Dov'è l'editore "guerrigliero,,? di Giampaolo Pansa

Dov'è l'editore "guerrigliero,,? COLLOQUIO CON I COLLABORATORI DI FELTRINELLI Dov'è l'editore "guerrigliero,,? Alla Casa editrice milanese rispondono: «E' partito otto giorni prima dell'attentato,per uno dei suoi soliti viaggi all'estero» - Non sembrano allarmati per le brutte vorì che circolano sul suo conto: «I suoi sono sogni romantici, per lui la rivoluzione è un gioco» (Dal nostro inviato speciale) Milano, 18 dicembre. La signora Inge Schoental, già moglie dell'editore e oggi vicepresidente della « Feltri-* nelli Editrice S.p.A. », mi riceve con uno splendido sorriso. La casa di via Andegari 4 è accogliente e piena di cose belle. Scende su Milano un'altra sera di questo mitissimo inverno. Carlino, 8 anni, figlio di Giangiacomo, sta per andare a nanna. E sul divano mi aspettano l'amministratore delegato e il direttore editoriale della società. Parliamo di lui, delle «voci» di. questi giorni di dopo-attentato, della polizia che lo cerca o non lo cerca o si accinge a cercarlo. La signora e 1 due signori non hanno le facce di chi sappia braccato un amico, una persona cara. « Feltrinelli è soltanto partito. Per uno dei suoi soliti viaggi». Quando? «La sera del 4 dicembre, otto giorni prima di piazza Fontana». Per dove? «Per Londra e per Parigi, in aereo. Credo da solo», mi risponderà poi il consulente legale della sua casa editrice. Perché questo viaggio? « Forse contatti con gli editori. Il solito giro per le opzioni, per comprare e per vendere. Oppure per uno dei suoi giri attorno al mondo. Sei mesi all'anno Feltrinelli non c'è». E quanto tempo resterà via, questa volta? « Non lo sappiamo. Ha detto che sarebbe rimasto fuori per un lungo periodo... ». El vero che lo state cercando dappertutto, da « Maspero » e « Gallimard» a Parigi, da «Fischer » a Monaco, da «Mac Millan » a Londra? « JVo. Perché dovremmo cercarlo? Per dirgli che cosa?». Un'assenza «normalissima», dunque. Secondo le regole di quel personaggio pieno di estro e di umori improvvisi che è Feltrinelli. La signora Inge e i suoi collaboratori lo sottolineano con sicurezza. «Non gli chiediamo dove va, perché ci siamo abituati. E poi la Casa editrice non ha bisogno di lui. Da due anni, ormai, da quando si dedica ad altri problemi, alle sue idee, il signor Feltrinelli se ne occupa poco... ». Ma il « giallo » non finisce qui. Ci sono le vecchie vicende che hanno spinto il nome di Feltrinelli fra quelli di esponenti dell'anarchismo milanese. C'è la sua amicizia e il suo intervento in difesa dell'architetto Giovanni Corradini (traduttore di Bakunin) e di Eliane Vincileone, arrestati e poi rilasciati nel¬ l'inchiesta sugli attentati del 25 aprile alla Fiera. C'è l'interrogatorio dell'editore alla procura della Repubblica per un misterioso volantino ciclostilato diffuso da un'organizzazione anarchica internazionale. Tutte cose tornate fulmineamente a galla — assieme a voci di minuziosissime perquisizioni domiciliari — in questi giorni di indagini convulse: un po' per la fama « guerrigliera » che circonda Feltrinelli, molto per la notorietà del suo nome. Il possesso del fantomatico volantino sarebbe stato contestato a Feltrinelli dal giudice istruttore Antonio Amati, il magistrato che si occupa di una serie di attentati dinamitardi precedenti a quello di piazza Fontana. Interrogato negli ultimi giorni di novembre, Feltrinelli avrebbe risposto di non saper nulla del manifesto. E avrebbe aggiunto, poi, ad un amico: «Questa è bella! Al mio istituto, di volantini del genere, ne arrivano da anni a centinaia... ». Le stesse cose mi ripetono stasera i suoi collaboratori a casa della signora Inge. « L'Istituto Giangiacomo Feltrinelli raccoglie dal 1948 materiale per la storia del movimento operaio. Ha una fama inter¬ nazionale. C'è una sezione ap- \ posita che conserva giornali, manifestini, documenti della "Nuova sinistra" europea e mondiale: materiale a disposizione degli studiosi, non dei dinamitardi... ». Il cronista di un giornale ha scritto che quel volantino anarchico per cui Feltrinelli sarebbe inquisito è stato mandato « ad un non meglio identificato centro di studi sul socialismo di Amsterdam »... L'amministratore'delegato della Casa editrice, che è anche direttore dell'Istituto Feltrinelli, sorride divertito: « Non è un istituto "non meglio identificato". E l'Istituto di Scienze Sociali di Amsterdam, un centro di fama mondiale, analogo al nostro istituto, ma molto più antico. E' nato dopo l'ascesa al potere di Hitler con il materiale d'archivio della socialdemocrazia tedesca, portato in salvo prima all'Aia, e poi ad Amsterdam. Un istituto ufficiale, sorto con l'aiuto prima dei sindacati, poi dello Stato, enorme, con carteggi di Marx, Trotzkij, Kautsky, Bernstein... ». Insomma, studi severi, e basta. Giangiacomo Feltrinelli se ne occupa sempre meno, tutto preso dai suoi sogni un po' romantici sul modo di far finire il revisionismo, sui rimedi contro 11 te¬ muto colpo di Stato, sull'inevitabilità di una soluzione aspra dei conflitti sociali. «D'accordo c'è la "critica delle armi ", c'è il gioco guerrigliero sul panfilo " E spinosa Ma tra questa, diciamo, idea fissa e gli attentati e la spietatezza di quel che è accaduto venerdì, ce ne corre, e come se ce ne corre! — mi fa osservare un amico — quello di Giangiacomo è soltanto un gioco, sono solo parole... ». Ecco perché nella bella casa di via Andegari trovo un'aria tranquilla o, se devo essere sincero sino in fondo, che si tenta di mantenere a tutti i costi tranquilla. Un'aria incrinata da un sottile senso di disagio. Soprattutto oggi, quando sono arrivate da Roma notizie di invettive e minacce contro alcune librerie della catena Feltrinelli, ritenute addirittura « centri di sovversione giovanile ». «Molti dei nostri librai sono allarmati — mi dice l'amministratore delegato della Casa editrice — ma Dio mio, che cosa sta accadendo? ». Già, che cosa sta accadendo? Fermiamoci qui, anche se le « voci » su Feltrinelli si fanno di giorno in giorno più brutte. Giampaolo Pansa