Ergastolano da 32 anni tenta di dimostrare che è innocente

Ergastolano da 32 anni tenta di dimostrare che è innocente Riaperto il "caso,, di un pastore di Orgosolo Ergastolano da 32 anni tenta di dimostrare che è innocente Ora la moglie ha incaricato un avvocato di presentare un'istanza di revisione del processo - Il detenuto fu condannato a vita per l'omicidio del cognato - Al suo paese sono tutti sicuri che si sia trattato di un errore giudiziàrio - Il vescovo di Nuoro sostiene che il vero assassino è morto in un conflitto con i carabinieri (Nostro servizio particolare) Nuoro, 24 novembre. Il penalista nuorese Bruno Bagedda è stato incaricato di presentare alla magistratura una istanza di revisione del processo per omicìdio che portò alla condanna all'ergastolo del pastore Giovanni Antioco Satgia, detenuto da 32 anni nel penitenziario di Volterra. L'avv. Bagedda ha ricevuto l'incarico dalla moglie dell'ergastolano Anna Maria Mureddu e dal figlio Antonio Satgia. L'iniziativa giuaiziaria dovrebbe portare alla scarcerazione e alla riabilitazione di Giovanni Antioco Satgia, condannato il 30 maggio 1938 dalla Corte d'Assise di Nuoro per l'omicidio del cognato Pasquale Manca. Si porrebbe così riparo ad un clamoroso errore giudiziario, del quale sono convinti tutti i compaesani dell'ergastolano e l'arcivescovo di Nuoro, mons. Melas, che già tredici anni fa si recò a visitare il Satgia nel carcere di Volterra per infondergli coraggio, sicuro che potesse un giorno dimostrare la sua innocenza « Io so chi è il vero assassino di Pasquale Manca — ha detto il vescovo di Nuoro mons. Melas —; ormai è morto in un conflitto a fuoco con i carabinieri. Ma un uomo, un innocente, sta marcendo tra le mura di un penitenziario E' nostro preciso dovere dì uomini e di cristiani tentare ogni possibile strada per restituirlo a suo tìglio che non ha mai visto ed a sua moglie che lo ha atteso per tanti anni » Monsignor Melas sa dunque chi uccise in quella lontana notte del 6 gennaio 1937 Pasquale Manca con una fucilata al petto Lo ha appreso dagli stessi familiari dell'assassino. Nell'ottobre del 1951, la signora Satgia presentò un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione per ottenere una revisione del processo Era accaduto infatti un episodio importante: ì due accusatori del marito (Giuseppe Floris e Anania Taras pastori di Orgosolo) erano stati arrestati per falsa testimonianza proprio perché secondo l'accusa, avevano dichiarato il falso durante il processo per |l'omicidio di Pasquale Manca. I due erano stati prosciolti, uno per amnistia e l'altro per prescrizione del reato. La sentenza riconosceva però la colpevolezza degli imputati: Giuseppe Floris ed Anania Taras avevano deposto il falso contribuendo con le loro- deposizioni a convincere la Corte della colpevolezza di Antioco Satgia. Tuttavia, il 9 febbraio 1953, la Cassazione rigettò il ricorso, sostenendo che non vi erano sufficienti motivi per iniziare un nuovo processo. Nel 1956, la moglie dell'ergastolano chiese al capo dello Stato la concessione della grazia per Giovanni Antioco Satgia, ma anche questo tentativo andò a vuoto. Anche negli anni '60 tutti i tentativi per fare scarcerare il Satgia rimasero senza esito. Il « caso » di Antioco Satgia fu esaminato anche nel corso di un singolare processo (una sorta di giudizio d'onore pronunciato secondo il codice barbaricino) cui parteciparono i maggiorenti di Orgosolo. Questo « processo » si svolse vent'anni fa a Dobolisco, una località del Supramonte, alla presenza dello stesso Satgia che era uscito dal penitenziario nel periodo della occupazione tedesca, e si concluse con il riconoscimento dell'innocenza dell'ergastolano. Il Satgia, nel suo breve periodo di libertà, lavorò con gli americani e fece ritorno al paese natio. Si costituì poco dopo quando seppe che la moglie stava aspettando un bambino Antonio Satgia. figlio dell'ergastolano, ha ora vent'anni ed ha conseguito il diploma di maestro elementare. Spera con la revisione del processo, dì poter dimostrare l'innocenza del padre r. s.

Luoghi citati: Nuoro, Orgosolo, Volterra