L'Asia agli asiatici di Ferdinando Vegas

L'Asia agli asiatici ANALISI L'Asia agli asiatici (La missione del vice presidente Spiro Agnew nell'Estremo Oriente) Il vicepresidente degli Stati Uniti, Spiro Agnew, è arrivato a Katmandu, capitale del Nepal, una nuova tappa del viaggio cominciato a Manila il 29 dicembre. A viaggio ultimato, coprendo trentasettemila miglia in venticinque giorni, Agnew avrà visitato dieci paesi dell'Asia e del Pacifico. Nell'ordine: Filippine, Formosa, Thailandia, Nepal, Afghanistan, Malaysia, Singapore, Indonesia, Australia e Nuova Zelanda. Una undicesima tappa, fuori programma, il vice di Nixon ha fatto a Capodanno nel Vietnam meridionale. Così Agnew fa la sua prima comparsa sulla scena internazionale e viene iniziato all'arte della diplomazia. Scopo non ultimo del viaggio, infatti, è quello dimettere a contatto con gli affari internazionali un uomo che ne è completamente digiuno e che il caso potrebbe chiamare da un momento all'altro alle tremende responsabilità di Presidente degli Stati Uniti. Nixon, che viaggiò molto, attraverso tutto il mondo, quand'era il vice di Eisenhower, è un convinto assertore del valore istruttivo dei viaggi; si capisce quindi che, dopo un primo rodaggio all'interno, abbia «messo le ali» ad Agnew, come dice Time. Lo scopo principale della missione affidata ad Agnew, secondo le stesse parole di Nixon, è duplice: da uia parte « discutere le questioni bilaterali fra gli Stati Uniti e i diversi governi cointeressati»; d'altra parte, ribadire la cosiddetta «dottrina Nixon», che contiene l'impostazione di massima della politica americana in Asia. Essa è stata enunciata dal Presidente lo scarso luglio, durante la sosta a Guam, nel proprio viaggio in Asia, e si può così sintetizzare: promessa di ri¬ spettare i trattati in vigore e di continuare gli aiuti ai paesi asiatici, ma al contempo richiesta che gli asiatici provvedano sempre più direttamente ai propri affari, perché gli Stati Uniti intendono ritirarsi per non correre il rischio di altri Vietnam. La « dottrina Nixon » non è facile da tradurre in pratica, come ha potuto constatare Agnew nelle prime tappe del suo viaggio, dalle Filippine a Formosa alla Thailandia. I governi di questi paesi, in fondo, sono « clienti » degli Stati Uniti, cioè si sostengono al potere non per scelta popolare, ma perché godono dell'appoggio di Washington. Tuttavia devono pure mostrare una certa indipendenza verso l'America, sia per alzare il prezzo della propria cooperazione, sia per acquetare le proteste degli elementi nazionalisti. Si creano così delle situazioni paradossali, come quella delle Filippine, dove Agnew si è recato, ufficialmente, per assistere alla inauguration del presidente Marcos. Venendo a portare il verbo nixoniano « dell'Asia agli asiatici », Agnew è stato accolto da dimostranti che gli hanno lanciato contro una piccola bomba e un sasso; altri dimostranti hanno inveito — chiamandolo « fantoccio» degli Stati Uniti — contro Marcos, che pure si era fatto rielèggere con una propaganda nazionalista, per meglio negoziare il prossimo rinnovo del trattato filippino-americano. Diverse le difficoltà incontrate da Agnew a Formosa, col regime cino-nazionalista di Ciang Kaiscek, preoccupato delle •recenti aperture americane, commerciali e politiche, verso la Cina comunista. Per di più il vicepresidente, nell'aereo che lo portava da Saigon a Taipei, ave. va confidato ai giornalisti che Washington desidera instaurare un vero dialogo con Pechino. Benché egli abbia poi rassicurato i dirigenti di Formosa, il problema capitale rimane proprio questo: se si deve applicare sul serio la formu la «l'Asia agli asiatici», quale posto fare a quei sette-ottocento milioni di asiatici che sono 1 cinesi? Ferdinando Vegas

Persone citate: Ciang, Eisenhower, Nixon