Nessuno ha visto come s'è ustionato il bambino che è rimasto senza mani di Franco Marchiaro

Nessuno ha visto come s'è ustionato il bambino che è rimasto senza mani In corso due inchieste sul dramma del piccolo subnormale a Parma Nessuno ha visto come s'è ustionato il bambino che è rimasto senza mani Era ospite di un istituto specializzato per il ricupero dei minorati - Ora, dopo l'amputazione degli arti, è tornato a casa: «E' sereno», dicono i medici - La maestra che era con lui quando accadde l'incidente ora non è in servizio: ha subito uno choc ed ha chiesto un po' di riposo - Secondo l'assistente sociale Luciano sarebbe salito «su una cabina di trasformazione» ed avrebbe toccato i fili elettrici - E' diffìcile però capire come vi si sia potuto arrampicare e come sia sceso (Dal nostro Inviato speciale) Parma, 13 novembre. Autorità giudiziaria e carabinieri hanno aperto un'inchiesta sul dramma di Luciano Landucci, il bimbo subnormale di 5 anni al quale il prof. Bedeschi della clinica ortopedica dell'Università di Modena ha dovuto amputare le mani orribilmente ustionate. Indagini, in verità, erano già state iniziate un mese fa, subito dopo il misterioso incidente occorso al piccolo, ma ora che le conseguenze sono divenute molto più gravi, i tempi dell'inchiesta vengono accelerati. Si devono accertare le esatte modalità dell'incidente e stabilire le eventuali responsabilità. Luciano Landucci era ospite della « Villa del Montauro », un moderno istituto per subnormalì che sorge tra Fi¬ denza e Salsomaggiore. L'incidente è avvenuto all'interno del recinto dell'istituto stesso, mentre il bimbo con altri suoi compagni era affidato alle cure di una giovane maestra. La « Villa del Montauro », in funzione da pochi anni, è privata. Presidente della società è un noto neuropsichiatra, il prof. Giusberti di Cremona. Il suo è un istituto moderno, dotato di tutti i requisiti per farne un valido centro per il recupero dì bimbi subnormali; ne ospita una novantina, in maggioranza maschietti dai 4 ai 16 anni. Le rette vengono pagate da vai-i enti assistenziali, da amministrazioni, comunali e provinciali, dall'Onmi. Appunto per conto dell'Onmi di Lucca era stato ricoverato un anno fa Luciano Landuc- ci, nativo di Castelnuovo Garfagnana sull'Appennino lucchese. « Quando è giunto — hanno detto quest'oggi l'assistente sociale signorina Maria Lo Giudice e il direttore sanitario, il pediatra dottor Romanini — non sapeva neppure parlare. In un anno i progressi sono stati notevoli. Luciano ora dimostra di potersi inserire nella società», Ed ecco il dramma. Assente la direttrice, è la stessa assistente sociale che dà una spiegazione dei fatti. L'incidente, ricordiamo, è accaduto il 4 ottobre scorso, nel tardo pomeriggio. «Quel giorno — racconta la signorina Lo Giudice — un gruppo di 16 bambini, tra i quali Luciano, era uscito dall'edificio con una giovane assistente per una breve passeggiata, sempre all'interno del recinto dell'istituto ». Bimbi e assistente (la maestrina Lorena Giusti, di 21 anni) si erano recati ad un vicino cascinale che fa parte del complesso e la disgrazia è accaduta mentre il gruppetto rientrava percorrendo una strada in leggera salita. « L'assistente — spiega ancora la signorina Lo Giudice — teneva per mano Luciano, il più piccolo del gruppetto. Poi ha notato due bimbi litigare qualche metro dinanzi a lei, allora è corsa per separarli ». Una distrazione di pochi minuti, sufficienti però a Luciano per eludere la vigilanza. Quando l'assistente si è voltata per cercare Luciano lui notato che stava piangendo Si è avvicinata ed ha visto che il bimbo aveva le mani ustionate. « Eravamo a non più di cento metri dall'Istituto — ci dice l'assistente sociale — il bimbo è stato subito