Il giovane non capisce la gravità del suo gesto

Il giovane non capisce la gravità del suo gesto Il giovane non capisce la gravità del suo gesto In carcere continua a dire che non ha fatto male a nessuno - Il vecchio padre, ieri, si è recato a Roma per vederlo, ma non ha ottenuto il permesso - I suoi compaesani intanto vogliono rimborsare la compagnia aerea (30 milioni i danni) e hanno indetto una sottoscrizione pubblica nostro servizio ROMA, lunedi mattina. «Perché mi avete arrestato? Io non tao fatto nulla », continua a ripetere, nella cella d'isolamento di Regina Coeli, Raffaele Minichiello, il giovane « marine » catturato a Roma dopo avere dirottato un «Boeing» dalla California. Ieri, Raffaele Minichiello è stato interrogato per la prima volta dal sostituto procuratore della Repubblica dottor Carli. Anche al magistrato, il giovane ha detto: « lo non ho fatto niente». Ma la polizia non è dello stesso avviso. Concluse le indagini, il capo della Squadra Mobile, dottor Palmieri, ha infatti denunciato Raffaele Menichiello per cinque reati. Il giovane marine non si è ancóra reso, cónto"'della''gravità di questi reati, tutti compiuti in Italia. Nonostante abbia già trascorso due notti in carcere, il suo stato d'animo è ancora quello di sabato scorso, quando, dopo la cattura, fu portato in Questura per la conferenza-stampa. «Non capisco tutto questo show! ». tsl'm not a movie star» (non sono una stella del cinema) diceva ai giornalisti e ai fotografi che, in clima di farsa sconcertante, accavallavano le loro domande, talvolta incomprensibili. Giunto da Los Angeles a Roma con un mitra per biglietto («ne ho altri 200», disse al pilota consegnandogli un proiettile) Raffaele Minichiello, nella sua logica sconclusionata, non si sente una star, perché, come ha precisato ieri in carcere «in tutto il mio viaggio ho sparato solo un colpo e senza far male a nessuno. In Vietnam, invece, ogni giorno mi o e o l i a 9 portavano in elicottero nella giungla a sparare. Mi dicevano che ero bravo, e, a 18 anni, mi fecero caporale. Venni ferito ad una gamba e mi decorarono. Ma la guerra non mi piace. I was barn in Italy, sono nato in Italia. Volevo raggiungere mio padre. Ieri, era il mio compleanno. My birthday». « In famiglia eravamo orgogliosi di lui», taa detto Luigi Antonio Minichiello, padre del giovane. «Forse il suo gesto non è stato compreso oppure le atrocità che ha visto nel Vietnam hanno sconvolto il suo cervello ». Il vecchio agricoltore di Melito irpino è giunto ieri a Roma, accompagnato dal sindaco. Il momento culminante del soggiorno romano è stato nel primo pomeriggio, quando il padre del giovane marine si è incontrato su sua richièste, co» il jviqs questore Gulì. ■ '"••-'• ■ .. Alla vista dell'uomo preso in ostaggio dal figlio sotto la minaccia di una carabina, Luigi Minichiello è rimasto per un attimo fermo, come se i piedi gli si fossero d'improvviso incollati al suolo. E' sembrato che non osasse avvicinarsi. « Voglio .solo stringervi la mano — ha detto con gli occhi bassi, con voce quasi incrinata — ringraziarvi da padre a padre per quanto avete fatto per Raffaele, che non vedo da quando partì in guerra, volontario. Vi chiedo scusa per il disturbo». Il funzionario, che per il suo coraggio e i suoi nervi d'acciaio è stato definito il kamikaze di Fiumicino, gli si è fatto incontro con un sorriso affettuoso. « L'ho considerato, sin dal primo momento come se fosse mio figlio'— ha detto poggiando una mano sulla spalla al vecchio agricoltore —. Anzi, mentre, mi teneva, in auto, la canna del fucile puntata nel fianco gli ho detto: "Hai soltanto due anni più di mio figlio. Nessuno ti farà del male e stai tranquillo che potrai rivedere tuo padre e là tua campagna " ». «Vi chiedo ancora scusa», ha risposto Luigi Minichiello, assai rinfrancato. « Vi assicuro-che Raffaele è stato sempre un bravo ragazzo. Ma, certo, vostra moglie e i vostri figli non lo sapevano. Dite, hanno avuto paura?». « Mia moglie e i miei ragazzi—ha. detto il dottor Gulì — sono stati avvertiti da una parente che aveva appena ascoltato la notizia per radio. Non vi nascondo che sono stati in ansia sino a quando non li ho rassicurati io stesso, con una telefonata. Mia moglie, da principio, non mi credeva. Pensava che, mentre le stavo parlando, Raffaele mi Luca Giurato (Continua in 2a pagina) L'« hostess » del « Boeing », Tracy Coleman, abbraccia il vice-questore dottor Pietro Gulì al cui sangue freddo si deve se l'atto di pirateria non è sfociato in tragedia (Tel.)