II "mistero,, Rodriguez di Giorgio Fattori

II "mistero,, Rodriguez Cresce P attesa per il match di sabato sera II "mistero,, Rodriguez Quanto vale l'avversario di Benvenuti? - Il pugile cubano ha concluso la preparazione: e c'è chi lo giudica un grande campione in ottima forma, pericoloso rivale per Nino; ma c'è anche chi, ieri l'altro, lo ha visto in difficoltà, addirittura sull'orlo del k. o., durante un allenamento contro uno sconosciuto boxeur romano (Stai nostro inviato speciale) Roma, 19 novembre. Luis Rodriguez, il cubano che sabato incontrerà Benvenuti, si muove davanti al punching ball con l'eleganza di un gatto, soffiando forte dal naso camuso e appiattito dai pugni. E' martedì, l'allenamento sul ring è appena finito, sotto gli occhi scrutatori di pochi tecnici e di alcuni ragazzini curiosi. L'atmosfera è vagamente imbarazzata. Pochi minuti prima uno sconosciuto giovanotto romano, ex marinaio, che per un forfait di trentamila lire ha cimentato la forma del campione, gli ha rifilato un colpo preciso al mento e il cubano si è bloccato un attimo come soprapensiero, dondolando sulle gambe. Poi l'ex- marinaio l'ha pescato ancora con colpi meno pesanti, secondo le regole di un allenamento. « Oggi il boy ha vinto ai punti » dice con ammirevole allegria il manager di Rodriguez. Mentre il cubano, impassibile, si rifa col punching ball, seduto su una panchetta il boy vive i dieci minuti più gloriosi della sua breve carriera. Si chiama Mario Romersi, ha ventidue anni, e nessuno fino a oggi si è mai preso la briga d'intervistarlo. E' trafelato e lapidario nelle risposte. Come ha messo in difficoltà Rodriguez? « Gancio destro ». E secondo lei ha veramente accusato il colpo? « Ha pure cambiato l'occhi » ribatte fiero in romanesco. Torniamo oggi a vedere il seguito di questa storia curiosa. Stavolta c'è molta più gente, i tecnici sono mobilitati: è corsa voce di quel gancio destro e si vuol vedere se per questione di prestigio il cubano reagirà. In spogliatoio volano battute enigmatiche, nello stile dei film sul pugilato. « Il ragazzo ha parlato troppo — dice uno —. Oggi Rodriguez gli fa il funerale ». Ci preoccupiamo un poco, ma a torto, per il giovane marinaio. Il " cubano non si vendica, anzi sembra assai cauto. Schiva ne non replica, si conquista un applauso di stima. Romerr.si.fa-il suo lavoro con meno accanimento e se ha un filo di paura lo nasconde bene. E' un finale quasi danzante: con questa seduta Rodriguez ha chiuso gli allenamenti sul ring. Resta quel pugno da trentamila lire a dare mistero a un combattimento che vale cento milioni. Per alcuni è stata la spia di un declino in atto del campione. Per altri non vuol dir niente, un banale infortunio. E poi sì sa,- spiegano?-che Rodriguez non rende molto in palestra e ,si scatena nel combattimento. C'è anche chi giura che il cubano è uno straordinario commediante: finge di andare in crisi con uno sparring-partner per dar fiducia a Benvenuti e centrarlo a tradimento. Parliamo con il cubano ed il suo clan (un ometto tristissimo e nero che gli fa da secondo e un manager famoso, calabrese di Brooklyn di nome Angelo Mirenda, in arte Angel Dundee). E' ricco Luis Rodriguez? «Sta bono » ci rassicura il signor Mirenda. Poi subito domanda, un po' sorprendentemente, se Benvenuti sia più alto del suo pupillo. «Bono che sia più alto — dice —; quelli alti, zac, li mette giù»; e fa un gesto corto col pugnò, sorridendo soddisfatto. Rodriguez si sta vestendo e ci" scruta. «No tactica» raccomanda. Parla un miscuglio anglo-spagnolo e qualche parola d'italiano. L'idea che il signor Mirenda sveli la sua tattica di combattimento lo allarma. Poi viene a raccontare di sé: tranquillo, preparato bene, le solite cose dei pronostici. Trentadue anni, ma non gli pesano niente, afferma. Due figli a Miami, vent'anni di pugilato alle spalle. Cominciò ragazzetto ed emigrò da Cuba tredici anni fa per cercare fortuna sui ring del Nord America. E' stato molto povero e se ne ricorda. Ora è contento: la sua lunga carriera di campione è seminata di lucrose vittorie. Non ha dimenticato Cuba: sabato sul ring suoneranno gli inni delle sue due patrie, è un desiderio di Rodriguez, campione misterioso. A Roma ha fatto scrupolosamente quanto serviva per la pubblicità dell'incontro. Ha votato a Canzonissima, è andato al calcio avvolto in un bandierone giallorosso a gloria di Herrera. Ha pure accennato nei ristoranti notturni qualche passo di danza cubana: Rodriguez va a letto tardi e si alza poco prima di mezzogiorno, è abituato così e della vita spartana dei campioni se ne infischia. Però sa controllarsi con il giudizioso istinto del fuoriclasse. Per anni è stato un pugile che ha fatto paura e in molti (dicono anche Benvenuti) hanno cercato d'evitarlo. Ora, se il giovane marinaio ha ragione, può darsi che sia meno terribile, un po' logorato dagli anni. Ma nemmeno Benvenuti è un ragazzino, osserva Aldo Spoldi, dunque non c'è da fidarsi. L'aspetto è curioso: una grossa testa da vecchio, sformata dai pugni, la maschera di uno stregone pellerossa sul corpo asciutto e liscio di un giovane atleta. Gambe sottili, da danzatore del ring, e un lampo astuto e freddo negli occhi quando parla de gli avversari ancora da ab battere. Un po' commediante, forse, come del resto Benvenuti. Due personaggi che si valgono e con lo stesso problema degli anni che corrono. Per Rodriguez, sfidante al titolo, è l'ultima occasione: dice di si, che lo sa, e schioda i denti in un ironico sorriso. - r, . Giorgio Fattori Roma. Rodriguez, il pugile cubano, sorridente e fiducioso. Per lui il successo su Nino Benvenuti è sicuro (Telefoto)

Luoghi citati: Cuba, Miami, Nord America, Roma