Detroit, un Consiglio a tempo pieno di Gabriella Poli

Detroit, un Consiglio a tempo pieno Inchiesta di un cronista: com'è amministrata la Torino americana Detroit, un Consiglio a tempo pieno E* composto di 9 persone (a Torino sono 80) - Si riuniscono tutti i giorni, salvo il sabato e la domenica, per ascoltare suggerimenti e lamentele dei cittadini - Ogni martedì assemblea solo per delibere importanti - Non esiste Giunta, la macchina comunale è svelta - Aperte al pubblico anche le sedute delle commissioni e dei comitati ristretti - I documenti a disposizione di chiunque - L'imponente palazzo del Comune (Dal nostro inviato speciale) Detroit, dicembre. Quando sono andati alle urne, poco più di un mese fa, i cittadini di Detroit hanno eletto il sindaco, il segretario del municipio, il tesoriere e i nove consiglieri comunali, riconfermandone alcuni che avevano dato ottima prova. Tra' questi Mei Ravitz, che per aver raccolto il maggior numero di consensi è diventato presidente del consiglio comunale. Atletico, capelli folti tra il biondo e il grigio, Mei Ravitz parla ad alta voce, lentamente e con estrema chiarezza, per l'abitudine che gli viene dalla pratica dell'insegnamento. Uria volta sola, durante il nostro colloquio, lo vedo un po' scosso: quando gli dico che a Torino i consiglieri comunali sono 80 di sette partiti diversi, senza contare le correnti; che esaminano montagne di delibere, anche le più insignificanti e che in pratica la legge attribuisce al consiglio tutte le competenze. Si toglie vivamente la pipa di bocca, si piega in avanti sul tavolo ingombro di carte e dice: « Ma come può funzionare un organismo così pesante? ». Aggiunge: «A Detroit il consiglio comunale è piccolo, ma molto efficiente. Siamo nove, scelti da tutta la città su base apartitica. Duriamo in carica 4 anni e in questo periodo serviamo il nostro ufficio a pieno tempo ». Stipendio? «17.500 dollari l'anno e l'uso dell'auto per ì consiglieri; 35 mila dollari e l'auto per il sindaco. I compensi restano invariati per tutta la durata della carica». A Torino i consiglieri non sono pagati, ricevono i « gettoni di presenza», 5 mila lire, per ogni seduta di commissione. Hanno invece un'indennità di carica gli assessori — 175 mila lire al mese, ma non sono a pieno tempo — e il sindaco, 350 mila lire il mese. Il consiglio comunale di Detroit si riunisce tutti i giorni dell'anno, escluso il sabato e la doménica «per ricevere comunicazioni, lagnanze, petizioni di persone singole o di gruppi; per dare udienza al pubblico e per discuteref qualsiasi questione, pendente». In queste riunioni quotidiane il numero legale non è necessario; basta la presenza di un comitato ristretto che il consiglio elegge nel suo seno. Ogni martedì, alle 4 del pomeriggio, riunione regolare. Una volta il mese la seduta viene dedicata ad ascoltare l'esposizione della situazione finanziaria del Comune fatta dal Controller of the city. Il sindaco, lo abbiamo già detto, è il potere esecutivo. «Il consiglio comunale invece è l'organo legislativo, anche se alcune sue competenze riguardano l'amministrazione come, per esempio, la revisione e la ratifica dei ruoli delle imposte compresa la decisione finale sui ricorsi presentati contro gli accertamenti dell'ufficio fiscale; l'approvazione dei contratti d'appalto, l'esame dei reclami presentati contro la città in materia finanziaria e così via ». Ravitz mi elenca anche i compiti legislativi del consiglio di Detroit. Si tratta press'a poco degli stessi che spettano al consiglio comunale di Torino, più qualcuno di pertinenza della giunta. Ma tutto è straordinariamente più snello e più agile, tutto ridotto all'osso. Quella valanga di delibere che frenano la macchina arnministrativa torinese, dando spesso origine a interminabili discussioni, qui non esiste. Come non esistono le beghe di partito, le alchimie di corrente, le fatiche d'Ercole di un'assemblea troppo spesso occupata a discutere questioni che esorbitano dalla sua competenza e me glio potrebbero essere trattate in un comizio. Le delibere sono prese a maggioranza; se i voti sono pari la questione viene accantonata. Il - i nsiglio delibera su cose di rilievo. Per esempio: il bilancio, che viene preparato e presentato dal sindaco, le tariffe dei trasporti pubblici, gli stanziamenti, i prestiti a breve e lungo termine, le garanzie obbligazionarie a no me della città, l'acquisto o l'alienazione delle proprietà comunali, il fondo finanziamenti speciali e così via. Ma le decisioni di «routine» e quelle che servono a rendere spedita l'attività nei vari settori — lavori pubblici, polizia, parchi, edilità ecc. — spettano ai singoli dipartimenti nella cui amministrazione nessun consigliere può