A Zurigo, tra gli operatori che fanno i prezzi dell'oro di Mario Salvatorelli

A Zurigo, tra gli operatori che fanno i prezzi dell'oro Inchiesta in Svizzera dopo l'accordo Fmi-Sudafrica A Zurigo, tra gli operatori che fanno i prezzi dell'oro Un « pool » di ire banche controlla gli scambi - Qui è passalo l'oro che il governo di Pretoria ha venduto « privatamente », dopo la creazione del mercato libero nel marzo 1968 - La stanza «proibita» dove affluiscono gli ordini di compravendita (Dal nostro inviato speciale) Zurigo, gennaio. La Bahnhofstrasse di Zuri go, che sale dal grande lago (in questi giorni cosparso di pezzi di ghiaccio e di gabbiani affamati) alla stazione, è non solo l'arteria più importante della città, ma anche là via delle banche e dell'oro. Vi sorgono, infatti, i colossali palazzi della Società di Banca Svizzera, dell'Unione di Banche Svizzere e del Credito Svizzero, le tre che, costituitesi in «pool» dopo il 17 marzo 1968, fanno il mercato dell'oro. Sono le 10,25 del mattino, da due ore siamo nell'interno di uno di questi tre istituti e, una tappa dopo l'altra, siamo riusciti ad arrivare fino alla stanza, severamente « vietata ai non addetti », dove si ricevono e si inviano gli ordini di acquisto e di vendita e si fanno i prezzi dell'oro e delle valute. Gli operatori, sei in tutto, hanno ciascuno davanti un centralino telefonico con venti linee esterne, di cui sei dirette, più alcune linee interne e un citofono per il contatto continuo con le analoghe stanze delle altre due banche del « pool ». Alle pareti, telescriventi collegate, con gli altri mercati dell'oro; alle spalle del direttore una lavagna, sulla quale è segnato il prezzo di acquisto e di vendita in dollari per oncia di fino e i due prezzi in franchi svizzeri per le verghe da dodici chili e mezzo. Oggi sulla lavagna c'è scritto: 34,90-35,05 dollari e 4835-4860. Siamo in questa stanza da trenta minuti e finora è stato un continuo accendersi di luci sui centralini telefonici e un susseguirsi di risposte in quattro lingue: tedesca, inglese, italiana, francese; abbiamo sentito un operatore parlare una volta anche in buon milanese a chi gli ordinava, da quanto abbiamo ca' pito, l'acquisto di cinquanta chili d'oro (un piccolo affare per questo grosso mercato, ma pur sempre un'operazione di quasi quaranta milioni di lire). Numerose sono state anche le richieste di vendita e di acquisto d'argento, condotte in porto ogni volta dall'operatore dopo un rapido conto sulle calcolatrici elettriche, un altro degli strumenti a disposizione sulle scrivanie. Alle 10,25, improvvisamente tutto si ferma e gli operatori, guardando spesso l'orologio, approfittano della tregua per ultimare la compilazione delle ftches, i foglietti di vario colore che, d'ufficio in ufficio, giungono tre piani sotto terra, fino alla stanza del tesoro, dove sono custoditi i metalli preziosi. E' la pausa d'attesa del primo fixing di Londra. E puntualmente, alle 10,30, due telescriventi si mettono in azione. Il messaggio proviene dalla banca Montague (una delle cinque che fanno il mercato dell'oro inglese), si inizia con una frase di saluto (« Good morning to you ») e comunica che quell'operatore propone un fixing di 35,05 dollari l'oncia, ma gli altri non sono dello stesso parere, perché a quel prezzo non si trovavano acquirenti. Dopo due minuti, un altro messaggio annuncia che i cinque si sono accordati per un primo fixing di 34,97 dollari l'oncia, affermando che a quel livello è possibile iniziare il mercato. A Londra, com'è noto, vengono fissati due fixings: all'inizio delle operazioni della giornata, il secondo nel pomeriggio, alle 15. A Zurigo, invece, non si fanno fixings: il mercato è aperto dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 16 e ogni operazione è effettuata alla quotazione del momento. Altre particolarità dei due mercati: a Zurigo non c'è commissione (l'utile degli operatori è la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita) mentre Londra fa pagare una commissione di un quarto per cento; le cinque banche inglesi si ac¬ cordano per i fixings ma poi agiscono separatamente, in concorrenza tra loro, per strapparsi clienti; le tre svizzere agiscono come un vero e proprio pool, periodicamente sommano tutti gli affari compiuti da ciascuna e si dividono utili e perdite. Torniamo nella stanza dell'oro, dove, sùbito dopo il messaggio da Londra, il. lavoro è ripreso a ritmo ser¬ rato. Com'è ovvio, venditori e acquirenti avevano voluto attendere il fixing inglese per riprendere le operazioni. Tale prezzo è tanto più interessante in questi giorni, che sono i primi dopo il recente accordo intervenuto tra Sud Africa, Washington e Fondo monetario, e le cui possibili ripercussioni ci hanno indotto a questa inchiesta in Svizzera. E' stato detto, e mai smentito, in una riunione privata di banchieri, tenutasi nell'ottobre scorso a Parigi, che, dopo la creazione del doppio mercato dell'oro (ma saTebbe più esatto dire da quando, nel marzo del '68, le Banche centrali si sono tolte dal giro), il Sud Africa ha venduto « privatamente » sul mercato libero, servendosi come intermediario esclusivo del pool bancario svizzero. Era qui, dunque, che si doveva venire per raccogliere le più interessanti reazioni all'accordo Che rimette ufficialmente sulla piazza il maggior fornitore d'oro (due terzi della produzione del mondo non comunista). Abbiamo parlato, a Zurigo, tra gli altri, con il dott. Hans J. Mast, direttore del Credito Svizzero, con Paul Zubler, vice-direttore dell'Unione di Banche Svizzere; a Berna con Alexander Hay, direttore generale della Banca Nazionale Svizzera, con Joseph Dach, direttore della Lavoro Bank A. G. Ci siamo impegnati a non attribuire a nessuno di essi dichiarazioni personali, ma potremo dare la nostra impressione complessiva di come viene spiegato in Svizzera il crollo del prezzo dell'oro sul mercato libero e quali previsioni si possano fare a medio e a lungo termine sulle quotazioni del metallo. Mario Salvatorelli Pretoria. Verghe d'oro da kg 12,5 pronte per la spedizione

Persone citate: Alexander Hay, Hans J. Mast, Joseph Dach, Paul Zubler