Smarrimento nelle famiglie dei giovani arrestati a Roma

Smarrimento nelle famiglie dei giovani arrestati a Roma Quasi tutte ignoravano l'attività dei ragazzi Smarrimento nelle famiglie dei giovani arrestati a Roma II padre di Emilio Borghese appare distrutto, da qualche giorno non va più in ufficio al Palazzo di Giustizia - Mario Merlino, dopo il viaggio-premio in Grecia, era guardato con sospetto dai suoi nuovi amici - La sorella di Roberto Gargamelli dice: «Non può essere lui, era a letto con l'influenza» (Nostro servizio particolare) Roma, 20 dicembre. In cinque case romane si vive nell'angoscia e nello smarrimento. Sono quelle dei giovani che, insieme con Pietro Valpreda, sono stati chiamati a rispondere degli attentati dinamitardi di Milano e di Roma. I cinque accusati rischiano la pena dell'ergastolo. Sono studenti, appartengono a buone famiglie della media borghesia. Emilio Borghese, diciotto anni, studente di istituto tecnico, figlio del dott. Sofo Borghese, consigliere della Corte di Cassazione: Roberto Mander, diciassette anni, studente di seconda liceo al « Giulio Cesare », figlio di un noto direttore d'orchestra: Roberto Gargamelli, diciannovenne, studente di Istituto tecnico industriale, figlio di un cassiere della Banca nazionale del Lavoro; Emilio Bagnoli, ventiquattro anni, quart'anno di Architettura, figlio di una impiegata della | Cassa per il Mezzogiorno e ! di un ingegnere morto quat! fro anni fa; Mario Merlino. i ventotto anni, studente dì letj fere, figlio del prof. Aldo Mer j lino, minutante (impiegata: ì di prima classe presso l'amministrazione della Congre gazione per l'evangelizzazio ne dei vopoli, l'ex « Propa ganda Fide ». Per le famiglie è stato un duro colpo. Alcune sapevano della irrequietezza dei loro ragazzi, del loro atteggìamen 1 to di contestatori dell'attua le società, della loro appai tenenza a movimenti aitar chici. Altre ignoravano tutto Ciascuna famiglia vive ora il proprio dramma. Nessunoha potuto avvicinare il dott Sofo Borghese, il consiglieredella Corte di Cassazione pa- dre del giovane che, secondo la polizia, ha deposto una delle due bombe al Milite Ignoto. Abita in via dei Colli Portuensi 83, in una palazzina tutta occupata da famiglie di magistrati. Nessuno risponde alla sua porta. 1 vicini, fra i quali in un primo tempo s'era diffuso il timore che negli scantinati potesse essere nascosto chi sa quanto esplosivo, dicono che appare distrutto. Da alcuni giorni egli non si reca neppure nel suo ufficio a Palazzo di Giustizia per evitare che la sua sola presenza possa mettere in imbarazzo i colleghi che hanno dovuto decidere sulla sorte di suo figlio. Anche Mario Merlino, che fra i cinque arrestati ieri è il personaggio più sconcertante, proviene da un'ottima famiglia, assai stimata. Il padre, laureato in legge, è funzionario vaticano addetto a « Propaganda fide ». Ha due sorelle e abitava con la famiglia in via Liberiana n. 77, a poca distanza da via Bacano dov'è il circolo « XXII Marzo » da lui fondato circa un anno fa Di Mario Merlino sono no ti i trascorsi fascisti prima di approdare all'anarchismo. Si dice però che fosse guardato con molto sospetto dai suoi nuovi amici e si è saputo che di recente ottenne un viaggio-premio in Grecia al quale era stato invitato un gruppo di propagandisti italiani del governo dei colonnelli. Oggi si è appreso che ha numerosi precedenti penali per manifestazioni anche fasciste I ed altri procedimenti in cor \ so per occupazione di edifl i ciò pubblico, per danneggia j menti e per distruzione di 1 manifesti elettorali. Gli inve¬ stigatori ritengono che, guidato da Roberto Gargamelli, abbia messo la bomba alla Banca Nazionale del Lavoro. Il nome di Roberto Gargamelli non era mai venuto fuo ri nel corso delle indagini. Egli è figlio, di un cassiere della banca. Abita con il padre Tiberio ed i fratelli Giuliano ed Anna al n. 11 di largo Paola Frassìnetti. La mamma morì cinque anni fa di tumore e da allora è Anna, una ragazza bionda e delicata, ad occuparsi della casa. « Ho l'ordine di non parlare con nessuno », ci ha detto. Ma poi aggiunge che suo fratello non può entrarci nell'affare degli attentati. « Era a letto con l'influenza giovedì, venerdì e sabato. No, non chiamammo il medico perché l'avevo avuta anch'io e sapevamo come curarlo. Non vennero neppure a trovarlo degli amici. Ma posso assicurare che uscì soltanto domenica mattina ». Un altro nome « nuovo » fra gli arrestati è quello di Emilio Bagnoli. E' orfano di un ingegnere collaudatore del servizio acquedotti della Cassa per il Mezzogiorno che durante la guerra era stato ufficiale pilota. La madre, una signora sui cinquant'anni, nipote di un senatore del regno, è impiegata nella stessa Cassa per il Mezzogiorno. E' disperata. Racconta: «Vennero mercoledì a prenderlo. Frugarono nella sua camera, ma non trovarono niente. Poi gli chiesero che andasse con loro. Mi disse di stare tranquilla che probabilmente sarebbe tornato per l'ora di pranzo. Al brigadiere che gli consigliava di prendere qualcosa con sé rispose che non importava. Mi chiese solo qualche spicciolo e gli diedi cinquemila lire. Da allora non ho saputo più nulla ». Emilio Bagnoli, che fa il quart'anno di architettura, aveva dato una quindicina di esami. Sul suo comodino, accanto al modellino di un biplano da caccia con le insegne fasciste, vi sono un Vangelo, la « Storia degli Stati Uniti » di André Maurois. « Al Dio sconosciuto » di Steinbeck e « Giovinezza, giovinezza » dell'on. Preti. Gianfranco Franci li maestro Mander, padre di un giovane arrestato (Tel.)

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