Il "Faust" dopo l'influenza

Il "Faust" dopo l'influenza Il "Faust" dopo l'influenza L'opera di Goethe finalmente in scena al Teatro Carignano La* compagnia di Ivo Garrani, Giancarlo Sbragia e Valentina Fortunato presenta la prima versione del dramma, fino a oggi mai allestito in Italia La rappresentazione delTUrfaust di Goethe, in questa nostra Italia ancora provinciale, che non aveva mai trovato il tempo per metterlo in scena, costituisce al tempo stesso un fatto curioso e un avvenimento culturale. Gli spettatori torinesi della prima al Carignano forse ignorano che il dramma fu dato alle fiamme dall'autore e che ne venne conservata una sola copia, grazie all'intuito di una damigella di corte del granducato di Weimar, Luisa von Ghéchausen: l'originale non fu trascritto del tutto fedelmente e l'attuale stesura potrebbe essere il risultato di un rimaneggiamento, ma questi dubbi non fanno che accrescere l'interesse per l'opera giovanile di un genio. Dal punto di vista culturale, Z'Urfaust è già un abbozzo di capolavoro, venato dì spregiudicatezza e pervaso di un impeto che Goethe forse non avrebbe più ritrovato nella maturità. Il pubblico era impaziente di sentirlo, ma tanto entusiasmo si è in parte attenuato a causa di un'influenza maligna che ha colpito i tre interpreti principali ed ha costretto a rinviare l'esordio da lunedì a giovedì, senza possibilità di recuperare le recite nella settimana successiva perché il teatro ha già altri impegni. La prima si è svolta in un'atmosfera particolare. Il regista Virginio Puecher si è ricordato della tradizione marionettistica che ha sempre prediletto la storia del dottor Faust e del suo diabolico antagonista, collocando il suo spettacolo su una piattaforma girevole con lumi appesi alla ribalta come in un teatrino da poco e costumi — ideati da Ebe Colciaghi — rigorosamente settecenteschi; ha impegnato i suoi attori in un alternarsi di toni seri e frivoli, rton evitando un sospetto di retorica e non resistendo alla tentazione di inserire il patto di sangue col diavolo, che manca ne/TUrfaust. Gli interpreti, sollevati da una spiritosa traduzione di Giorgio Zampa in versi a rima baciata o alternativa, si prodigano con passione. Giancarlo Sbragia è un Faust senza paure ma con una sottile sensibilità, Ivo Garrani non appesantisce il suo sbrigativo Mefistofele, Valentina Fortunato li asseconda con le sfumature della voce preziosa. E' chiaro, però, che in queste recite torinesi essi risentono dei postumi dell'influenza. Meritano un plauso per non avere scoraggiato i loro compagni (da ricordare Edda Valente, comare Marta) e per l'autentico impegno nell'aifrontare il colosso goethiano. Il testo, come ha scritto alla « prima » di Vicenza il nostro inviato Alberto Blandi, ha « il fascino delle opere giovanili buttate giù d'impeto e con altrettanto impeto lasciate momentaneamente da parte, eppure già perfette nel¬ la loro struttura ellittica ». I personaggi di Faust, Mefistofele e Margherita con le loro divagazioni improvvise e i mille spunti per l'intelligenza, richiedono alla compagnia degli Associati una completa padronanza del fisico. Gli interpreti stanno ormai per ristabilirsi e il loro rendimento non potrà che migliorare: del resto le sei chiamate al termine della prima indicano che fin d'ora si è raggiunto un rapporto col pubblico. vice

Luoghi citati: Italia, Vicenza, Weimar