Con la nipote di Dostoevskij ora "riabilitato,, dal regime di Ennio Caretto

Con la nipote di Dostoevskij ora "riabilitato,, dal regime Con la nipote di Dostoevskij ora "riabilitato,, dal regime Dirige un teatro d'avanguardia, insegna danze classiche e regìa, si dichiara anticonformista - Scrìverà un libro di memorie familiari; sono cadute, ma non del tutto, le riserve politiche sul suo avo (Dal nostro corrispondente) Mosca, gennaio. Ho conosciuto Ekaterina Dostoevskaija ad una serata commemorativa di Bulgakov, al Circolo delle arti, dietro « Il paradiso dei bambini ». Era la tipica riunione di una certa intellighenzija moscovita, con il vecchio scrittore Koverin, il critico La kshin, la signora Bulgakova (Konstantin Simonov si scusava con un telegramma di non potere intervenire) e con molti studenti. La sala era bassa, fumosa, con pesanti tende alle finestre e vecchie stampe alle pareti. Un'altra Russia . . Proiettarono dapprima un documentario sulla vita dell'autore de II maestro e Margherita, con commento di Victor Nekrassov, poi i giovani attori del « Teatro della poesia » di Ekaterina Dostoevskaija rappresentarono due capitoli del libro. Pareva d'essere in un'altra Russia, assai più vicina alle tradizioni culturali ottocentesche che al realismo socialista. Ho rivisto la pronipote di Dostoevskij a casa sua, tre stanze arredate con modestia, la più grande dominata da un piano nero, enorme. Ekaterina Pavlovna, oltre che regìa, insegna danza classica. E' una donna dallo sguardo acceso, il colorito e i capelli scuri, sui 35 anni. Ha fondato un teatro d'avanguardia, sperimenta « forme nuove d'espressione, più liriche e meno stereotipate». Il dramma russo le sembra quasi senza vita: segue con interesse quello occidentale, soprattutto americano. Parla tuttavia della letteratura moderna ora con delusione, ora con indifferenza, come di « un figlio che non ha saputo raccogliere la stupenda eredità patema». E' fieramente individualista. Dostoevskij rimane il suo punto di riferimento, si ripropone di scriverne un libro basato su documenti familiari: « Per molti anni, Dostoevskij non ha avuto fortuna nel nostro paese: è tornato in auge solo di recente ». A lungo, in verità, « il più russo » degli scrittori fu tenuto in ombra dal potere sovietico, che aveva individuato in Tolstoj il fondatore del realismo socialista, ed elevato la sua filosofia a esempio del nuovo umanesimo. Verso Dostoevskij fu dapprima diffidente, poi brutalmente ostile. Scriveva nel '21 il commissario del popolo per l'istruzióne Lunaciarskij: «Dostoevskij è il primo grande scrittore piccolo borghese della nostra cultura, uno scrittore che con i suoi stati d'animo esprimeva la confusione di gran parte deM'intellighenzija. E' la fonte di quel dostoevskiume che per determinate classi costituì uno dei principali rifugi spirituali fino all'epoca di Andreev, e anche fino al periodo rivoluzionario che stiamo vivendo». Otto anni più tardi, Libedinskij denunciava sia I fratelli Karamazov sia I demoni. Il primo, proclamava, « è ser¬ vito soltanto a consolidare l'idea reazionaria che la soluzione dei problemi sociali stia in un mondo di valori morali soprannaturale. Il secondo è diretto contro l'eroico ambiente clandestino della rivoluzione antìfeudale » e concludeva: « Nelle sue opere, Dostoevskij raffigura i futuri rinnegati del suo ceto, ed è come se desse un geniale fondamento a tutti i rinnegati e ai disertori del futuro ». Come qualche paese occidentale, ma per ragioni diversissime, la Russia ha « riscoperto » Dostoevskij l'anno scorso. I fratelli Karamazov, reali77ato alla vigilia della morte da un regista « iroso e di talento », Pirev, è stato il successo televisivo e cinematografico del '69 (ha vinto, tra l'altro, il festival di Mosca). Ha trionfato a teatro Delitto e castigo, e si allestisce ora L'adolescente. Per celebrare il centenario de L'idiota, Leningrado ha deciso d'aprire un nuovo museo nella casa in cui lo scrittore morì nel 1881; e l'Accademia delle Scienze prepara per la fine del '70 la collana completa dei suoi scritti. Un « best seller » «A tutto ciò s'accompagna una sua precisa rivalutazione critica » dice Ekaterina Pavlovna. « Mi conforta soprattutto il rinnovato interesse dei giovani per Dostoevskij. Le ultime generazioni si riconoscono nelle sue contraddizioni e nei suoi tormenti: finita la guerra, riemersi certi problemi, era forse inevitabile ». Dostoevskij e i russi si sono ritrovati subito dopo la scomparsa di Stalin, nel disgelo krusceviano. Il film L'idiota, della metà degli Anni Cinquanta, è oggi un classico della cinematografia sovietica. Risale al '57 la migliore collana dell'Accademia delle Scienze: 10 volumi in 300 mila còpie, da cui mancano però il racconto La mite, e la prima parte del Diario di uno scrittore. Lo scrittore tornò anche nelle scuole, con Delitto e castigo e Le notti bianche; poca cosa, tuttavia, in confronto al massiccio studio di Tolstoj. Gran parte ebbe, in questo processo di « riabilitazione », la ristampa nel .'63 del volume di Bachtin, Dostoevskij, poetica e stilistica, apparso la prima volta nel '28, ma profondamente rielaborato e spoliticizzato. Se Dostoevskij ha riacquistato la sua popolarità, il potere sovietico non ha però abbandonato tutte le riserve^ Forse lo trattiene il timore che il pluralismo e la religiosità dello scrittore, avvìncendo i giovani, li sottraggano alla causa del partito t ti spingano a quel « dialogo di coscienze » che segnerebbe la fine dell'intolleranza. La Pravda scrive infatti: « Dostoevskij fu uno scrittore di genio i cui libri illustrarono il vicolo cieco della civiltà capitalista e della sua moralità anti-umanitaria. Egli cercò una via d'uscita, ma non trovò una soluzione universale, e non nascose il suo fallimento. Vive nei suoi libri l'anticipazione di rivolte e cambiamenti senza precedenti: ma il risultato della sua ricerca fu ben diverso da quello ch'egli aveva creduto ». Ho chiesto a Ekaterina Dostoevskaija che cosa i giovani russi d'oggi possano trovare in Dostoevskij. Mi ha risposto: «La natura umana nella totalità, con tutto ciò che vi è in essa di cosciente e di incosciente », cioè con parole che si leggono nelle Memorie del sottosuolo. Ennio Caretto

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Russia