A Detroit, andare per negozi

A Detroit, andare per negozi L'inchiesta di un cronista: com'è organizzata la Torino americana A Detroit, andare per negozi Ventottomila aziende commerciali nell'area metropolitana, incasso 4500 miliardi di lire; 11.500 ditte nella città, affari per 1800 miliardi - I negozi tradizionali sono meno di un migliaio, alcuni piccolissimi - Visita da Hudson, il secondo grande magazzino del mondo: ci si trova tutto dall'ago al visone - Le botteghe italiane della Gratiot - « Shopping centers », favolosi empori in posizione strategica tra il verde della campagna - Northland, il più vasto del mondo, ha parcheggi per 10 mila-auto (Dal nostro inviato speciale) Detroit, gennaio. I calcoli per il '69 non sono ancora finiti, ma gli esperti ritengono che nell'area metropolitana il reddito medio netto per famiglia abbia abbondantemente superato i 12 mila dollari, cioè 7,2 milioni di lire. Più della metà è stata spesa in acquisti al minuto: il fatturato delle 28 mila aziende commerciali supera i 7,5 miliardi di dollari. In lire italiane 4500 miliardi, qualcosa come circa 4 milioni —in media — per famiglia. Mi dicono alla Camera di Commercio: « Questo è un ottimo mercato, quasi ogni anno il primo in America ». Mi dicono anche: « Il nostro modello commerciale è lo specchio della trasformazione della città. Detroit resta tuttora un mercato forte; ma l'area metropolitana, da dieci anni, vede una straordinaria crescita della rete commerciale nei sobborghi e in particolare degli "shopping centers " ». Se il cliente abbandona la città, il « negozio » gli va dietro, si sdoppia, si differenzia senza abbandonare la sede primitiva. Cose possibili nel paese della grande distribuzione organizzata, dove il negozio tradizionale è quasi una rarità: a Detroit meno di un migliaio, e mi assicurano che è un numero insolitamente alto per gli Stati Uniti. Andiamo dunque per negozi, un po' a piedi e un po' in auto, alla scoperta del mondo commerciale della città e dintorni. Un mondo inverosimile per chi è abituato alle vetrine di via Roma o a dare il nome di grande magazzino a qualcosa che rassomiglia assai poco ai department stores di qui. Compro quattro mele per un dollaro nella bottega di pochi metri quadrati che una donna greca tiene a mezzadria con un calzolaio turco e due lustrascarpe negri. Spingo la porta girevole di un grattacielo e nella hall, oltre alle porte di cinque ascensori, ci trovo un negozio di fiori e uno di giocattoli, una libreria, una boutique, un distributore automatico di generi di conforto e un parrucchiere. Entro in un drug store per irn tubetto di aspirina e imparo che in farmacia si possono comprare camicie da uomo e calze, libri tascabili, giornali, tabacco, bibite, cosmetici e surgelati. Ma si può anche bére un caffè, ordinare un hamburger o un hot dog. Nell'attigua panetteria non c'è pane; in compenso ci sono torte in scatola, brioches di ogni tipo, biglietti per auguri, uova di Pasqua e un bar dove servono di tutto, tranne alcolici. Siamo nel cuore della città, la Kennedy Square. All'angolo della Woodward, la massiccia mole dell'Hudson downtoion store: incombente, enorme. Occupa quattro dei nostri comuni isolati, è alto una ventina di piani: il secondo grande magazzino del mondo. Nelle feste nazionali espone una bandiera lunga 84 metri, alta sette piani, pesante 750 chili. Occorre una squadra di 55 uomini specializzati per sistemarla. La più grande bandiera del mondo. Dall'ago al visone Tutto è «più» da Hudson. Si può acquistare un vestito da sera per un milione e mezzo di lire, un modello di Cardin per 70 mila, un abito italiano di jersey per 60 mila. Un paio di sci e una barca. Un telescopio da 13 mila dollari e una macchina fotografica da 10. Un ago e un gioiello da 4 milioni. Un cavatappi da 57 cents e un visone. Un frigorifero, l'intero mobilio della casa nello stile preferito e un mare di delicatessen. Qualunque cosa, insomma (gli acquisti si fanno anche per telefono in qualunque ora del giorno e della notte) tranne un alloggio, un'auto o un trattore. Potrei pranzare in uno dei cinque ristoranti interni e in quello del 13" piano, se fosse il giorno giusto, assisterei anche a una sfilata di moda; potrei andare in banca solo premendo il bottone di uno degli ascensori, grandi come autobus dove la gente si stipa frettolosa e in silenzio.. - Ci sono altri 