Il drammatico racconto dei superstiti del "Romulus,, naufragato sugli scogli di Filiberto Dani

Il drammatico racconto dei superstiti del "Romulus,, naufragato sugli scogli La sciagura davanti al porto di Bayonne in Francia Il drammatico racconto dei superstiti del "Romulus,, naufragato sugli scogli Il comandante e 4 membri dell'equipaggio scomparvero tra i flutti - I 18 scampati giunti ieri a Genova - Il naufragio fu provocato da un'avaria alle macchine - Sei ore drammatiche in attesa dei soccorsi (Dal nostro corrispondente) Genova, 18 dicembre. I superstiti del naufragio del «Romulus» sono giunti oggi a Genova col direttissimo Parigi-Roma. Ad attenderli, sulla banchina della stazione Principe, c'erano parenti, amici, giornalisti, fotografi e il fratello del comandante Gaetano Mazzolini, scomparso tra i flutti con la sua nave. Il « Romulus », un mercantile battente bandiera panamense ma, a quanto sembra, di proprietà di un armatore francese, si è schiantato lunedì sera contro gli scogli che proteggono l'estremità della diga foranea del porto di Bayonne; ih Francia, nel Golfo di Biscdglia. Cinque uomini sono scomparsi tra i flutti: il comandante Gaeta-\ no Mazzolini, .di 56 anni, il primo ufficiale- Romano Roggero, di 32, il marconista Giacomo Bisi, di'25 anni e due marinai, Giovanni- Minnella, di 18 anni e Luigi De Virgilio, di 17. Degli scampati, solo uno, il direttore di - macchina Basilio Mandicò è rimasto in ospedale a Bayonne, perché ha quattro costole rotte. Dal racconto dei superstiti, che avevano ancora negli occhi le terribili immagini del naufragio, è stato possibile ricostruire la tragedia fase per fase. II « Romulus », al suo decimo viaggio nel giro di quasi un anno fra il Togo, in Africa, e Bayonne con un carico di fosfati, è giunto in vista dello scalo francese venerdì sera. La marea e la presenza di un altro grosso mercantile all'ormeggio hanno però impedito l'ingresso in porto della nave, che, gettata l'ancora a distanza di sicurezza, oltre il limite indicato da una boa, ha atteso il mattino successivo. Alle 8 di sabato però, al momento di entrare, le macchine non sono partite: il pistone numero tre era in avarìa. Il personale ha subito cominciato le riparazioni, e il giorno dopo, domenica, sono anche giunti sulla «Romulus» due tecnici da Genova, i signori Scasso e Bosso. Intanto venivano sbarcati il nostromo, Vincenzo Fiorentino, che aveva la moglie ad attenderlo a terra e il caporale di macchina Aliberto Pacino, ricoverato in ospedale per dei dolori alla gamba sinistra. Fino a domenica sera il mare si è mantenuto calmo: poi, d'improvviso, si è levata una violenta mareggiata e il mare ha raggiunto forza otto. « Lunedì, quando siamo naufragati — ricorda il secondo ufficiale, Vincenzo Napoli — era anche a forza nove ». Per tutta la notte le ancore hanno resistito: « Face¬ vamo continui rilievi — raciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiit conta Napoli — e la nostra posizione era sempre più o meno la stessa. Intanto abbiamo chiesto soccorso via radio, ma da terra ci hanno risposto di aggiustare le macchine e di allontanarci. A Bayonne non c'erano rimorchiatori d'alto mare. Alle 11 di lunedì mattina, mentre il mare aumentava di intensità, è stata calata una seconda ancora, quella di sinistra. Ma ormai le ondate erano troppo forti e le ancore hanno cominciato ad « arare », cioè a scivolare sul fondo. Alle 14 ha avuto inizio la lenta agonia del «Romulus ». « A poco a poco ci siamo avvicinati all'estremità della diga — ricordo Napoli —. Ad ogni ondata la scogliera di protezione del molo si faceva un po' più grande ». « Se non fosse stato per alcuni privati cittadini — interviene nel racconto un marinaio, Domenico Mandillo — non ci saremmo certo salvati. Le autorità portuali sono intervenute in ritardo e hanno fatto poco o nulla ». Intanto in sala macchine proseguivano febbrili i lavori per riparare l'avaria: «Alle 17,30 — ricorda Napoli — il motore ha dato due o tre colpi. Poi si è fermato. Ma ormai, intanto, era troppo tardi. La nave andava alla deriva. Era a poche decine di metri dalla scogliera». Napoli, fin verso le 17,30 di lunedì, è rimasto sul ponte di comando: c'erano anche Gaetano Mazzolini, il comandante, Romano Roggero, il primo ufficiale e Giacomo Bisi, il marconista. « Vai a poppa, dall'equipaggio, cerca di rincuorarli » ha ordinato Mazzolini al giovane ufficiale. « Da quel momento, dice Napoli, non ho più visto né il comandante né gli altri due: quando la nave si è schiantata sulla scogliera, si è spaccata in due e la prua, dove era il ponte di comando, si è inabissata subito ». L'urto contro gli scogli all'estremità del molo è avvenuto verso le 18. La nave è finita prima contro la punta della diga, poi, sballottata dalle onde, è stata sbattuta con estrema violenza, di fianco, contro il lato sinistro del molo. E' stato a questo punto che il «Romulus» si è spaccato in due. L'equipaggio era riunito nella parte poppiera della nave: un gruppo di sette si era rifugiato nella ciminiera, gli altri quattordici erano all'estrema poppa, sul ponte lance. Il mercantile era appoggiato dì traverso sulla scogliera, con l'estremità posteriore più in alto: a questa circostanza ì naufraghi del «Romulus» devono la vita. L'attesa della salvezza è durata più di sei ore, mentre, scesa l'oscurità, le ondate, sempre più violente, spazzavano la nave, infiltrandosi attraverso la spaccatura: «A poco a poco tutte le paratie sono cadute, l'acqua, mista a nafta (.una cosa terribile e schifosa), saliva di livello sempre di più, rottami, pezzi di legno, oggetti di ogni dimensione vi galleggiavano, e ad ogni colpo di mare c'era il rischio di cadere, di venire colpiti da qualcosa». In questo frattempo, molto probabilmente, sono finiti in mare gli altri due uomini scomparsi nel naufragio, Giovanni Minnella e Luigi De Virgilio. « Erano con me — ricorda Napoli — ho sentito le loro voci fin verso le 21. Poi più nulla. A terra, intanto, si muovevano i soccorritori. Un coraggioso francese, figlio di genitori italiani, ha spinto una grossa gru, col braccio lungo sessanta metri, sulle rotaie fino alla testata del molo, presso la nave naufragata: erano circa le 22. Uno dopo, l'altro, aggrappati al gancio della gru, gli uomini del «Romulus» hanno cominciato a scendere a terra. E' vero — è stato chiesto al secondo ufficiale — che la nave era una «vecchia carretta »? « No, assolutamente. Era robusta: se così non fosse stato, saremmo morti tutti ». Filiberto Dani Genova. L'arrivo alla stazione degli scampati al naufragio del « Romulus ». Il cameriere Carozzo accolto dalla moglie, dal figlioletto ed altri familiari (Telefoto Leoni)