Un raro Beethoven inaugura la stagione all'Auditorium Rai

Un raro Beethoven inaugura la stagione all'Auditorium Rai IL CONCERTO DIRETTO DA MARIO ROSSI Un raro Beethoven inaugura la stagione all'Auditorium Rai In omaggio airimminente anno beethoveniano, la stagione sinfonica della Rai si è aperta con l'esecuzione di due lavori poco noti del maestro di Bonn: l'oratorio Cristo sul Monte degli Ulivi, che risale al 1803, l'anno dell'Eroica, e la Messa in do maggiore, scritta nel 1807 su ordinazione del principe Esterhazy. L'oratorio non gode di buona stampa nella letteratura beethòveniana, e l'autore stesso doveva essere convinto che non fosse propriamente un capolavoro, se consegnandolo all'editore otto anni dopo la composizione aveva quasi l'aria di scusarsene: « Bisogna tener conto che fu la mia prima opera del genere, e fu scritto in 14 giorni in mezzo ad ogni possibile tumulto e altre spiacevoli conturbanti circostanze. Certo, se ora scrivessi un oratorio, lo scriverei affatto diverso ». Ciò detto, se uno si dimentica che quel tenore che canta arie operistiche di coloratura è Gesù Cristo, che il soprano è un Serafino e il basso è San Pietro, allora il lavoro resta un saggio non privo di interesse della vocalità beethòveniana, solistica e corale, prima del Fidelio, e mostra com'essa si agganci spesso a quella delle parti serie nel Flauto magico. Che la Messa in do maggiore sia poi tanto più bella, resta ancora da dimostrare. La storia della musica ha rilasciato una patente di cretino al principe Esterhazy, che l'aveva commissionata per un'occasione domestica e gentile, l'onomastico della moglie, e pertanto allibì al sentire questa Afessa battagliera e squadristica, dove Gloria e Credo costituiscono un blocco di selvaggia violenza fonica, un combattimento furioso, una specie di attacco all'arma bianca. « Ma caro Beethoven », disse al musicista, « ma che cosa mi ha fatto? ». Beethoven, per parte sua, sembrava soddisfatto. All'editore consegnò la Messa scrivendo: « Credo di avere trattato il testo come è stato ancora poco trattato ». Quanto a questo, non si sbagliava. Bisogna arrivare al Benedictus e all'Agnus Dei per trovare qualche oasi di tenerezza, ma si ha l'impressione che l'artista Ci strida: aspetta solo l'occasione di qualche Osanna, per coglierla al volo e ricominciare a strepitare. Npn sarebbe fair play prendersela con ' le strombettate di Verdi nella Battaglia di Legnano, e poi menar per buone quelle di Beethoven in un'occasione tanto meno adatta come una Messa per l'onomastico d'una dama. Che poi questo putiferio finisca con una chiusa dolcissima sul Dona nobis pacem, con echi silvestri di corni, questo è una di quelle sorprese che dai genii bisogna sempre aspettarsi. ' Mario Rossi, ritornato fra il suo pubblico con soddisfazione generale, ha guidato ai- l'assalto le falangi orchestrali e corali, istruite queste ultime da Mario Goitre, con polso fermo e con giovanile entusiasmo. Tra i solisti nell'oratorio il soprano olandese Cristina Deutekom, che sentiremo al Nuovo nella Lucia: un usignolo meccanico che s'inerpica intrepida nelle regioni sopracute. Dotato di buono stile beethoveniano il tenore ungherese Lajos Kozma; onorevole la prova del basso Ugo Trama. Gli stessi interpreti maschili hanno preso parte alla Messa, dove la partecipazione solistica è più ridotta, e con loro il soprano Jannette Pilou e la nostra brava Luisella Ciaffl Ricagno. Tutti sono stati vivamente applauditi insieme al maestro Rossi ed al maestro Goitre. m. m.

Luoghi citati: Bonn, Legnano