I ragionieri neo-diplomati protestano "Basta con il praticantato di 2 anni,,

I ragionieri neo-diplomati protestano "Basta con il praticantato di 2 anni,, Le domande per l'iscrizione all'Albo vengono respinte I ragionieri neo-diplomati protestano "Basta con il praticantato di 2 anni,, Le norme, dicono, sono in contrasto con le recenti disposizioni del ministero della Pubblica Istruzione - Minacciano di denunciare i Collegi per abuso di potere e omissione di atti d'ufficio (Dal nostro corrispondente) Milano, 7 gennaio. « Se non riusciremo a farci iscrivere all'Albo dei collegi dei ragionieri, chiameremo in causa il ministero di Grazia e Giustizia e i responsabili dell'Ordine professionale: non solo chiederemo ì danni materiali, ma abbiamo già pronte centinaia di denunce per abuso di potere,-omissione di atti d'ufficio, nonché di altri illeciti compiuti a nostro avviso dai vari collegi dei ragionieri e periti commerciali ». Lo ha dichiarato il rag. Guido Asotieri di Imperia, presidente dei ragionieri professionisti (cioè dei diplomati non iscritti al Collegio), il quale da mesi si batte per ottenere la riforma delle disposizioni ministeriali che regolano l'iscrizione all'Albo professionale. La polemica è sorta dopo la sentenza emessa il 25 marzo dello scorso anno dal Tribunale di Torino con la quale i giudici avevano ritenuto legittima la richiesta del ragionier Giglio Caldera di Torino, per essere iscritto d'ufficio all'Albo professionale: il Consiglio nazionale dei ragionieri e periti commerciali di Roma infatti aveva respinto la sua domanda perché non aveva sostenuto il periodo di due anni di praticantato previsto dalle disposizioni ministeriali del 1906. Secondo la sentenza dei giudici torinesi, tali disposizioni si dovevano però ritenere abrogate dalla legge 15 giugno 1931, in base alla quale il diploma di ragioniere e perito commerciale abilita all'esercizio della professione (il che significa l'iscrizione automatica all'Albo protessio- naie). Pertanto i giudici del Tribunale di Torino ordinavano l'iscrizione nell'Albo dei collegi dei ragionieri di Giglio Caldera a partire dal 9 settembre 1967, data di presentazione della domanda. Contro la sentenza veniva però interposto appello e i giudici di secondo grado il 2 luglio 1969 riformavano la sentenza del Tribunale, affermando che la legge del 1931 non abrogava quella del 1906 per quanto riguarda il periodo di praticantato richiesto per l'esercizio pubblico della professione. Quindi il ragionier Giglio Caldera non poteva, essere iscritto all'Albo del collegio dei ragionieri. «Nelle condizioni del collega Caldera — ha dichiarato oggi il ragionier Guido Ascheri — ci sono in Italia parecchie migliaia di diplomati. In Lombardia sono più dì 200: in Piemonte circa 150 di cui un centinaio nella sola Torino. La richiesta del praticantato da parte del ministero di Grazia e Giustizia, cui sono affidati gli Albi professionali, oltre a contrastare con le disposizioni del ministero della Pubblica Istruzione (che non più tardi del 26 novembre scorso in una circolare diretta a tutti i presidi degli istituti tecnici ribadiva che ì diplomi di maturità tecnica hanno valore abilitante e conseguente loro efficacia ai fini dell'iscrizione all'Albo) è inoltre inaccettabile nelle sue modalità. Infatti il praticantato non introduce il neo-diplomato nella professione viva ma lo relega al ruolo di un semplice impiegato, quando addirittura non viene adibito come fattorino ». « In parole povere — ha proseguito il rag. Caldera —, in due anni il " praticante " esplica mansioni di scarso interesse, in quanto il titolare dell'ufficio non può farlo partecipe dei segreti dei suoi clienti, e il suo compito è quello di scrivere qualche raccomandata o compilare dei moduli. Professionalmente non serve a nulla. Ciò nonostante chi vuole essere iscritto ad un collegio deve sobbarcarsi a questo inutile tirocinio col rischio di vedersi anche negata all'ultimo momento la lettera che attesta l'effettuato prati' cantato ». «■fi più delle volte — ha aggiunto — un ragioniere si deve accontentare ad iscrì versi all'albo riservato a chi esercita la professione in proprio, cioè senza avere la possibilità d'intervenire ad esempio, come consulente di tribunale e di enti pubblici. Noi faremo di tutto — ha concluso il ragioniere Ascheri — per far abolire questa norma. Speriamo prevalga il buon senso ». g, m.

Persone citate: Ascheri, Caldera, Giglio Caldera, Guido Ascheri

Luoghi citati: Imperia, Italia, Lombardia, Milano, Piemonte, Roma, Torino