Delitto assurdo che ha radici in una vita grama e solitaria di Luciano Curino

Delitto assurdo che ha radici in una vita grama e solitaria La donna di Demonte uccisa a randellate Delitto assurdo che ha radici in una vita grama e solitaria Ha colpito con un pesante bastone la donna che gli aveva detto: «Brutto, torna indietro, mi calpesti l'erba» - Da tempo i due, cresciuti insieme, non si parlavano più (Dal nostro inviato speciale) Demonte, 1 dicembre. « Purtroppo questi sono delitti che accadono da noi » dicono al maresciallo Spicuglia che comanda la stazione di Demonte. « Maresciallo, dalle vostre parti c'è il delitto d'onore, che da noi non esiste. In una valle povera si può uccidere perché si calpesta un prato, per il diritto di passaggio ». Da una vita grama e solitaria, da un concetto sacro della propria terra nascono rancori che si esasperano. Il 27 settembre a Valloirate un uomo ha ammazzato con due colpi di fuoile il vicino di casa. Domenica, alla borgata Genet, Giovanni Battista Vaudano ha ucciso a randellate Rosa Sibilìi, vicina di casa. Quattro casupole sole e la cappella di Sant'Anna tra gli alpeggi a mille metri: ficco la borgata Genet, tre chilometri sopra Demonte. L'assassino (63 anni) e la vittima (61 anni) vi sono nati e cresciuti assieme. Sapevano tutto l'uno dell'altra. Da parecchio tempo non si parlavano: semplicemente perché non avevano niente da dirsi. Un'esistenza elementare e solitaria (per parecchi mesi la borgata affonda nella neve) inasprisce, rende taciturno, orso. Rosa Sibilìi si era sposata, aveva avuto quattro figli. Uno era rimasto con i genitori, gli altri — come quasi tutti i giovani di questi monti — erano emigrati: a Torino, a Savona, in Francia. Giovanni Battista Vaudano è rimasto scapolo, ha lavorato un po' in Francia come boscaiolo, ora viveva con il fratello an- che lui celibe e passavano intere giornate senza avere niente da dirsi. Una settimana di duro lavoro (la stalla, le patate e l'orzo e il fieno), la domenica in un'osteria di Demonte. Ieri mattina la donna è ritornata dalla chiesa e ha detto in casa: « Questa nuova Messa non la capisco. Andava così bene prima». Ma non si è persa in chiacchiere: si è cambiata ed è andata in un suo prato a raccogliere erba. Ciò accade soltanto in queste valli del Cuneese. In nessun altro posto una donna, nella fredda mattina di una domenica, sta due ore inginocchiata su un prato per strappare pochi fili d'erba già bruciata dal gelo, si spezza le unghie e la schiena per qualche manciata d'erba per i conigli, un valore di poche lire. Mentre è curva, vede il Vaudano scendere il sentiero che attraversa il suo prato. E' ima scorciatoia che fa risparmiare due o tre minuti e parecchi ne approfittano, questo fa andare in collera la Sibilìi, perché il prato è suo e quelli le calpestano l'erba, non importa se rinsecchita, come è ora. Lei dice al Vaudano: « Brutun, brutto uomo, torna indietro ». Lui l'ammazza. Ha un grosso bastone di faggio e la colpisce al capo, continua a menare colpi. Da distante un contadino lo vede picchiare e crede stia uccidendo una volpe o un cane randagio, accorre e scopre la donna con il capo insanguinato, ma che ancora solleva un braccio per chiedere pietà, e scappa a invocare soccorso. « Mi ha insultato, brutun mi ha detto, e non ho capito più niente » confessa il Vaudano al tenente Rizzini dei carabinieri. Non è bello e lo sa; se all'osteria di Demonte gli dicono che è brutto ride con gli altri. Ma non ha tollerato che sia stata proprio lei, la Rosa, a rinfacciarglielo. Con lei c'era stata amicizia, confidenza, avevano ballato e fatto feste. Adesso, da parecchio *empo, non avevano niente da dirsi. Si incontravano e non si salutavano nemmeno. C'è ima cosa che Vaudano non vuole confessare: la solitudine e il silenzio gli pesavano, aspettava un saluto cordiale, qualche frase amichevole. Invece gli proibiscono di attraversare un prato e quando gli rivol¬ gono la parola è con asprezza: « Brutto » gli dicono. «Andavo a Demonte, lei mi ha provocato, per terra c'era un bastone, l'ho preso e... » confessa. Ma forse non è vero. A Demonte andava sempre con l'abito della festa e ieri aveva vestiti malandati. I familiari della vittima negano che quel bastone (un randello pesante cinque chili, lungo un metro e mezzo) si trovasse nel prato Non si esclude che Vaudano, vista dalla sua casa la donna, sia sceso per attraversare il prato e provocarla, abbia preso il bastone per farsi temere e farle capire che non poteva dargli degli ordini. Avrebbero litigato, ma meglio una discussione all'indifferenza e al silenzio che avvelenavano la vita. Ma lei gli ha detto « brutun ». Gii avesse detto « lavativo, pelandrone, delinquente » sarebbe stato diverso. Si è sentito disprezzato, ha capito che la sua solitudine era irrimediabile. E' in carcere per l'accusa di omicidio volontario. -La gente commenta: «Adesso la terra gliela mangiano gli avvocati. Si è rovinato per niente ». Luciano Curino

Persone citate: Genet, Giovanni Battista, Rizzini, Vaudano