Incidenti in aula al processo contro i 69 "tifosi,, di Caserta

Incidenti in aula al processo contro i 69 "tifosi,, di Caserta Il dibattito nella palestra d'una scuola a S. Maria Capua Vetere Incidenti in aula al processo contro i 69 "tifosi,, di Caserta Gli imputati (di cui 57 in stato d'arresto) devono rispondere di resistenza e oltraggio alle forze di polizia, violenza privata, devastazioni e incendi - Nei giorni 8 e 9 settembre scesero in piazza e commisero atti di vandalismo in seguito alla retrocessione della squadra di calcio in serie «C» per illecito sportivo - Ieri si sono proclamati tutti innocenti Il presidente, ad un certo punto, ha fatto proseguire il processo a porte chiuse per le intemperanze del pubblico (Dal nostro inviato speciale) S. Maria Capua Vetere, 17 novembre. Si è iniziato stamane il processo contro le sessantanove persone accusate dei drammatici disordini avvenuti a Caserta nel settembre scorso per la retrocessione in serie C della squadra locale di calcio accusata di illecito sportivo. Contro la decisione della Lega semiprofessionisti insorse la popolazione che si abbandonò ad atti di violenza e vandalismi, mettendo a soqquadro la città. Gli imputati —L 57 in stato di arresto e 12 a piede libero — devono rispondere di resistenza ed oltraggio alla forza pubblica, adunata sediziosa, violenza privata, devastazioni, incendi, blocchi stradali e ferroviari. Tra coloro che siedono sugli scanni degli accusati sono molti ragazzi, una mondana di 39 anni, ed il sindaco di Presenzano, comune del Casertano, rag. Vincenzo Avella, di 27 anni. 'L'udienza, per l'elevato numero degli imputati e l'eccezionale affluenza di pubblico, non si è svolta presso l'antico edificio del Tribunale di S. Maria Capua Vetere, dove il procedimento penale è assegnato, ma nella vasta palestra dell'Istituto professionale di Stato per l'industria e l'artigianato, concessa dal Provveditore agli Studi e trasformata in aula giudiziaria. Il processo ha inizio verso le nove ed il presidente della seconda sezione penale, dott. Nicola Arcella, dopo l'appello degli imputati e la lettura dei capi di accusa, rievoca brevemente i fatti. L'otto ed il nove settembre scorso Caserta fu sconvolta da un crescendo spaventoso di devastazioni e disordini. I tifosi sfogarono la loro collera per la retrocessione della squadra locale di calcio in serie C, scatenandosi in episodi di teppismo. Vennero infrante insegne luminose e vetrine; assaliti ed incendiati pubblici uffici, devastate aziende private, bloccata la ferrovia e data alle fiamme la stazione centrale, barricate le vie del centro. La follia collettiva si accanì contro gli uffici del Provveditorato agli Studi, dell'Intendenza di Finanza, del Genio Civile. La sommossa ebbe fasi paurose e drammatiche e soltanto dopo quattro giorni venne la calma. Interminabile il bilancio dei danni che superapo duecento milioni di lire ed alto il numero dei feriti e contusi soprattutto fra le forze dell'ordine che ascendono a 70 persone. Dopo la sintesi dei drammatici avvenimenti si procede ad alcune formalità di rito. Il sindaco di Caserta, avvocato Salvatore Di Nardo, dichiara che la Giunta ha deciso di non far costituire il Comune parte civile. La comunicazione del sindaco è accolta dal pubblico con favorevoli commenti ed applausi. Il presidente interviene scampanellando ed esorta là folla a non lasciarsi trascinare dai sentimenti. Nel còrso del dibattito sarà costretto più volte a richiamare il pubblico all'ordine, finché verso mezzogiorno fa sgomberare l'aula e decide per il prosieguo della causa a' porte chiuse. Ma procediamo con ordine. 