" La frana di Agrigento fu causata solamente da un fatto naturale"

" La frana di Agrigento fu causata solamente da un fatto naturale"Secondo le conclusioni del Pubblico Ministero dott. Mirotta " La frana di Agrigento fu causata solamente da un fatto naturale, Il rappresentante della pubblica accusa Ila chiesto al giudice istruttore dì chiudere il procedimento contro ignoti - II fatto non sussiste, afferma, perché i crolli furono provocati da eventi casuali - L'indagine della Commissione Martuscelli aveva denunciato gravi abusi (Dal nostro corrispondente) Palermo, 27 dicembre. A tre anni e mézzo di distanza il pubblico ministero presso la Procura della Repubblica dì Agrigento dottor Vincenzo Mirotta ha chiesto al giudice istruttore dott. Elio Cucchiara di chiudere il procedimento contro ignoti sulle « presunte responsabilità » della frana di Agrigento del 19 luglio 1966 « perché il fatto non sussiste ». Il magistrato, che è un rappresentante della pubblica accusa, ha ritenuto Che lo scandalo della frana fosse così ingiustificato. Come e perché si sia arrivati a questa conclusione è presto detto. Il P.M. ha accolto tà perizia tecnica disposta dal giudice-distruttore; secondo la quale la frana fu Causata « da un fatto naturale e casuale ». Un movimento tellurico di origine tettonica probabilmente produsse la rotture di una faglia sotto la collina su cui si erge l'antica Akragas davanti alla famosa Valle dei Templi. Non si possono avere maginiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii glori particolari sulla decisione del p. m., poiché ci si trova davanti ad un procedimento istruttorio, su ogni atto del quale, viene mantenuto il riserbo. In città, l'attesa è vivissima. Si vuol conoscere la natura e l'entità del «fatto naturale e casuale ». Tutto ciò acquista maggior valore se si rammentano le reazioni all'epoca della frana. Quando si videro crollare, come casette di cartapesta, alcuni grossi edifici nuovi di zecca, quando strade e muri si spaccarono e mezza città vecchia e nuova si riempi di crepe, molti indicarono in Agrigento quasi' un simbolo dello scempio edilìzio, della corruzione,. dell'incapacità amministrativa. Il Consiglio comunale in blocco-Tte subì le conseguenze; la democrazia cristiana, al momento delle successive elezioni amministrative, pose fuori lista tutti gli uscenti; quasi nessuno fra i dirigenti agrigentini fu esente da accuse e critiche di vario genere; tuttora esiste in comune un'amministrazione straordinaria retta da un vice prefetto. Parallelamente allo scandalo che coinvolse gli amministratori agrigentini, l'onorevole Mancini, allora ministro dei Lavori Pubblici dispose una inchiesta e l'eco della frana giunse a Montecitorio, a Palazzo Madama e nella Sala d'Ercole, l'aula dell'assemblea regionale siciliana a Palermo. Furono inviati ad Agrigento ingegneri, urbanisti, geologi, per studiare l'orografia dei luoghi, per rilevare la maggiore o minore solidità del suolo agrigentino; la relazione Grappelli, dal nome dell'ispettore generale del ministero dei Lavori Pubblici che la firmò, giunse a severe conclusioni. La .commissione d'inchiesta che stilò il rapporto accertò che ad Agrigento si era costruito su luoghi fragili, che la commissione edilizia e gli altri organismi comunali avevano concesso licenze edilizie che in nessun'altra parte del mondo sarebbero state rilasciate in condizioni anche migliori. Dunque, la frana, secondo la commissione d'inchiesta fu causata da quei costruttori ed amministratori non proprio scrupolosissimi, che spadroneggiarono per anni ad Agrigento in un turbinio di licenze edilizie, deroghe, abusi d'ogni fatta. Ma la decisione del p. m. Mirotta, sembra « smontare » tutte queste accuse. Un fatto sconcertante, se si pensa che per la costruzione di una cooperativa di vigili urbani, l'ex sindaco Antonino Di Giovanna, ora in carcere, ed altri 20 amministratori tra cui i due ex sindaci, Vincenzo Fati e Antonino Ginex vennero condannati dal Tribunale. Nei giorni scorsi, poi, in base alla relazione Martuscelli, un altro ispettore generale del ministero dei Lavori Pubblici, che denunciava clamorosi abusi edilìzi, il giudice istruttore agrigentino ha rinviato a giudìzio tredici persone, fra cui gli stessi Di Giovanna, Ginex e Fotì, oltre all'ex Soprintendente ai monumenti per la Sicilia occidentale prof. Giaccone. Da segnalare che fino a questo momento non si è registrato alcun commento né alcuna reazione ufficiale alla richiesta del P.M. Antonio Ravidà

Luoghi citati: Agrigento, Palermo, Sicilia