Colombo: l'avvenire del Mec dipende dall'«Europa verde» di Sandro Doglio

Colombo: l'avvenire del Mec dipende dall'«Europa verde» Riuniti a Bruxelles i ministri dei Sei Colombo: l'avvenire del Mec dipende dall'«Europa verde» Il regolamento finanziario agricolo è una delle pietre fondamentali della costruzione - « Nel '62 avevamo grandi speranze, oggi dobbiamo domandarci se abbiamo fatto progressi » - Occorre rivedere l'impostazione data allora alla politica agricola comune, alla luce della situazione attuale (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 11 novembre. Il mercato comune agricolo deve essere « preservato ». Deve essere rispettato il principio di una responsabilità finanziaria comune. Ma il problema deve essere affrontato tenendo conto di ciò che è cambiato nel Mec, di ciò che potrà cambiare in avvenire, e dell'integrazione economica e politica che si vuole realizzare. Il ministro italiano del Tesoro, Emilio Colombo, ha preso posizione oggi al Consiglio del Mec, riunito a Bruxelles, sulla crisi che travaglia il Mercato comune e nell'accesa discussione in corso da settimane fra i governi dei sei Paesi sul «completamento» della Comunità e sull'adozione di un regolamento definitivo per il finanziamento della politica agricola europea. Secondo Colombo l'esame della situazione va allargato: il regolamento finanziario agricolo è una delle pietre fondamentali dell'Europa che stiamo costruendo, non può essere sistemata senza tener conto della forma, della funzione, delle dimensioni di tutto l'edificio comunitario. Nel 1962, quando abbiamo accettato e codificato i principi del finanziamento comunitario delle spese comuni, ha ricordato l'on. Colombo, « avevamo grandi speranze che si potessero compiere passi in avanti sulla via della integrazione economica europea, ed eravamo disposti a pagare il prezzo dell'unità europea. Oggi i governi devono domandarsi se abbiamo veramente fatto progressi ». La situazione agricola e sociale è oggi diversa da quella esistente quando si è cominciata la costruzione dell'Europa verde: « Alcuni paesi », ha aggiunto il nostro ministro, riferendosi evidentemente all'Italia, « speravano nel 1962 di diventare esportatori di prodotti agricoli: sono invece diventati grandi importatori ». « L'impostazione data in passato alla politica agricola comune », ha ancora aggiunto Colombo, « supponeva altri progressi nell'unione economica, progressi che non si sono ancora realizzati e ciò è fonte di disarmonie e d'instabilità ». L'intervento del nostro ministro del Tesoro — in contrasto con le tesi francesi — ha allargato i termini del dibattito e ha inquadrato il problema nell'insieme politico-economico del Mercato comune. E' giusto, ha detto in sostanza Colombo, che i Sei paghino le spese agricole del Mec, ma è indispensabile una politica agricola più razionale. La politica dei campi, inoltre, non può essere disgiunta da quella relativa agli scambi commerciali con il resto del mondo, dall'evoluzione economica dell'Europa, dall'eventuale ingresso della Gran Bretagna nella Comunità. Se per pagare la politica agricola si decide di versare nelle casse comuni i proventi dei dazi e dei prelevamenti alle frontiere (si parla anche di istituire una «tassa comunitaria»), sarà indispensabile dare maggiori e più concreti poteri al Parlai mento europeo per controllare questi enormi fondi che sarebbero tolti al controllo dei Parlamenti nazionali. Come era previsto, non è stata presa alcuna decisione. Gl'interventi di ieri e di oggi devono permettere di chiarire il problema e di consentire ai sei capi di Stato o di governo del Mec, che si riuniranno in un summit ai primi di dicembre all'Aia, di risolvere la situazione con un chiaro atto di volontà politica. Il compito del vertice non sarà facile. Sandro Doglio Bruxelles. L'on. Colombo, a destra, con Rey e Hellwig presidente e vice presidente del Mec

Persone citate: Emilio Colombo, Hellwig

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Gran Bretagna, Italia