'Subito dopo il sindaco di Caserta è la volta dell'avvocato Luigi De Mattia, dell'avvocatura generale dello Statò che si costituisce parte civile in rappresentanza dell'Intendenza di Finanza, dei ministeri dell'Interno, della Pubblica Istruzione, dei Lavóri Pubblici e dei Trasporti per i danni subiti. L'interrogatorio degli imputati — oggi ne sono stati ascoltati soltanto 36 — si protrae fino alle 13,30, in un clima di acceso interesse e tensione. Nell'aula sono i familiari degli arrestati, i compagni di scuola dei giovanissimi incriminati. Gli imputati, sorvegliati a vista da circa trecento carabinieri, cercano di assumere un atteggiamento disinvolto, ma molti di essi evitano di guardare verso il pubblico ed hanno costantemente lo sguardo rivolto a terra. Quando si presentano davanti ai giudici tutti si protestano innocenti. Federico Argenio, 15 anni, studente, imputato a piede libero, nipote di un sottufficiale dei carabinieri: «Signor presidente — dice con voce alta e sicura — mi stavo recando a scuola per conoscere i risultati degli esami di riparazione. Al corso Trieste vidi una folla enorme che si dirigeva verso la stazione ferroviaria. Mi avvicinai ad un agente per avere notizie, ma con mia grande sorpresa fui subito arrestato e malmenato. Due guardie mi tenevano ed una terza mi picchiava ». Il sindaco di Presenzano, Vincenzo Avella, di 27 anni, compare davanti* ai giudici in stato di arresto. E' il più giovane sindaco d'Italia ed è accusato di aver incitato alla rivolta gruppi di tifosi. « Ero sceso in piazza — dichiara — per calmare ì rivoltosi. L'on. Dante Cappelli, presidente della Provincia, democristiano, mi aveva chiesto di andare a parlamentare con la folla esasperata e comunicare che de Roma avevano avuto buone notizie in merito all'andamento della vertenza. Erano state sospese le partite in programma per la Casertana ed il Taranto. Stavo parlando coi tifosi quando la polizia operò delle cariche e venni arrestato ». Presidente — Ma perché non scese in piazza personalmente l'on. Cappelli? Imputato — Ah! Io non lo so, forse perché sono sindaco e sono più abituato al contatto con la popolazione. Presidente — Però come sindaco siete stato più sfortunato dì qualche altro... (La allusione, è evidente, va al sindaco di Caserta, avv. Di Nardo che prima che s'iniziassero i disordini, invitò la cittadinanza alla protesta « con tutti i mezzi consentiti » contro le decisioni della Lega semiprofe ssionisti). Una generale risata suscita la deposizione di Mario Modesto, 23 anni, da Casagiove, operaio. « Essendo che io faccio all'amore di nascosto — dice — quella sera ero in macchina nelle vicinanze della stazione ferroviaria. I carabinieri mi arrestarono sen¬ za sentire ragioni ». Anche gli altri imputati sostengono ad alta voce la loro innocenza, come la mondana Caterina Rea,, di 39 anni, presente al processo in stato di detenzione. Ella è l'unica recidiva e deve rispondere di incendio doloso e lesioni in danno del capitano di p.s. Guglielmo Di Staso. « Mi trovai per combinazione nei disordini — dice — senza saperlo e la polizia se la prese, subito con me che non avevo fatto nulla di male ». Poiché a molti imputati viene contestato il reato di oltraggio e resistenza ai danni del maresciallo Vincenzo Iannetti, della squadra mobile di Caserta, il pubblico ogni volta che sente pronunciare il nome del sottufficiale esprime commenti salaci. Dalla folla alla fine si leva alta una voce: « Era sempre lui ad essere oltraggiato... E gli altri agenti dove erano? ». Il pubblico si abbandona a gesti di intemperanza ed il presidente per ristabilire l'ordine sospende l'udienza per una decina di minuti. Poi decide di far proseguire il dibattito a porte chiuse. Domani il processo continuerà con l'interrogatorio degli altri imputati. La sentenza è prevista nei primi giorni dell'entrante settimana. Adrìaco Luise (A pag. 18: I disordini alle partite di Roma e Genova. Servizi dei nostri corrispondenti).