accompagnato in infermeria. Nei pressi erano fermi un trattore e un'auto; abbiamo pensato che si fosse avvicinato ad uno dei motori e si fosse ustionato. Quando invece il piccino è stato portato alla casa di cura " Piccole Figlie " di Parma, i sanitari hanno stabilito che si trattava di ustioni da folgorazione ed allora è stato possibile ricostruire l'incidente ». Accanto alla strada che dall'istituto porta al cascinale c'è una cabina di trasformazione dell'Enel; posta a circa tre metri dal suolo e sorretta da un doppio palo metallico, che forma una piccola scaletta: una decina di gradini che portano alla piattaforma dove poggia la cabina. Secondo t dirigenti della « Villa del Montauro », Luciano è salito lungo la ripida scaletta e alla sommità ha toccato i primi fili, quelli della linea a 350 volts, ustionandosi. Questa è la versione ufficiale, la stessa che il 5 ottobre era stata fornita ai carabinieri di Salsomaggiore venuti a conoscenza dell'incidente avendo ricevuto il referto medico dalla clinica di Parma. Ma, è evidente, qualcosa non convince. Nessuno per intanto ha visto Luciano salire lungo la scaletta e raggiungere la cabina di trasformazione. Non è stato notato ■né dalla maèstra che accompagnava il gruppo, né dagli altri bimbi. Inoltre,'' se può sembrare già strano il fatto che un bimbo di cinque anni sia riuscito a salire la ripida scaletta così rapidamente da non farsi notare, ancora più stupisce vc7ie con le manine ustionate dalla scarica elettrica sia riuscito poi a ridiscendere appoggiandosi ai segmenti metallici. Con la maestra Giusti, che era assieme al piccolo al momento dell'incidente, non è possibile parlare. La giovane, tra l'altro scossa per il dramma (come del resto tutti qui a « Villa del Montauro ») non è in servizio: ha chiesto qualche giorno di riposo. Rimane poi da spiegare perché all'interno del recinto dell'istituto, frequentato da bambini, non si sia provveduto a recintare o proteggere in qualche modo la scaletta di accesso alla cabina di trasformazione. Dopo l'incidente, la direzione dell'istituto ha provveduto ad avvolgere la scaletta con del filo spinato; perché questa precauzione non è stata adottata prima? Ora, più o meno velatamente, si vuole far ricadere la colpa sull'Enel. In realtà la cabina fu costruita per conto dell'ente di Stato, ma ad eseguire i lavori provvide un'impresa incaricata: era allora — dicono alcuni — che bisognava pensare ai possibili pericoli. Ecco perché non si può attribuire la. disgrazia soltanto alla fatalità; quanto meno si è agito con tròppa leggerezza, ed è quanto tende ad accertare l'inchiesta condotta dall'autorità giudiziaria e dai carabinieri. Luciano Landucci, il 4 ottobre scorso, sembrava aver riportato soltanto ustioni non troppo profonde, oggi invece è un bimbo orribilmente mutilato: resterà per sempre un invalido. Alcuni giorni dopo il suo ricovero a Parma, è infatti apparso evidente che le lesioni sui tessuti erano andate più in profondità di quanto era apparso in un primo tempo, così il 18 ottobre veniva trasportato nella più attrezzata clinica ortopedica di Modena. La mano sinistra era in avanzato stato di necrosi, ed il prof. Bedeschi dovette procedere all'immediata amputazione; ha poi cercato con alcuni trapianti di salvare l'arto destro, ma purtroppo tutto si è dimostrato inutile, ed il chirurgo ha dovuto ancora amputare. «Luciano è sereno, non risente dello choc », ci hanno detto quest'oggi a « Villa del Montauro »: è vero, ma anche perché il bimbo non si rende ancora conto che resterà per sempre un invalido. Oggi è stato dimesso dal policlinico dì Modena: è venuto a prenderlo la madre, che lo ha riportato a casa. Franco Marchiaro iiiiiMiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiii