bellissimi di Lésina e di Varano. L'albergo Santa Maria delle Grazie, 143 letti, di prima categoria, il più grande di San Giovanni, ha chiuso i battenti, totalmente ferma è la produzione di ricordini e la vendita delle stesse cartoline illustrate con l'immagine del « monaco santo » è di poche decine di copie la settimana. I guai maggiori sono di quegli operatori turistici che non avevano portato a termine la propria impresa. Mi ha detto Salvatore Ciccone, studioso dei problemi del Gargano, che un albergatore quarantenne aveva progettato la costruzione di un nuovo esercizio a San Giovanni. « Padre Pio era vivo e si consigliò con lui, che gli disse: !'Se hai la possibilità fallo, come no!". Ha investito sessanta milioni e ora gliene occorrono altri 25. Ha stipulato un mutuo per portare a. termine i lavori. Questo albergatore è uno di quelli che spera molto nella beatifica¬ zione del monaco di Pietrelcina ». Lo scorso settembre, la manifestazione celebrativa del primo anniversario della morte di Padre Pio, si è svolta in forma dimessa. Tutte le autorità invitate, ministri, sottosegretari, parlamentari, anche pugliesi, hanno telegrafato le proprie scuse ma non si sono fatti vedere. In tutti gli ambienti si attendono le decisioni della Chiesa. Un amministratore comunale ha affermato che soltanto se lo fanno santo il popolo continuerà a credere in Padre Pio e i foltissimi pellegrinaggi, in ogni giorno dell'anno, riprenderanno, la vita qui a San Giovanni si ridesterà e la cittadina potrà continuare a svilupparsi. Se non lo fanno santo — dicono nei caffè — vuol dire che prosegue la guerra contro il nostro monaco, una guerra che è durata molti decenni e che Padre Pio ha sempre vinto, perché aveva dalla sua parte il popolo e i fedeli di tutto 11 mondo. Un fatto è certo: i « gruppi di preghiera » non si riuniscono più a San Giovanni Rotondo e questo è stato il primo ségno della decadenza della cittadina. I giovani studenti universitari locali sulle colonne del loro giornale, Lo sperone, chiedono insistentemente di passare all'azione e proclamare santo Padre Pio « a furor di popolo ». Qualcuno propone una marcia sul Vaticano. Mario Dilio