35 department stores in Detroit e 130 nell'area metropolitana, con 40 mila dipendenti. Non tutti hanno le dimensioni di questo, ma non scherzano, Nemmeno per quanto riguarda gli incassi. In totale, l'anno scorso, 1,3 miliardi di dollari pari a 780 miliardi di lire. In testa Hudson, a ruota Sears Roebuch (che vende anche per posta), al tèrzo posto Kresge and K-Mart, ma gazzini popolari, poi tutti gli altri. Grandi catene, succursali in tutta l'America. L'organizzazione è per lo più « verticale »: dalla fattoria alla scatoletta di carne; dalla foresta al mobile; dalla fabbrica di resine al giocattolo, tutto appartiene allo stesso gruppo, o alla stessa grande società. In città, oltre ai grandi magazzini ci sono i « grandi negozi », come li chiamano: 240 rivendite di merci varie, con una media di 10-11 dipendenti (incasso annuo sui 400 milioni di dollari) e 420 di autp e accessori (560 milioni di dollari); duemila supermercati alimentari (560 milioni di dollari), 636 ditte di abbigliamento, 558 di arredamento. E i famosi drug stores (441, incasso 170 milioni di dollari annui) gli unici che restino aperti sino a tardi. Gli altri alle 18 sono chiusi. I negozi italiani In totale, mi hanno precisato alla Camera di Commercio, le aziende commerciali di Detroit sono 11.500, con 76 mila dipendenti e un giro d'affari di circa 3 miliardi di dollari (1800 miliardi di lire). Rientrano nel conto anche i chioschi di benzina (1165, incasso annuo 170 milioni di dollari) e 3374 eating places, di cui 1700 sono ristoranti veri e propri e gli altri coprono, in mille sfumature, le esigenze di una clientela che consuma il lunch in quattro e quattr'otto nel breve intervallo del lavoro a orario unico. A Torino, con un reddito medio prodotto di un milione prò capite, e 300 mila abitanti in meno, senza tener conto dei ristoranti e delle pompe di benzina, i negozi sono 18 mila e 6000 gli ambulanti; i magazzini a prezzo unico 21,. i grandi magazzini 2, i supermercati 36; totale presumibile degli incassi 60Ò miliardi nel '69. Una situazione difficilmente confrontabile. » La via commerciale di Detroit, quella dove si trovano in maggior numero negozi tradizionali, si chiama Gratiot: è larga come corso Umberto e lunga 25 chilometri. Sembra di essere in un grosso paese: tutte costruzioni basse a uno o due piani, una folla dinamica e colorata, molti negri e molti italiani. Anche tra i proprietari delle rivendite di carne, di pesce, di frutta, di pane; o un misto di tutto. Come nella « Piemonte grocery » dove un macellaio calabrese taglia bistecche accanto a un garzone di Trapani che affetta salame e pesa formaggio. Nell'altro reparto della « grocery*» c'è self service: olio pugliese, pasta di Napoli, grissini milanesi, marmellata ligure. I prezzi? Nemmeno cari: 2600 lire il chilo il vitello con l'osso, 3300 il filetto, 1170 il manzo, 2500 il parmigiano, 1300 l'olio, 1200 il burro, 3900 il prosciutto crudo. Il pane si vende a numero: forme piccole 12 cents, filoncini un po' più grossi 36 cents. Marianna, la mia eccellente guida di oggi, abita a Franklin, un villaggio della cintura. Mi dice: « Quando ho iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii voglia di preparare a mio marito e ai bambini qualcosa con il profumo dell'Italia, vengo a fare spesa sulla Gratiot ». Cento chilometri tra andata e ritorno, ma per chi vive in America - è normale. Preme il piede sull'acceleratore e dice: «Adesso vedrai qualcosa che in Italia nessuno si sognerebbe: i grandì magazzini in mezzo alla campagna ». Chilometri e chilometri, migliaia di casette unif amili ari, cimiteri come immensi parchi, chiese di tutte le confessioni (ma quante ce ne sono?), le dignitose funeral homes (qui nessuno si tiene il morto in casa, la camera ardente viene allestita in apposite eleganti costruzioni); e poi colleges, campi da tennis e da golf, clubs. E finalmente il sogno dell'americano ricco o quasi, che fugge sempre più lontano dalla città: le belle ville degli exurbia. E gli shopping centers: eccoli' i grandi magazzini tra i prati e i boschi. Questo è Northland, il più vasto del mondo costruito in vista dello sviluppo «vaporizzato» del centro urbano. Raggruppa 150 grandi negozi, ha un parcheggio per diecimila auto (se non ricordate dove l'avete posteggiata c'è un apposito servizio che vi aiuta a trovarla), è accessibile da sei autostrade