Il Biofra si è arreso

Il Biofra si è arreso Dopo due anni e mezzo di guerra atroce e disperata Il Biofra si è arreso La radio dei secessionisti dichiara: «E' il momento di porre fine alle sofferenze del nostro popolo. Deponete le armi. Chiediamo al presidente federale Gowon, in nome dell'umanità, di evitare altre sciagure» - Drammatiche testimonianze dalla regione: colonne di civili affamati (fra cui donne e bambini) vagano nelle foreste; temono le vendette dei nigeriani più che l'inedia , /. II capo dei ribelli, Ojukwu, è fuggito: nessuno sa dove (Nostro servizio particolare) Londra, 12 gennaio. ; La guerra civile nigeriana è ufficialmente finita: l'esercito secessionista del Biafra, stremato da trentun mesi di lotta disperata e fame, schiacciato da un'ultima soverchiatile offensiva lanciata la scorsa settimana dai federalisti, ha offerto oggi la resa incondizionata, per bocca di un nuovo « leader », Effiong, succeduto al generale Ojukwu che è riparato all'estero in aereo. Da una emittente segreta biafrana, Effiong ha letto oggi pomeriggio questo messaggio accorato: « Io sono convinto che è giunto il momento di porre fine alle sofferenze del nostro popolo. Sto inviando emissari ai comandanti di campo nigeriani in Owerri, Onitsha, Enugu e Calabar allo scopo di concordare un armistizio. Ho avuto questo mandato dalle forze armate e dalla gente del Biafra. « Chiedo ai nostri soldati di deporre le armi disimpegnandosi ordinatamente. Chiedo al " leader " federale generale Gowon, in nome dell'umanità, di disporre affinché siano evitate altre sofferenze causate dal flusso delle popolazioni. Abbiamo sempre creduto che le nostre divergenze con la Nigeria potessero esser risolte con trattative pacifiche: siamo .ora pronti a incontrare i rappresentanti del governo di Lagos in qualsiasi luogo ». Pure, se è virtualmente cessata la lotta afmata, non sono finite le tragedie del Biafra: se ne profila anzi all'orizzonte un'ultima immane. Nell'estremo perimetro difeso dai ribelli, un'area più piccola del Canavese compresa tra Owerri, UH e Akwa, sì erano concentrati cinque milioni di civili, colonne sterminate di donne, ragazzi e bambini, impauriti dalle notizie sulle vendette dei federalisti più ancora che dallo spettro della fame. Fino a che funzionò ieri l'altro la pista aerea di Uli, cui facevano scalo i soccorsi e i rifornimenti, queste masse ricevettero cibo, sia pure in misura insufficiente: v'era una disciplinata organizzazione delle distribuzioni, cui sovrintendevano funzionari dell'amministrazione ribelle, missionari, europei. La pista di Uli è ora distrutta, in tutte le organizzazioni si è avuto un completo collasso. Gli ultimi testimoni che hanno lasciato Uli sabato, già sotto il tiro delle artiglierie federali, su aerei decollati a fatica, narrano storie agghiaccianti. Ho parlato questa sera a Londra con un fotografo italiano, Romano Cagnoni, collaboratore deH'Observer, che fu laggiù fino a ieri l'altro. Torme di affamati, egli narra, vagano come spettri per le città e per le campagne, senza più mèta né coscienza, e ogni tanto alcuni cadono, talora a gruppi, e non si rialzano più. Le donne si liberano spesso dei bambini: li seggono a terra, qualcuno col nome scritto su un cerotto appiccicato alla fronte e se ne vanno o per non vederli morire o perché sperano che qualcuno ne abbia cura. Cagnoni vide una madre partorire addossata ad un albero in una cerchia di ragazzi muti, e poi guardare inebetita la sua creatura appena venuta alla luce. Si aggiunga, a completare il quadro, che le truppe nigeriane che ora avanzano in questo scenario di disperazione e morte, non hanno fama di disciplina e non hanno inclinazione alla clemenza verso gli Ibo biafrani. In passato si macchiarono di prevaricazioni talora documentate persino da reportages della televisione britannica: si vide per esempio l'assassinio a freddo, da parte di un ufficiale federale, d'un giovane inerme che andava in cerca dei suoi genitori smarritisi nella fuga in massa. Fu il terrore di tali rappresaglie che indusse cinque milioni di biafrani a cercar rifugio nella piccola zona ancora in possesso dei secessionisti. Ma il compito più difficile che grava ora su Gowon, se da tanti drammi dovrà sorgere una Nigeria pacifica ed unita, è di strappare alla morte per fame i milioni di derelitti rimasti era senza cibo né altro. A una tale operazione il governo federale non può far fronte da solo. Il governo britannico, che ha la coscienza inquieta per aver sostenuto a fondo fin dal primo giorno, con massicci rifornimenti di armi, la causa federale, è ora pronto a collaborare in un'operazione umanitaria internazionale. Il ministro Stewart aveva dichiarato ieri che gli ultimi sviluppi del conflitto e il susseguente collasso di ogni struttura erano stati previsti e si era predisposto, d'intesa con Lagos, un ' piano di emergenza per l'aiuto dei profughi. Il premier Wilson è stato in contatto telefonico ieri anche col presidente degli Stati Uniti Nixon, discutendo l'attuazione del progetto. E' una lotta contro il tempo, e vi è il perìcolo che l'amministrazione federale nigeriana frammetta qualche ostacolo chiedendo che ogni cosa faccia capo a lei. Negli ultimi spasmi del conflitto è rimasta oscura la via scelta dal leader degli insorti, generale Ojukwu. Egli lasciò il Biafra sabato, su un Constellation partito dalla pista di Uli, dichiarando che andava in cerca di una pace onorevole e che sarebbe tornato presto. Secondo testimonianze si portò dietro i familiari, pare diciannove persone, e sistemò sull'apparecchio (che era un cargo,) anche la sua « Mercedes ». Dove si sia recato, fino a questo momento non si sa. Dopo la partenza si seppe che Ojukwu aveva ceduto ogni comando al suo luogotenente Effiong, l'uomo che oggi ha annunciato la resa. Secondo notizie diffuse stasera a Londra, Ojukwu sì recherà domani nello Zam bia che gli ha concesso asi lo politico. Le voci sono state confermate a Lusaka. Sicuramente Effiong, meno intransigente, è meglio indicato per trattare con Lagos. La Gran Bretagna insisterebbe affinché agli Ibo del Biafra nella futura sistemazione federale, si facciano concessio ni generose di autonomia. La loro lotta eroica dimostrò che si battevano per una cau sa popolare e sentita: i bia frani, ha scritto il Times, si sono guadagnati un posto non solo negli annali della storia africana, ma in quelli della storia mondiale: un popolo di otto milioni di indi¬ vidui per più di due anni e mezzo tenne a bada il resta della Nigeria e gli arsenali della Gran Bretagna e deh l'Urss. x Carlo Cavìcchioli Lagos. Combattenti Ibo catturati dalle truppe nigeriane durant: un recente scontro (Telefoto Associated Press)

Persone citate: Biafra, Cagnoni, Carlo Cavìcchioli Lagos, Nixon, Romano Cagnoni