La musica dell'irrazionale di Massimo Mila

La musica dell'irrazionale I concerti dì "Nuova consonanza,, a Roma La musica dell'irrazionale La maggior parte dei compositori presentati rinuncia a «inventare» e si abbandona all'evoluzione dei materiali sonori - Un'opera per quattro strumenti, integrata dai clamori e ululati del pubblico (Dal nostro inviato speciale) Roma, 17 novembre. Istituita una decina d'anni fa, l'associazione che porta il nome un poco ironico di « Nuova consonanza » si propone la diffusione e la produzione di musica contemporanea. Per la produzione, ha dato vita a un gruppo di improvvisazione collettiva, costituito di compositori-esecutori, che è uno dei fenomeni interessanti della musica d'oggi. Per la diffusione, l'attività, dell'associazione si esaurisce per 10 più in una sola manifestazione annuale, e pure è riuscita a creare in Roma-un ambiente, un polo d'attrazione intorno a cui si radunano le forze interessate ai fenomeni della musica nuova. Quest'anno la manifestazione è consistita di quattro concerti^ tenuti nell'aula magna della Scuola germanica, in collaborazione col Goethe Institut e con l'Ente provinciale per il Turismo.. I compositori Guido Baggiani, Mario Bertoncini, Francesco Carraro e Francesco Perniisi, insieme con la segretaria Iris von Kaschnitz, costituì1 scono il consiglio direttivo della manifestazione. Dei quattro concerti svoltisi dal 14 al 17 novembre, 11 primo, che non mi fu possibile ascoltare, aveva principalmente un carattere di rassegna retrospettiva del recente passato, con opere di Nono, Stockhausen, Bussotti, Clementi, Evangelisti, Boulez. - Soltanto l'« Atlas eclipticalis » di John Cage stava a indicare l'indirizzo di gran lunga predominante nel resto della manifestazione. Questa ospitava infatti in gran parte composizioni di quegli autori che seguono la poetica detta di abbandono al materiale, cioè di annientamento; nei limiti del possibile, della presenza attiva del compositore, e di destoricizzazione dell'opera musicale, con l'ostracismo ad ogni razionalità di strutture consapevoli. Musica, cioè, che gli autori non presumono di inventare, ma piuttosto di scoprire, latente nella evoluzione intrinseca ai materiali sonori. Questa poetica che mena ad un ideale orientale di statico approdo all'immobilità, ci viene per contro dall'America, attraverso John Cage e i suoi seguaci. NeT giudizio delle opere musicali.con, si fa il processo -alle ideolojrie su cui sorgono: nessuna pòéi tica garantisce la riuscita, e nessuna condanna necessariamente all'insuccesso, ancorché questa di cui ci occupiamo presenti una spiacevole inclinazione alla monotonia. Senza parlare, ben inteso, della sua inattualità: l'ideologia Zen conta meno d'un soffio nella vita del mondo moderno, dominato dal più consapevole e volontario attivismo, ma nella musica conta, o pretende di contare, moltissimo. Comunque, il tarlo principale da cui è rosa questa ideologia artistica, e che ne determina ad un tempo la debolezza e la validità, è la sua sostanziale inattuabilità. Come tutte le ideologie mistiche di annientamento della personalità, dovrebbe esplicarsi a rigore nel silenzio. Nella tensione drammatica di questa contraddizione interna si fonda la consistenza delle musiche pianistiche eseguite in due serate da John Tilbury, uno di quegli straordinari pianisti che ogni tanto sorgono sul cammino della musica d'avanguardia: Tilbury sembra bene avviato a raccogliere l'eredità di David Tudor, scomparso come una meteora. Sia la musica of changes di John Cage (tre quarti d'ora d'una specie di invenzioni a tre voci, metodicamente distribuite su una impalcatura a tre piani nel registro grave, medio e acuto, con una' ricchezza lussureggiante di trilli e arabeschi ornamentali appoggiati in levare su ogni tempo forte), sia i numerosi pezzi di Christian Wolff, qualcuno poco felicemente mescolato a registrazioni elettroniche,' ma di diafana trasparenza e di sottili sfumature timbricodinamiche quelli per pianoforte solo, sono — qualunque cosa si possa pensare in merito alla loro riuscita — esemplari di musica seriamente concepita e realizzata, e non facezie goliardiche .come quelle che talvolta il Cage ci propina. I « Keyboard Studies» dell'americano Terry Riley mettono in soldoni, a portata di tutte le orecchie, quegli incanti che nelle composizioni di Cage e soprattutto di Christian Wolff restano più ermeticamente riservati a pochi iniziati. Ne esce un giocattolino sonoro che, entro questi limiti, è una riuscita: si tratta d'un piccolo ritmo, per. lo più di due note, qualche volta diminuite in maggior numero, che la mano destra del pianista inserisce entro una specie di moto perpetuo pianistico registrato. Le piccolissime, ma percettibili modificazioni interne del rapporto tra i due ritmi danno luogo a fenomeni di allucinazione auditiva assolutamente corrispondenti a quelli di certa pittura « op », col suo svariare di linee e quadretti bianchi e neri. Nel concerto per piccoli complessi egregiamente diretto da Giampiero Taverna, ha destato un certo scalpore « You are in danger » di John Heineman, americano residente a Roma e membro del gruppo d'improwisazione di « Nuova consonanza ». Il pezzo è per flauto, clarinetto, violoncello e pianoforte, ma anche per rumori abilmente suscitati in sala e altri registrati (risate, clamori, zittii, ululati e simili), coi quali lo Keineman si procura artificialmente uno di'quei memorabili scandali che il « Sacre du printemps », o Pierrot lunaire », o « L'elegia eroica» assicurarono naturalmente ai loro autori. Obbedivano ai dominanti dettami della poetica di stupefazione le « Consonances » del giapponese Makoto Shinohara e «Winds 845» di Ivan Vandor, altro residente romano, allievo, come Heineman, di Goffredo Petrassi, e pure lui valoroso membro del gruppo d'improvvisazione. A rappresentare in qualche modo le istanze del vilipeso razionalismo strutturale restavano le « Cesuras » dello spàgnuolo Luis De Pablo e « Morsima - Amorsima », del greco-parigino Yannis Xenakis. Ma parevano scelti con una certa malizia, forse secondo il noto criterio spartano dello SGhiavo ubriaco, esibito al pubblico disprezzo per propaganda contro l'alcoolismo. Specialmente il pezzo di Xenakis, che è ottenuto attraverso la realizzazione di un programma stocastico (probabilistico) per mezzo d'un calcolatore elettronico. Dove è proprio il caso di dire che la botte dà del vino che ha. Mica si può pretendere che un calcolatore elettronico vi inventi il « Tristano » o la « Traviata »: Massimo Mila

Luoghi citati: America, Roma