Gli esperti del futuro pessimisti con misura di Vittorio Gorresio

Gli esperti del futuro pessimisti con misura LA PARTE INQUIETA DELL'AMERICA Gli esperti del futuro pessimisti con misura (Dal nostro inviato speciale) Tuxctlo (N. Y.), gennaio. Ci fa lezione Herman Kahn sulle prospettive del nostro futuro. Siamo, nell'aula dello « Stcrling Forcst ^onferencc Center », yna quarantina di partecipanti ad un seminario di ricerche organizzato dallo « Hudson Institute ». Ci sono uomini politici, generali, industriali, professori d'Università, seduti a scuola per imparare la scienza delle previsioni economiche c sociali, culturali e religiose, politiche e militari. La tecnica dei futuribili è una disciplina ormai matura; Kahn la professa ed è, in materia, tra i docenti più famosi. Gli diede celebrità mondiale un libro scritto in collaborazione con Anthony Wiener, The year 2000: a jramewor\ for speculatioti on the next thirty-three years (L'anno duemila, inquadratura per un ragionamento sui prossimi trentatré anni) pubblicato nel 1967. Kahn vi si riferisce di continuo mentre insegna, rettificando ed integrando le previsioni di allora. Frequentemente ride, ed almeno conclude ridendo tutte le asserzioni, dimostrando di possedere un eminente sense of humour. Le idee che espone gli piacciono al punto da esserne divertito. Talvolta è sentenzioso, ma sempre efficace; i suoi paradossi sono affascinanti, e quindi occorre stare in guardia per non subire passivamente la suggestione ch'egli esercita. Ha la comunicativa e l'allegria particolari degli uomini enormemente grassi (peserà centocinquanta chili, a giudicare ad occhio), rifugge da immagini e astrazioni, si basa tutto sui dati di fatto che mescola, integra, estrapola con una sorprendente capacità consequenziale. Scarnifica la storia in base ad un metodo statistico-matematico. Si è formato nello studio della fisica e matematica superiore, e si racconta che un giorno abbia poi scoperto l'economia, le scienze sociali, la storia ed altre humanities filosofiche e letterarie. Ne fu conquistato, e per meglio capirne il significato cerca di interpretarle in chiave scientifica e matematica, adoperando cioè gli strumenti che i suoi primi studi gli fecero apparire come i soli sicuri. Quindi li impiega per scoprire il segreto del comportamento degli uomini in passato c prevederne con esattezza — approssimata — quello futuro. «Naturalmente — dice Kahn con allegria — è un problema in definitiva troppo difficile, e i nostri sforzi non saranno coronati da pieno successo ». Questo suo relativo, sano scetticismo aumenta il peso della sua preoccupazione: « Agli mizi del XXI Secolo l'uomo avrà il potere tecnologico ed economico di mutare radicalmente il mondo, ma verosimilmente non sarà in grado di misurare i propri sforzi, né di controllare i mutamenti che avrà determinato. In altri termini, potrà non essere all'altezza delle sue pericolosissime responsabilità. Per conseguenza, non avrà fatto che cambiare di catene, sostituendo quelle che la natura gli aveva imposto con altre che si sarà forgialo da solo ». Bel risultato. Kahn, che è un umanista pessimista, considera l'infatuazione tecnologica da cui è invaso l'uomo della società post-industriale in questa fine di secolo, come un impulso faustiano che spinge a esercitare un potere eccessivo sull'ambiente. Si potrebbe anche parlare, pianamente, di apprendisti stregoni. Il nuovo Faust, comunque, non solo muta il mondo esterno, ma mette in opera forze immense destinate ad alterare la propria condizione psicologica e psichica: 'k Secondo la tradizionale convinzione umanistica si tratta di ttn^ progresso. Possiamo parzialmente condividerla, ma è certo che il nostro crescente potere sulla natura minaccia di diventare a sua volta una forza della natura. E' un movimento irreversibile che si può risolvere in una corsa all'olocausto ». Kahn è