È morto a 86 anni il pittore Galante

È morto a 86 anni il pittore Galante Era uno dei "Sei di Torino,, È morto a 86 anni il pittore Galante Nicola Galante, una delle più limpide figure del mondo artistico torinese, è morto la notte scorsa nella sua abitazione di corso Agnelli 46, alla vigilia del suo ottantaseiesimo compleanno, per un male incurabile che s'era manifestato negli ultimi mesi. Era nato a Vasto, negli Abruzzi. Con Nicola Galante è scomparso un artista esemplare, fedele alle sue origini artigiane, ma lontano da qualsiasi provincialismo, libero e aperto ai suggestivi richiami della fantasia, anche se non lasciò mai nulla all'improvvisazione. Fu semplice e nobile in ogni sua espressione d'arte. Da un rustico stupore contemplativo, con fresca vena durata intatta sino agli anni della più tarda età, è sgorgata l'intera sua opera di silografo e di pittore. Era impegnato, come notava già Edoardo Persico 38 anni fa, in « una specie di riabilitazione del valore poetico del nostro paesaggio ». o della realtà in genere/ se si ricordano le sue nature morte quasi metafisiche. A Torino, Galante era giunto, ventiquattrenne, col solo bagaglio del suo mestiere di ebanista, appreso nella bottega paterna, ma portava con sé anche un istintivo desiderio di apprendere ed una innata disponibilità per le segrete voci dell'arte. Trovò subito lavoro, e non lo abbandonò se non molto tardi, quando a 57 anni un cospicuo premio dell'Accademia d'Italia gli consentì di dedicarsi alla pittura senza più il timore di non bastare alle esigenze della famiglia cui era legatissimo. Il lavoro non gli impedì tuttavia di serbare ogni tempo libero all'arte: le sere (nelle quali frequentò anche corsi d'istruzione professionale) e 1 giorni di festa, dando a qualcuno l'impressione del « pittore della domenica», anche per quel sapore ingenuo che metteva nelle sue cose, naturale approdo di una poetica sua disposizione verso una semplicità vissuta nel profondo. Con un'esistenza così lineare, non è difficile ripercorrere le tappe della sua vicenda artistica, fin da quando, subito dopo il suo arrivo a Torino, egli aveva preso contatto con la redazione de « L'artista moderno », un periodico dedicato alle arti applicate e all'artigianato. Apprezzato da Soffici (le sue silografie comparvero tra le pagine de La Voce e di Lacerba), entrato poi nell'ambiente che faceva capo a Gobetti e a Casorati, Galante si trovò ben presto accanto a Gigi Chessa, a Menzio e a Levi, alle mostre della Promotrice e a Venezia. Insieme con loro, con Paulucci e la Boswell, fece poi parte di quel gruppo dei « Sei » ch'ebbe in- Persico il fautore, senza rompere però i legami che aveva avuto con i fiorentini, ma soprattutto senza rinunciare alla più intima sua visione di colorista. Ciò che distingue la sua opera (il paesaggio della collina torinese o dei monti intorno a Cumiana, la marina come la natura morta) è l'incantevole novità dei rapporti cromatici, quegli incastri di colore, a volta a volta intensi e pur sfumati, dolci nelle suggestive evocazioni ambientali, e pur aciduli, persino aspri, nelle inedite loro soluzioni. Sono immagini che a tutta prima sembrano uscire dall'atteggiamento contemplativo di chi ama la realtà, ma non è difficile sentire nella segreta bellezza che le anima un che di trepido e di inquieto, quasi l'ansia del proprio tempo di cui anche nel suo apparente candore, Galante si è fatto eloquente interprete. an. dra.

Luoghi citati: Abruzzi, Cumiana, Italia, Torino, Vasto, Venezia