Il mito panarabo di Igor Man
Il mito panarabo ANALISI Il mito panarabo (Dopo il fallimento di Rabat, speranze di negoziati in Medio Oriente?) 'Tra la fine del '69 e l'inizio del '70, sono avvenuti in Medio Oriente sei fatti Importanti: 1) il fallimento del vertice di Rabat; 2) la « beffa » delle cinque motovedette; 3) la distruzione dei missili russi di Nasser sul Canale; 4) il totale smantellamento, con relativo recupero, di un modernissimo impianto radar sovietico da parte di un commando israeliano; 5) l'incursione israeliana nel Libano (2 gennaio) con ventidue prigionieri; 6) l'eventualità di forniture di armi agli arabi. Paradossalmente, mentre la guerra minaccia d'inasprirsi, l'attuale difficile congiuntura potrebbe risultare decisiva ai fini d'un futuro componimento pacifico. A dispetto dell' oltranzismo proclamato in Libia e nel Sudan, Nasser, e con lui re Hussein di Giordania, sembrano, infatti, voler considerare « con attenzione » un eventuale compromesso. Gli undici punti del « piano di pace » americano, pubblicati dal New York Times, hanno avuto per effetto di definire, a Rabat, le posizioni In seno allo schieramento arabo. Poiché il suo progetto di azione comune è caduto, dal momento che la « nota spese » presentata ai « « fratelli ricchi » (un aiuto supplementare di ottanta milioni di sterline) è stata respinta da Feisal d'Arabia, il presidente egiziano si è rifiutato di firmare il comunicato finale del vertice arrangiato per salvare la faccia, mettendo così a nudo 11 fallimento della supposta unità araba. Nasser lo ha fatto per pre-' costituirsi un alibi. Secondo Nouvel Observateur, egli avrebbe tenuto in sostanza questo discorso: « Giacché non volete sostenere la mìa guerra di usura, io riprendo la mia libertà d'azione; nessuno di voi avrà il diritto di criticarmi se andrò più, lontano di guanto non abbia fatto finora nella "soluzione pacifica" che Mosca e Washington, se arriveranno a mettersi d'accordo, mi sottoporranno ». Amman si è allineata col Cairo. Il ministro delle Informazioni giordano ha di- : chiarato a Le Monde: «Noi — Egitto e Giordania — non respingeremo mai un'onesta proposta di regolamento pacifico basata sulla risoluzione del Consiglio dì Sicurezza del novembre 'F7... Se i dirigenti israeliani fossero saggi, non lascerebbero cadere la possibilità d'un compromesso nell'ambito dell'Onu». Questo compromesso, a parere di Thant, sarebbe disponibile, ad opera delle quattro grandi potenze, prima della fine di gennaio. Cosi stando le cose, poco importa che il « piano americano » sia stato respinto dagli interessati. Nasser sta giocando su due tavoli: vara un « fronte progressista » col Sudan e con la Libia, stipula un « accordo segreto » con Bumedien, non rompe con la Francia malgrado l'affare di Cherbourg, e nel contempo punta sulla carta del negoziato. Solo se il suo « dialogo dell'ultima speranza » con gli Stati Uniti dovesse fallire, egli Inviterebbe i progressisti a combattere fino in fondo. Su posizioni di drastica intransigenza si collocano, per motivi diversi, sia i pa-lestinesi sia gli israeliani. « Non possiamo certo vietare a Nasser — ha detto Arafat — di perseguire la via diplomatica, ma la consideriamo illusoria. Nessun "compromesso onorevole" è possibile con Israele per il quale contano solo il peso delle armi e il rapporto delle forze in campo. Soltanto la guerra vittoriosa risolverà il problema palestinese ». A torto o a ragione Arafat è convinto che il tempo lavori per la sua causa. Gli israeliani sembrano convinti esattamente del contrario. Ieri l'ambasciatore di Tel Aviv ha ripetuto al segretario di Stato Rogers che Israele respinge la « formula di Rodi »; .alla pace si può arrivare solamente con trattative dirette. A sua volta, il ministro Eban ha praticamente riaffermato le dichiarazioni rese nel maggio scorso a La Stampa: « Noi israeliani siamo pronti ad aprire la porta della pace in qualsiasi momento, sempre disposti a negoziare: sta agli arabi bussare a quella porta ». L'Intransigenza israeliana, l'iniziativa assunta dagli ebrei su tutti i fronti, si spiegano verosimilmente col convincimento che, essendo fallito il vertice, la Rau e la Giordania intenderebbero riconsiderare le vie del negoziato: sarebbe perciò proprio questo il momento giusto per costringere gli arabi, sotto la pressione armata e diplomatica, a « bussare » alla porta della pace. A rassegnarsi, cioè, alle trattativa dirette con Israele. Igor Man
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