Politica, ma con giudizio

Politica, ma con giudizio DE EUROPA: VIAGGIO NELL'INGHILTERRA D'OGGI Politica, ma con giudizio L'estremismo non trova un terreno propizio neppure all'Università - In questo paese vivo e fluido, prevale una « libertà negativa»: senso d'indipendenza, ironia, una civile indisciplina - Anche gli «scioperi selvaggi» nascono da questo stato d'animo (Dal nostro.inviato speciale) Londra, dicembre. Due concetti della libertà è un libro molto noto di Isaiah Berlin, che tra l'altro è professore ad Oxford. Contro di esso ho letto un saggio di Bernard Crìck, professore di teoria politica all'Università di Sheffield. Il primo concetto di libertà è quello chiamato da Berlin « libertà negativa ». Consiste nell'assenza di Costrizioni, cioè nel non essere impediti di fare quello che va a genio. L'altra libertà, positiva, consiste nel potere di perseguire il bene mediante l'azione politicar II favore di Berlin va alla « libertà negativa ». Prescrivere di perseguire il bene può essere, come è stato ed è, strumento d'oppressione. Il concetto della libertà di Crick è invece quello classico, moralistico^ Libero è l'uomo di forte coscienza politica, il cittadino operante nella Repubblica, il membro attivo della polis. Non mi meraviglio se molti hanno per questo concetto ben poca attrattiva e non vi trovano né piacere né, frutto. La promessa di libertà Come partecipazione politica, di cui discorre Crick, si è rivelata troppo spesso e per troppi una beffa, ed è una beffa millenaria. Questa piccola digressione mira soltanto a dire che nell'Inghilterra di oggi prevale il concetto e la volontà della « libertà negativa », ossia poetica e Vitale. Alla « libertà negativa » tendeva la rivoluzione di costume degli anni scorsi, che ha avuto scarse conseguenze politiche, se sì guardano le strutture palesi della società. E' probabilmente un periodo provvisorio e interlocutorio, ma molto utile, perché le trasformazioni politiche sono tanto migliori quanto più sono precedute da una affermazione della «libertà negativa», posta come base indiscussa. E qui torniamo agli studenti delle Università. Si ricorderà forse che nell'Università del Sussex, con i suoi quattromila studenti che diventeranno ottomila, non si espelle nessuno per motivi di comportamento, tolto il delitto vero e proprio. Queste comunità tuttavia danno un senso di grande civiltà. Non parlerei più tanto del vecchio civismo, fondato su principi in cui pochi oggi credono. E' una civiltà congenita nei rapporti diretti tra persona e persona. Nave in rivolta? Non lo potrei negare: l'impressione che ho avuto nelle sei Università che ho visto è di poca passione politica, e poco diffusa. Ho persino paura di darne una falsa descrizione idillica, e di prendere lo stesso granchio dì quel protagonista di un racconto di Melville che entrò in una nave in rivolta ma che non si accolse di nulla. Qualche violenza (poca, con il metro continenta-, le, e spinta soprattutto da studenti stranieri; non si fa che citarmi la solita School of Economics di Londra) sembra adesso rientrata. Doinani forse cambierà, ma ora vi è bonaccia. La lotta si concentra nei consigli dell'Università, per un maggior potere studentesco nel suo governo, non per cambiare la natura e il fine degli studi; i risultati differiscono da un istituto all'altro. E la contestazione del « sistema » e della società? Esiste in una minoranza con poco seguito. Difficilmente chi contesta lo fa poi sulle grandi questioni, quale, per esempio, il Vietnam. Si appunta su questioni locali, limitate; nei più, per empirismo:, ih, altri, con il presuiP posìb. che'.un sistema, sociale si demolisce a poco a poco e a pezzetti. Una ragazza, segretaria eletta del sindacato studenti d'una Università, mi dice: « Sono sfiduciata. Vi è poca passione politica, almeno nel significato corrente; non parliamo poi dei partiti, per cui nessuno se la prende. Forse sono io che non capisco. Il disinteresse di molti prevale sull'interesse di pochi. I nuovi ammessi al voto, i giovani di 18 anni, sono per me un'incognita. Non sono nemmeno sicura che voteranno laborista ». Nell'Università del Sussex, che dovrebbe essere un po' più a sinistra delle altre, la diagnosi è questa: « Conviene dirsi di sinistra. Interamente tramontato il modello sovietico. Uno per cento di estremisti (maoisti e trotzkisti) con un gruppetto, nove o dieci, di idee fasciste. Dieci per cento circa a sinistra del laborismo. Nelle elezioni politiche che si preparano, vi sarà un certo numero di astensioni deliberate ». Alcuni studenti di Cambridge con cui ho parlato, voteranno invece liberale: è un rifiuto di entrambi i partiti tra cui si avvicenda il potere. La situazione che descrivo (con riserve) è poi favorita da una -grande svogliatezza per le ideologie e le teorie. Anche gli studenti più bravi nella loro specialità le conoscono poco. Ho fatto sempre una domanda agli studenti che ho incontrato: vi è qualche pensatore che abbia influenza su di voi? Intendevo quei pensatori che, per lettura diretta o per sentito dire, diffondono una certa « visione del mondo » e qualche slogan battagliero. La mia domanda provocava solo imbarazzo^ Niente nomi, né- slogan. Nomi scoloriti In Francia, paese teorico, ho notato la presa che hanno sulla gioventù « grandi intellettuali » come Lacan, Althusser, Foucault. Per la massa degli studenti inglesi restano nomi scoloriti, e non hanno sostituti indigeni. Gli insegnanti di valore, se li conoscono, ne danno giudizio contrario, ritenendoli pensatori oscuri, poco seri, sensazionali. Il pensiero francese, del resto, si va allontanando, ed anche quelli che tendono verso l'Europa prendono altre direzioni. L'unico pensatore francese che comincia ad avere udienza è Lévi-Strauss, messo in circolazione da un antropologo oxfordìano. Edmond Leach, ma soltanto come antropologo e senza illazioni politiche. Marcuse ha fatto troppo chiasso per non passare anche di qui, ma un gruppo di studenti mi ha confessato di non avere mai sentito nominare Adorno. Così, la polemica contro la civiltà tecnologica esiste, ma tenue, fuori delle analisi « micidiali » dei pensatori europei più recenti. Poca penetrazione ha anche il pensatore della rivolta americana, Noam Chomsky. Non è che in Inghilterra non si abbiano studi filosofici seri, e basta nominare il gruppo neo-positivista di Oxford; ma non sono filosofie che impartiscono parole d'ordine o impressionano l'immaginazione. Molti studenti, che hanno viaggiato in Europa, stupivano con me dell'atmosfera esclusivamente politica delle nostre Università; non capivano,- per esempio,. come un'idea politica possa modificare il modo di concepire una ricerca fisica o uno studio su Torquato Tasso, la scienza e la letteratura. Nemmeno ha presa, come in Francia, la « filosofia dei romanzi ». « Lei mi chiede — mi ha detto un professore — se esista presso di noi come in Francia, la discussione sul confine che corre tra ideologia e teoria. Da noi non c'è bisogno. Esiste tanto poca ideologia in Inghilterra ». Tutto questo concorre a spiegare la relativa quiete delle Università. Solamente negli ambienti imbevuti di ideologie le tendenze politiche trovano il campo adatto per radicalizzarsi. L'apoliticità degli studenti inglesi tuttavia mi convince poco, e non vi insisterei. Mi sembra vero invece che in Inghilterra, più che in qualsiasi altro paese d'Europa, sì è formata e precisata quell'esigenza della « libertà negativa » che può prendere anche apparenze apolitiche. Essa forma intorno a sé stessa un involucro protettivo di astensionismo, di distacco, di indifferenza per la vita politica come oggi è strumentata. Ma sotto l'involu,«rOj- spessor^maturano sitiu^j zioni politiche inaspettate che liéngoh'o d'improvviso a galla;'!'Inghilterra è un paese liquido. Certo non si assiste qui allo scontro frontale tra Università e « sistema » come negli Stati Uniti, anche perché gli studenti universitari sono un « numero chiuso » e relativamente pochi. Piuttosto si ha l'impressione di un mondo giovanile che elabora nel suo interno una sua maniera di intendere i rapporti tra gli uomini e con l'autorità, e non vuole essere disturbato. Osservo, per esempio, come unisce una grande libertà sessuale con la devozione e il rispetto per i bambini che ne possono nascere; per i giovani libertà, per i bambini la massima protezione. Ardua mediazione Forse il concetto della « libertà negativa » si può trasportare anche in parte nelle lotte operaie. Nell'anno che sta per finire il novanta per cento circa degli scioperi sono stati non ufficiali, cioè non decisi né approvati dalle centrali sindacali, ma promossi da una frazione, talvolta esigua, della base operaia, o dovuti a un contrasto di interessi o di prerogative tra un sindacato e l'altro. Regolamentare gli scioperi resta l'affanno del governo, ma per ora ha concluso poco. La soluzione di ripiego è che le Trade Unions, con il loro Congresso, siano mediatrici e giudici di fronte agli scioperi non ufficiali; ma le difficoltà rinascono. L'arbitrato dovrebbe essere consigliato, o imposto? Sarebbe, in pratica, obbedito? Probabilmente no. Gli scioperi « selvaggi », mi dicono, non sono una caratteristica dell'Inghilterra; eppure, in Inghilterra hanno una qualità diversa. Altrove, essi sono legati a ideologie estremiste per cui anche i sindacati rientrano nel « sistema » avverso: qui, molto meno. Piuttosto li collegherei alla « libertà negativa »: sentimento dell'indipendenza, ironia verso chi comanda; scoperta, maturata da una esperienza secolare, che non vale sempre la pena di obbedirgli, chiunque sia; sfiducia nell'utilità di sottoporsi ai grandi principi unitari. L'indisciplina negli scioperi ha per sfondo quello che ho detto in un precedente articolo: vi è nel popolo inglese una tendenza a vivere perpetuamente in uno stato di sciopero potenziale, tolti i momenti gravi. I poteri pubblici, infatti, non avvertono tanto l'indisciplina come un indice di estremismo, ma per ragioni pratiche, proprio come indisciplina, atteggiamento « irresponsabile », che può pregiudicare la ripresa dell'economia. Ma che cosa avverrà, se vi sarà veramente ripresa? Finora abbiamo visto l'Inghilterra in fase calante, e perciò scoraggiata. L'Inghilterra è il paese delle mobilitazioni spontanee quando il momento è giunto. Ma devono essere veramente spontanee. Grandi uomini e grandi principii qui hanno subito, più che altrove, il trattamento salutare dell'irriverenza. Guido Pìovene (I precedenti articoli dell'Inchiesta sull'Inghilterra sono apparsi il 25 novembre, il 3, 6 e 14 dicembre). Londra. Dimostrazione di studenti a Grosvenor Square per la pace in Vietnam (Foto Camera Press)