Romain Rolland e la Rivoluzione francese

Romain Rolland e la Rivoluzione francese LA CRONACA DEGLI SPETTACOLI TELEVISIVI Romain Rolland e la Rivoluzione francese Riesumata la tragedia « I lupi » dello scrittore pacifista - Un austero spettacolo interpretato da Corrado Pani e Mario Piave - Stasera il film « La spiaggia » e la partita Kiev-Fiorentina Gran bella figura di scrittore e di galantuomo Romain Rolland, francese, attivo nei primi tre decenni del secolo e morto ottantenne nel '44. Finissimo conoscitore di musica; Premio Nobel per la letteratura nel 1916; propugnatore generoso di un teatro popolare; pacifista e democratico convinto; nemico di tutte le forme di fascismo che si andavano propagando per l'Europa attorno agli Anni '30, Rolland è particolarmente — anzi, vorremmo dire quasi esclusivamente — ricordato per il romanzo « Jean-Christophe ». Ma fu anche drammaturgo. Scrisse parecchie tragedie di cui tre — «San Luigi», « Aerte » e « Il trionfo della ragione » — costituiscono il ciclo detto «della fede», mentre altre sette — fra cui « Danton », «I lupi », « 11 gioco dell'amore e della morte» e « Robespierre » — sono raggruppate sotto la sigla di « ciclo della Rivoluzione ». Diciamo subito che nem¬ meno mezzo secolo fa, quando comparvero, le pièces di Rolland ebbero un successo che oltrepassasse il generico consenso di rispetto e di stima. In Italia la loro fortuna fu modesta e vennero dimenticate rapidamente. Per il pubblico d'oggi il nome di Rolland è quello di uno sconosciuto. La televisione ha effettuato una rischiosa operazione di recupero, risuscitando per il video la tragedia « I lupi », che è sempre stata considerata la migliore, ossia la più rappresentabile. Perché è questo che bisogna chiarire. Rolland amava profondamente il teatro (ci restano alcuni suoi saggi ancora lucidi e importanti), ma lo vedeva troppo come mezzo di discussione, di propaganda ideologica, di strumento per fini umanitari e sociali. Di qui il tono oratorio, predicatorio, cattedratico che domina i testi i quali sono ricchi, anzi debordanti di nobili sentimenti e di tirate concettose, ma al tempo stesso risentono gravemente di una certa enfasi che non di rado rasenta la retorica, e della mancanza di un'efficacia scenica: con l'ovvia conseguenza che il più delle volte i personaggi non sono esseri umani ma simboli, emblemi, maschere dolenti attraverso cui enunciare una tesi. In definitiva le tragedie di Rolland possono reggere ad una lettura; la prova del palcoscenico ne mette a nudo in maniera brutale le debolezze congenite di struttura. « I lupi », a nostro parere, non meritano un posto a parte. Si ha un beli'adattare il copione, tagliarlo, limarlo, snellirlo; si ha un bel tentare di aggredirlo e vivificarlo con una regìa che si sforzi di rendere veramente drammatici i contrasti dialettici degli antagonisti (come ha fatto, bisogna riconoscere, Vittorio Cottafavi); ma la tragedia resta una tragedia tipica di Rolland, cioè statica, letteraria, di elevate ambizioni, tuttavia pedante e un po' noiosa. Fra l'altro, più che come storia di un ciclo della Rivoluzione potrebbe essere presentata come storia contro-rivoluzionaria: i repubblicani francesi sono i lupi che si sbranano fra loro, l'unico simpatico e umano è un verboso di prima forza e fa una brutta fine, la Rivoluzione — almeno nello spettacolo visto ieri — è dipinta quale il mostro che divora i suoi figli e da cui conviene stare alla larga. Protagonisti erano Corrado Pani e Mario Piave. A volte hanno recitato coi apprezzabile intensità, a volte, trascinati dall'impeto tribunizio del copione, si sono abbandonati a urla da far sobbalzare un duro d'orecchi. Preferiremmo ritrovarli entrambi in qualcosa di meno vecchio e meno artefatto. " * * Circa il resto della serata, annotiamo un reportage di Indro Montanelli sui problemi della vita e della soprav¬ vivenza di Venezia, e la seconda parte dell'inchiesta di Luciano Michetti Ricci sul fenomeno del divismo nella musica leggera (un'inchiesta che a nostro gusto, come si è già avuto occasione di dire, avremmo voluto tagliente: caratterizzata comunque da grande serietà e scrupolo di approfondimento). * * Stasera sul « nazionale » alle 21 seconda puntata del documentario «La scuola degli altri » di Gras e Craveri, che ha esordito la settimana scorsa in modo positivo: in questo capitolo si esaminerà l'organizzazione scolastica degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica. Alle 22 in « Mercoledì sport » la par tita Dinamo Kiev-Fiorentina per la Coppa dei Campioni. Sul secondo canale, per la rassegna « Momenti del cinema italiano » a cura di Fernaldo Di Giammatteo sarà trasmesso il film « La spiaggia» (1953) di Alberto Lattuada, con Martine Carol e Raf Vallone. u. bz.

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti, Unione Sovietica, Venezia