e con un pullman che parte dalla Woodward. Portici e giardini interni, alberi e aiuole, passaggi coperti, scale mobili. Ancora più eleganti VEastland e lo Westland centers, con sculture, affreschi, soluzioni funzionali e architettoniche da appagare i gusti più difficili. Costante sviluppo In tutti tre Infinite possibilità di acquisti — documentate da ricchissimi cataloghi — ristoranti, tavole calde, banca. Persino il modo di farsi stampare partecipazioni di nozze o di spedire regali all'estero. Sono gli shopping centers più ricchi questi; i più forniti, Hudson è presente ovunque, le ditte della Quinta Strada hanno qui le loro rappresentanze. Ma nell'area metropolitana di Detroit, tutti in posizione strategica, tutti con dieci posti auto ogni 185 metri quadri di superficie, gli shopping centers sono 85: Il loro numero aumenta del 5 per cento l'anno, di loro volume d'affari del 7 per cento. Rispondono alle più diverse esigenze, escogitano formule sempre nuove. Come quest'altro shopping a « sistema chiuso » ohe visitiamo a fine giornata. E' un'unica costruzione a un plano, lunga 330 metri e larga cento. I negozi — veri negozi, non banchi di vendita — si affacciano su un salone centrale in lucido marmo con panchine e fontanelle. Vedo vendere pesci tropicali e parrucche, maxipellicce e aragoste, dolci ancora caldi di forno. Orario continuato fino alle 9 di sera, aperto anche la domenica mattina. Al Comitato per lo sviluppo industriale, e commerciale affermano: « La famiglia tipo di Detroit spende complessivamente il 9 per cento in più della famiglia media americana; in particolare il 35 per cento in più nell'auto, il 43 per cento in più nelle merci varie, il 21 per cento in più nei mille generi venduti dai drug stores ». Per l'area metropolitana, dove vivono 4,3 milioni di persone in 1,2 milioni di famiglie indicano anche alcune cifre relative al '69. In lire italiane 819 miliardi spesi per la macchina e 261 miliardi per la benzina; 1062 per generi alimentari e 373 nei ristoranti; 742 miliardi nei grandi magazzini. L'attività commerciale degli exurbia si espande floridamente; quella della città è buona, ma segna il passo. Detroit sta uscendo dai suoi confini, proiettata verso la metropoli regionale. MI dice Umberto H. Formichella, general manager dell'Interflora: « Il movimento centrifugo della popolazione incoraggia l'espansione di attività commerciali e collettive, che a loro volta diventano poli di attrazione. E' incalcolabile il numero di ditte che hanno trasferito le loro sedi o stanno trasferendole. SI parla persino — non si sa con quale base — del decentramento che la General Motors avrebbe deciso per il suo quartiere generale». La Florists' transworld delivery Association ha sede propria in una elegantissima costruzione di via Lafayette, nella downtown. Un palazzo che 9 anni fa era valutato 5 miliardi di lire e oggi uno di meno. La ditta, che ha 12 mila associati in tutto il mondo e un giro d'affari di 180 milioni di dollari annui con 10 milioni di interurbane per una spesa di 30 milioni di dollari, ha esaminato l'opportunità di trasferirsi. Il dott. Formichella, romano-tedesco-americano, ha condotto un approfondito studio sul problema: « Primo: il valore della proprietà cittadina decade. Secondo: la delinquenza aumenta. Terzo: è difficile trovare mano d'opera per i turni di notte. Quarto: Detroit manca di un organizzato sistema di trasporti pubblici, il numero dei veicoli privati aumenta paurosamente, la congestione del traffico diventerà presto insostenibile. Quinto: il decentramento massiccio è una realtà di cut l'operatore economico deve tener conto. Molti uffici periferici di grandi aziende sono diretti da executives che solo qualche anno fa st sarebbero sentiti offesi nel loro orgoglio a dover abbandonare la sede centrale. Detroit cambia volto, i confini urbani sono un nonsenso ». Gabriella Poli (I precedenti articoli sono stati pubblicati il fi, 10, 13, 16, 20, 23, 27, 30 dicembre; 3, 6, 8 gennaio). Detroit. Veduta aerea di Northland, il più vasto « shopping center » del mondo. E' stato progettato dall'architetto Victor Gruen, specialista in « design » urbano, il quale è favorevole alla separazione fra il traffico pedonale e automobilistico

Persone citate: Cardin, Formichella, Gabriella Poli, Kennedy Square, Sears, Umberto H. Formichella, Victor Gruen, Woodward