troppo realista per cadere nell'errore di considerare la tecnologia l'oppio degli odierni intellettuali (secon- do l'assunto di John McDermott: « Se una volta la religione era l'oppio del popolo, la tecnologia è oggi l'oppio della gente istruita, o almeno dei suoi autori prediletti »), ma non si nasconde l'esistenza di una « tecnologia intrinsecamente pericolosa ». Ne traccia un elenco in dieci titoli contro cui mette in guardia: mezzi per la distruzione di massa; fissione o fusione; esplosivi nu¬ cleari e supercentrifughe a-gasjmissili per ricerca, vettori di satelliti; « progressi » biologici e chimici militarmente sfruttabili; biologia molecolare e genetica, usabile a fini mostruosi da governi senza scrupoli; lavaggio del cervello e controllo dello spirito; nuove tecniche insurrezionali, criminali o comunque violente; nuove tecniche per il mantenimento dell'ordine; nuove serendipittes, cioè scoperte inattese, frutto di ricerche compiute a un altro scopo. Questo è soltanto il gruppo « A » delle sue previsioni. In una serie di altri sci j: ppi, ciascuno metodicamente ouddiviso in dieci sottogruppi, espone ancora (B) la possibilità di contaminazione o degradazione graduale e/o nazionale dell'ambiente; (C) la contaminazione o degradazione spettacolare e/o multinazionale dell'ambiente (e chiama in causa lune artificiali, trasporti super¬ jt^tto questo — Kahn ammo- sonici, controllo del clima, progetti geo-morfologici). Nel gruppo « D » si preoccupa dei vari tipi di sorveglianza per mezzo di calcolatori od altre tecniche avanzate, politicamente applicabili a favore della rivoluzione o della tirannide; e nel gruppo « E » dei riflessi internazionali «sconvolgenti s» che ne seguirebbero. E* -un panorama poco meno che terrificante. « Malgrado nisce noi che lo ascoltiamo — è probabile che si tenterà di accelerare il ritmo del progresso. Ne possono venire provocati fenomeni di urti culturali, e frustrazioni. Forse i paesi sviluppati si sentiranno spinti ad aiutare le nazioni in via di sviluppo, ma iniziative simili si fanno in genere per un sentimento di colpa,' di vergogna o di paura, che può provocare reazioni negative nelle nazioni aiutate ». La prospettiva non migliora nei due schemi successivi che Kahn ci illustra, l'« F », riguardante le scelte individuali pericolose, e il « G », sugli interrogativi bizzarri. Si va dalla scelta del sesso dei figli, alla supercosmetologia in vista di arbitrarie modifiche somatiche, alla stimolazione elettronica dei centri del piacere, alle droghe psichedeliche, e a numerose altre diavolerie culminanti in una possibile con¬ taminazione interplanetaria. C'è da osservare che l'elencazione di Herman Kahn non costituisce in sé una novità, anche se spicca per la sua diligenza fra tutte le altre del genere. Kahn però si distingue per il suo rigore matematico nel correlare, connettere, rendere i dati interdipendenti. E' un enorme lavoro fatto dai compttters dello « Hudson Institute », che ci viene proiettato in una serie di diagrammi schematici. Raccolti negli atti del nostro seminario costituiranno una mezza dozzina di grossi volumi, centinaia di pagine apparentemente inestricabili. Qualunque giudizio è difficile, a parte l'ammirazione per la mole e l'approfondimento dello studio. Si prova un senso di allarme c insieme di gratitudine per chi lo ha lanciato. Giustamente esso ci viene dall'America che, essendo all'avanguardia di tutto il mondo sulla via di questo progresso, ne è pure responsabile. Mostra però di esserne consapevole con l'applicarsi allo studio delle conseguenze: « Rassicuratevi — ci dice a questo punto Herman Kahn, sentendo attorno un'aria di paura —. lo non vi ho fatto che le ipotesi peggiori. La realtà del 2000 potrebbe anche non essere così catastrofica ». Vittorio Gorresio New York. Herman Kahn, docente in « futuribili » (Telefoto)

Luoghi citati: America, New York