La sfida giapponese di Paolo Galimberti

La sfida giapponese La conferenza a Torino sul "libero scambio,, dei managers La sfida giapponese Il «miracolo economico» del Giappone è dovuto in gran parte alle qualità dei suoi dirigenti d'azienda - La « risposta » europea è insufficiente, soprattutto per I. :arsa cooperazione tra Università e imprese - L'intervento del Premio Nobel Tinoergen La chiave del « miracolo economico » giapponese — scriveva tempo fa The Economist in un'inchiesta dal titolo « The rìsen Sun » (« Il sole rinato ») — è « nel più intelligente sistema manageriale del mondo ». he virtù peculiari di tale sistema sono: la capacità di individuare: il settore economico che consente i profitti più elevati; l'attenta valutazione del comportamento delle industrie straniere, per tenere costantemente il passo della concorrenza internazionale. « Come il Giappone dell'epoca militare era governato dal clan delle uniformi — afferma Robert Guillain, del Monde, nel suo più recente libro — così oggi esso è governato dai managers dell'economìa, i dirigenti di quello che i giapponesi chiamano lo zakai, cioè l'ambiente economico - finanziario ». I dirìgenti delle aziende giapponesi fruiscono di una grande autonomia decisionale nei confronti degli imprenditori e sono fortemente responsabilizzati nella gestione dell'impresa. Essi sembrano realizzare la sintesi di quelle caratteristiche — creatività, aggressività, metodo e sistema r— che il dottor Giancarlo Salvi, presidente della Honeywell, parlando alla conferenza mondiale; sul «Trasferimento internazionale della capacità dirigenziale », ha indicato come le « doti ideali per agire nel mondo economica ». I delegati giapponesi presènti a Torino hanno illustrato — in una sessione dal titolo significativb: « La sfida giapponese » — i criteri di scelta e di preparazione dei loro managers. I giovani appena usciti dalle Università e dalle business schools (la più famosa è quella di Tokio), vengono assunti dalle industrie senza compiti precisi: la specializzazione avviene in un secondo tempo, dopo un lungo tirocinio. Questa politica di attendismo aziendale, però, è favorita dalla scarsa mobilità delle forze di lavoro giapponesi: tra l'impresa e. il p dirigente avviene una sorta, di simbiosi, che dura'; per tutta la .vita.lavorativa del dirigènte. I delegati ' giapponesi si sono mostrati poco favorevoli ad un trasferimento delle capacità manageriali dall'Occidente in Giappone, é viceversa; la filosofia socio-economica giapponese è troppo circoscritta e radicata per poter essere esportata o per recepire tecniche estranee. Come si prepara l'Europa alla « sfida giapponese »? Il professore Ferrer-Pacces — direttore della Scuola di amministrazione industriale dell'Università di Torino, sotto il cui patrocinio si svolge la conferenza organizzata dall'Aiesec — ha esposto una tesi pessimistica sull'adeguatezza della risposta europea, ed italiana in particolare. Pacces ha detto che la convinzione più diffusa in Italia può essere sintetizzata con una frase pronunciata una volta dal dottor Angelo Costa, presidente della Confìndustria: a Non credo che si possa imparare a fare l'imprenditore andando a scuola. Innanzitutto da noi, e credo anche altrove, non ci sono professori che possano insegnare l'imprenditorialità, perché altrimenti avrebbero fatto l'imprenditore e non il professore ». «Come il divieto cattolico allo studio anatomico —- ha detto ancora Pacces — ha ritardato per secoli l'avvento di una scienza medica, così oggi pregiudizi e top secret difendono gelosamente, in egual misura, successi ed insuccessi degli amministratori d'impresa e dei dirigenti d'azienda, ostacolano in Europa la validazione e l'applicazione di tecniche e di metodi meno empirici nell'organizzazione, nei processi decisionali e nel controllo ». Università e imprese devono essere, per il management, come vasi comunicanti. Pac ces ha ricordato l'esempio di A. P. Sloan, presidente della General Motors e sponsor di due istituti di insegnamento universitario di management, al Mit e a Stanford: « E' chiaro che là filosofia di Sloan non coincide con quella di Costa ». T partecipanti italiani alla conferenza hanno esaminato, in « gruppo di lavoro » separato, la situazione specifica del nostro Paese. Il dottor Ubaldo Scassellati, direttore della Fondazione Agnelli, ha illustrato il programma di collaborazione di questa con la Fondazione Ford nel campo del business education. Tale programma ha come obiettivo di operare a livelli univer sitari o similari, di favorire U' processo integrativo del personale nell'azienda, di preparare, in termini più generali, quadri dirigenti. Il problema del gap manageriale, cha - assume aspetti così preoccupanti per l'Europa, è addirittura drammatico per i Paesi in via di sviluppo. Su questo téma si e incentrato l'intervento dell'olandese Jan Tinbergen, Premio Nobel per le scienze economiche ed esperto di problemi di pianificazione e programmazione. Gli elementi essenziali dello sviluppo economico, secondo Tinbergen, sono: i capitali, la presenza di « capacità umane » all'interno della struttura economica, la produttività. Il trasferimento delle « capacità umane» nei Paesi in via di svi¬ luppo può avvenire attraverso la creazione di centri di addestramento in tali Paesi, oppure attraverso accordi di management conclusi tra Imprese di Paesi industrializzati e i Paesi in via di sviluppo. « Il modo più importante per sviluppare le conoscenze manageriali — ha detto Tinbergen — èia creazione dì stabi li insediamenti industriali o per iniziativa diretta del Paesi industrializzati o in cooperazione, con le cosiddette joined ventures ». Tinbergen ha ricordato 1 ri¬ sultati cui è pervenuto il Development Planning Committee delle Nazioni Unite. Esso suggerisce l'eliminazione delle tariffe di protezione alle industrie per i prossimi cinque anni. « Un sacrificio del solo 3 per cento del prodotto nazionale lordo — ha detto ancora Tinbergen — da parte del Paesi industrializzati non è poi molto grande, se si considera che alcuni, cóme un tempo la Germania, ne hanno sacrificato il 30 per cento per spese belliche ». Paolo Galimberti