interferire. «Potere legislativo e potere esecutivo — dice Ravitz — nel nostro sistema sono perfettamente bilanciati e nettamente divisi». Questo non esclude che il dipartimento debba sottoporre all'approvazione del consiglio eventuali delibere (come assunzione di personale) che incidono sul bilancio. O che il consiglio possa farsi eco presso l'una o l'altra divisione della necessità di sveltire ima certa procedura burocratica. Le sedute del consiglio, com'è ovvio, sono aperte a tutti. Ma lo sono anche quelle delle commissioni e dei comitati ristretti che a Torino si svolgono a porte chiuse. «In ogni momento il cittadino può chiedere di consultare qualsiasi documento del municipio. Tutti sono aperti com'è giusto — all'ispezione pubblica », Un'altra cosa da imparare. La diversa struttura municipale dì L*etroit implica l'esistenza di istituzioni e figure ignote da noi, o che da noi hanno diverso significato. Faccio qualche esempio. ' Il city clerc, che è il segretario eletto del Comune, con tutte le attribuzioni del segretario italiano e qualcuna in più, dirige anche l'ufficio Informazioni e reclami, dove affluiscono tutte le lamentele dei cittadini relative ai pubblici servizi e da dove partono le segnalazioni relative dirette ai dipartimenti, perché prendano nota e provvedano. (E' straordinario quanti modi e luoghi abbia la gente di Detroit per manifestare il proprio giudizio, positivo o negativo che sia, all'amministrazione pubblica. Il colloquio è sempre aperto, ovunque, attraverso cento canali). Il board of assessors, malgrado l'assonanza del nome, non ha nulla da spartire con la nostra giunta. Si tratta di una cornmissione di quattro persone (nominate dal sindaco) alle quali è affidata la valutazione — e quindi la determinazione dell'imponibile — delle proprietà immobiliari, sulle quali grava la più pesante tra le imposte cittadine: la property tax. Il consiglio comunale resta comunque l'ente al quale i cittadini possono ricorrere in ultima istanza. E ha facoltà di revisione e di modifica su quanto gli « assessori » hanno deciso. Anche il city treasurer è eletto dal popolo. Quello attualmente in carica, Robert J. Tempie, usa comunicare con i contribuenti attraverso garbati messaggi che li illuminano sul dare e l'avere della città e cercano di rendere meno astioso il rapporto tra fìsco e cittadino. Tocca al tesoriere, infatti, ricevere tutte le tasse, anche quelle pagate per le scuole che costituiscono un ente impositore a parte. (In Italia il servizio è svol¬ to dalle esattorie comunali che di solito si appoggiano alla Cassa di Risparmio). Vauditor general è un altro personaggio importante della vita comunale. Lo nomina il consiglio, dura in carica dieci anni (quello attuale scadrà nel '74), tocca a luì — mi spiega un anziano funzio¬ nario — controllare ogni operazione dei dipartimenti, rilevare le mancanze, suggerire i rimedi, preparare un rapporto, alla fine di ogni anno fiscale, sulla consistenza economica del Comune. Il revisore dei conti, insomma. Ma il vecchio impiegato dice con aria ispirata: « E' la coscien¬ za finanziaria della città ». Chi ne tiene giornalmente il polso è il controller, nominato dal sindaco e capo dell'ufficio finanziario che dal sindaco dipende. Sovrintendente del budget bureau e della contabilità centrale, amministra inoltre il sistema pensionistico e i programmi obbligazionari della città. Uscita dall'ufficio di Mei Ravitz — che viene subito inghiottito dalla riunione del consiglio — mi perdo nel dedalo degli uffici municipali di questo fastoso palazzo che dieci anni fa è costato quasi sedici miliardi di lire: 28 qualità di marmo pregiato sono state impiegate nella costruzione. Tutto è solido, funzionale, imponente. Incontro, su uno dei veloci ascensori capaci di 50 persone, il sindaco uscente Cavanagh che ha la risata squillante di un giovanotto e non nasconde l'impazienza di disfarsi del fardello che porta da otto anni. Vedo molta pulizia dappertutto, pavimenti a specchio, vetri lucenti. Penso al mio vecchio municipio di via Milano tanto più ricco di storia e tanto più trasandato. Osservo anche un diverso contegno del pubblico. Nessuno parla ad alta voce, nessuno si agita o protesta. C'è, mi pare, più rispetto per la casa comune. MI capita di osservare un'altra cosa che ho già notato altrove, nei drugstores, per esempio, nei grandi magazzini, o all'ufficio postale. Qui a Detroit si fa spesso «coda», ma non c'è chi cerchi di passare avanti a un altro con pretesti o frode. Sono «code» dinamiche che si smaltiscono in fretta. Un modo di essere civili. Gabriella Poli (I precedenti articoli sono stati pubblicati il 6 e 10 dicembre). o i r i

Persone citate: Cavanagh, Mei, Robert J. Tempie