Scambio d'accuse tra il conte e l'antico per l'uccisione del filatelico di Brescia di Giuliano Marchesini

Scambio d'accuse tra il conte e l'antico per l'uccisione del filatelico di Brescia II procedimento si è iniziato ieri alla Corte d'Assise Scambio d'accuse tra il conte e l'antico per l'uccisione del filatelico di Brescia La vittima, 60 anni, padre di due figli, secondo l'inchiesta venne soppressa in una villetta a Manerb sul Garda e poi gettata nel lago d'Iseo - In istruttoria i due imputati hanno attribuito l'uno all'altro la responsabilh lei delitto (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 15 gennaio. Chi ha ucciso Battista Zani, il filatelico bresciano il cui cadavere fu trovato nel lago d'Iseo? Per l'accusa, l'interrogativo non ha molta importanza: il conte Tebaldo Martinengo Cesaresco e Giù- j seppe Piccini, entrambi trentaquattrenni, siedono davanti alla Corte d'Assise per dividersi il rischio dell'ergastolo. L'imputazione a loro carico è di concorso in omicidio premeditato a scopo di rapina e occultamento di cadavere. Fin dalle prime fasi dell'istruttoria, i due sono accanitamente impegnati nel-1 l'attribuirsi l'uri l'altro l'esecuzione del crimine. Il commerciante fu massacrato a colpi di martello e poi soffocato la notte del 14 marzo 1967 in una villetta di Manerba, sul Garda, dove era stato attirato con la prospettiva di concludere un affare vantaggioso. Il delitto venne scoperto il giorno dopo. A Bagnadore di Marone, una località che si affaccia sul lago d'Iseo, un operaio che stava scaricando dei detriti vide una sagoma dondolare sott'acqua, a pochi metri dalla riva, ancorata con un blocco di cemento. Guardò meglio e rimase impietrito: era il corpo di un uomo. Si precipitò ad avvertire i carabinieri e poche ore dopo la salma fu recuperata dai sommozzatori. L'uomo era stato ucciso, una orribile ferita squarciava la nuca. All'Istituto di Medicina Legale, ove si stava per eseguire l'autopsia, venne identificato: Battista Zani, 60 anni, sposato e padre di due figli. Un commerciante di francobolli noto in tutto il Bresciano e altrove. Viaggiava quasi di continuo, talvolta anche all'estero, portando con sé una valigetta in cui teneva racchiuse intere collezioni di quei pezzetti di carta che valevano quanto l'oro. Le indagini sembravano procedere nel buio fitto. Ma la notte del 17 marzo, nella caserma dei carabinieri fu condotto Giuseppe Piccini, un giovane di Nave, paesetto a pochi chilometri da Brescia. Smarrito e trepidante di fronte alle prime domande dei carabinieri, finì con il crollare: ammise di aver preso parte al tragico agguato teso a Battista Zani. « Ma non l'ho ucciso io — aggiunse —, è stato il mio amico ». L'amico era il conte Tebaldo Martinengo Cesaresco, appartenente ad una delle più stimate famiglie di Brescia. Un rampollo che aveva lasciato la strada sicura tracciata da suo padre e s'era messo a camminare lungo sentieri tortuosi. Si parlava di espedienti, di qualche imbroglio, di un modo di vivere rivolto a guadagni facili e rapidi. Mentre i caraoinieri raccoglievano la deposizione del Piccini, il patrizio era scomparso. Tutte le ricerche compiute nella zona non diedero alcun risultato. Infine, Tebaldo Martinengo fu rintracciato a San Mauro Torinese, in casa di uno zio. Gli agenti di polizia andarono a pren derlo alle tre del mattino e lo condussero immediatamente a Brescia per sottoporlo ad interrogatorio. Più calmo del compagno nel rispondere alle domande, riversò su di lui la responsabilità della esecuzione del delitto: « E' stato Piccini ad ammazzarlo » D'improvviso, i due giovani erano diventati nemici implacabili, l'uno di fronte all'altro nella fatica estenuante di scambiarsi quel peso tremendo. Gli inquirenti, comunque, ricostruirono sulla base degli elementi raccolti la tragica vicenda di cui era rimasto vittima Battista Zani. Secondo l'accusa, il filateli- co aveva avuto un colloquio con Tebaldo Martinengo in un bar di Brescia. Il patrizio gli aveva prospettato la possibilità di vendere ad un industriale una serie di francobolli rari, del valore di ventiquattro milioni. Il commerciante si era detto disposto a trattare quell'affare e il giovane conte l'aveva condotto ad una villetta di Manerba sul Garda. Ad aprire la porta era Giuseppe Piccini: l'acqui- rente avrebbe dovuto essere lui. Poco dopo, Battista Zani crollava sul pavimento del .salotto sotto i violenti colpi di martello e finiva poi soffocato dal manico dell'arnese premuto ferocemente sulla gola. Dopo essersi impadroniti della collezione di francobolli, i due decisero di fare scom- parire il cadavere. Partirono con una barca per gettarlo nel Garda, ma c'era burrasca e tornarono indietro. Infilarono il corpo nel bagagliaio dell'auto e raggiunsero la sponda del lago d'Iseo: una catena stretta ai piedi, l'altra estremità legata al piedistallo di un ombrellone trovato davanti ad un bar, ed infine il cadavere di Battista Zani piombava in acqua con un tonfo. Questo è quanto han no appurato gli investigatori. Ora il patrizio bresciano e il giovane di Nave devono rispondere di quella notte allucinante. Anche davanti ai giudici, i due continuano ad essere divisi da una cupa ostilità. Tebaldo Martinengo Cesaresco siede più in alto, in un angolo. Il volto asciutto, venato di un rossore che tradisce una certa agitazione, scambia qualche parola con il carabiniere che gli sta a fianco, poi getta un'occhiata inquieta tra la folla che si assiepa oltre la transenna. Giuseppe Piccini è quasi raggomitolato sulla panca più in basso, in mezzo a due imputati minori, i bresciani Cesare Fanzanl, di 32 anni, e Piero Busi, di 33, accusati di un furto di francobolli per parecchi milioni che avrebbero compiuto in un negozio di Ginevra su commissione del Martinengo. Piccini, pallido e ammutolito, se ne sta sempre a capo chino, a fissare il pavimento, anche quando il presidente, dottor Pagliuca, comincia la lettura dei capi d'accusa. Il processo si presenta piuttosto complesso. La prima udienza trascorre in una fase sostanzialmente preliminare. Si parla innanzitutto dei reati minori contestati al patrizio ed al suo compagno: ventisette imputazioni per Tebaldo Martinengo, tredici per Giuseppe Piccini. Si tratta di furti e truffe. Risponde per primo il giovane di Nave. Ammette tutto, con tono sommesso, incolore, mentre il conte rimane impassibile, Si direbbe che i due riservino le loro energie per il momento in cui saranno di nuovo l'uno di fronte all'altro, a palleggiarsi la responsabilità della morte terribile di Battista Zani. Il dibattito prosegue domani. Giuliano Marchesini ;'!'!'f'' !iv 'V Brescia. Il conte Tebaldo Martinengo Cesaresco al termine dell'udienza (Telefoto)