La velocità dell'economia

La velocità dell'economia In bilico tra i fossi dell'inflazione e della deflazione La velocità dell'economia I meccanismi automatici non garantiscono una guida sicura - Le responsabilità del governo, degli imprenditori e dei lavoratori - La politica inglese dello « stop and go » e la situazione italiana Ogni giorno, in qualunque sistema economico, in Italia, in America, in Russia, nei Paesi sviluppati e nei Paesi sottosviluppati, v'è un problema da risolvere: tare in modo che i soldi da spendere non siano troppi, né troppo pochi, rispetto alla massima produzione vendibile. In altre parole, l'economia deve viaggiare alla massima velocità, ma restando in strada, senza cadere nel fosso dell'inflazione o in quello opposto della deflazione. Ogni economia, e particolarmente l'economia di mercato, ha «piloti automatici», che le facilitano la rotta, ma non sono in grado di garantirla completamente. Agli automatismi, in cui gli economisti e i politici del passato avevano una fede forse eccessiva, si deve spesso aggiungere una guida volontaria. I « guidatori » sono o dovrebbero essere tre: il governo, gli imprenditori e i lavoratori. Gli imprenditori e i lavoratori determinano, in una economia non del tutto pianificata dallo Stato, la produzione, le paghe, i prezzi, la domanda di beni di investimento e di beni di consumo. Il governo, a sua volta, determina la spesa pubblica e indirettamente influisce sulla spesa privata, per mezzo delle banche (politica monetaria) e per mezzo delle imposte e tasse (politica fiscale). L'economia « mista » è una macchina con un solo volante e tre guidatori che lo maneggiano. Di qui l'opportunità che i guidatori almeno si consultino (gli « incontri triangolari ») e possibilmente si accordino (politica dei redditi, politica anticongiunturale, ecc.). I critici sostengono che il più delle volte la politica anticongiunturale si riduce a un procedere a zig-zag: quando si ha una ruota nel fosso dell'inflazione si sterza per uscirne e si finisce, con un'altra ruota, nel fosso opposto della deflazione. Il cfso inglese è paradigmatico; dal 1955 ad ora, la percentuale media di incremento annuo della produzione industriale ha registrato successivamente, a fasi all'incirca biennali, i seguenti valori: zero, nove, zero, otto, zero, sei. Gli inglesi, dopo aver dato un nome (.stop and go) a questa strana guida, si sono chiesti se non v'è modo di evitare i fossi (velocità zero) mantenendo, quando si è in strada, una velocità subinflazionistica. Gli economisti hanno risposto di sì. In Italia la storia non è molto diversa, ma uno dei tre guidatori, il governo, ha le mani quasi paralizzate: la spesa pubblica è rigida, non avviene a tempo (formazione di « residui » che, come ha dimostrato la Commissione di Fenizio, si adeguano ai capricci della burocrazia e non alle esigenze della congiuntura), mentre l'apparato tributario è talmente decrepito, che non regge il peso di una robusta politica fiscale. Praticamente, si può contare solo sulla politica monetaria, e i più rassegnati si limitano a pregare San Guido Carli, patrono della stabilità. In effetti, ciò aggrava la responsabilità degli altri due guidatori, rappresentati, in questo autunno « caldo », dall'industria e dai sindacati. Le trattative sono purtroppo complicate anche perché l'industria guarda principalmente agli investimenti e alle esportazioni, i sindacati guardano principalmente ai consumi, e le due parti non si guardan mai negli occhi. Oltre la metà di quel che produce l'industria è per gli investimenti e per le esportazioni (la proporzione sale a tre quarti per la meccanica). Quasi il 70 per cento dei consumi riguarda beni non industriali, ma provenienti dai settori dell'agricoltura e dei servizi. Sono cifre poco citate, ma fondamentali per capire, tanto più che gli investimenti e le esportazioni sono le domande più vulnerabili, e l'agricoltura e i servizi sono i settori con più strozzature produttive o quelli in cui la produttività del lavoro aumenta più lentamente. Di fronte a un problema quasi insolubile, la natura umana ha reazioni diverse: c'è chi moltiplica gli sforzi per risolverlo e chi invece lo abbandona, ne cerca altri più facili, magari immaginari. In Italia c'è chi pensa seriamente alla riforma della pubblica amministrazione e a razionalizzare le trattative sindacali, e c'è chi disdegna questi obbiettivi di « breve termine » (imparare a non cader nei fossi) e sogna itinerari esotici, non guarda la strada su cui si trova, ma fantastica ad occhi chiusi di altre strade inesistenti, verso un inesistente paradiso terrestre. Utopia per utopia, è meglio la prima, quella di prevenire l'inflazione per non dover ricorrere alla deflazione. La foconi, a è una utopia che ci porta da un fosso all'altro e, nella peggiore delle ipotesi, sfascia la macchina economica alla prima curva. Sergio Ricossa

Persone citate: Guido Carli, Sergio Ricossa

Luoghi citati: America, Italia, Russia