L'ultimo film di Pietrangeli

L'ultimo film di Pietrangeli LE "PRIME,, SULLO SCHERMO L'ultimo film di Pietrangeli « Come, quando, perché » racconta la storia di un triangolo amoroso «girata» a Torino - Il regista stava terminando le riprese quando morì tragicamente - L'opera è stata compiuta da Valerio Zurlini (Doria) — Abbiamo visto con commozione Come quando perché, film postumo di Antonio Pietrangeli, morto, per tragico incidente, nello scorcio della lavorazione. Ricordiamo con quanto fervore ramico regista ci avesse parlato di questo suo lavoro quand'esso era ancora allo stato di « soggetto »; come soprattutto lo infiammasse il proposito d'imprimere a quella storia torinese (si badi, necessariamente torinese) un suo inconfondibile « carattere ». Ahimè. Nonostante le buone cure di Zurlini, che ha dato riguardosamente assetto al materiale girato dal collega, il film, quale lo vediamo, si mette al rischio d'essere confuso con le troppe storie di « triangoli » erotici ammanniteci in questi anni; e per disgrazia ha tanto poco « carattere » quanto la bellezza, senza baricentro espressivo, della sua protagonista, la francese Daniele Gaubert. E' anche troppo evidente che gli è mancata l'ultima mano dell'autore, o magari soltanto quel colpo di pollice cui spesso si riduce, in arte, la somma delle cose. Giudichiamolo dunque come un « incompiuto », o meglio come un semplice aerolito della produzione cinematografica, senza troppo insistere sull'attribuzione. E' cattolico, sorpassato, e oggi molto pericoloso, il voler distinguere il matrimonio dal sesso. I coniugi Marco e Paola sono permeati di codesta pedagogia che hanno attinto dal loro habitat: la buona società torinese dei capitani d'industria: « chiusa», conservatrice, vagamente giansenistica, ma pettegolala e entichée delle genealogie. Cosicché, pur essendo innamoratissimi l'uno dell'altro, di amore ne macinano poco: lui per un malinteso riguardo, lei per candida ignoranza. Un Alberto, l'amico di famiglia che non manca mai, con un ghiotto bacio che non ha saputo trattenere, getta la virtuosa Paola nell'indignazione prima e poi nello scompiglio: dietro al bruciante oltraggio ella ha intravisto un mondo sconosciuto. Per abbreviarla, dopo pertinace resistenza, mancandole lo scudo del marito che come tutti gl'industriali ha il vizio d'assentarsi, Paola si getta nel gorgo dell'adulterio, e, quantunque torinese fino al midollo, vi si trova benissimo. Ora la situazione è questa. Da una parte la signora dice di volersi separare dal consorte, ma non lo fa (sfido, lo ama); dall'altra l'amante, geloso del marito e tuttavia rispettoso dei suoi diritti, risolve di troncarla esiliandosi in Argentina. Sola, e ormai incendiata nei sensi, Paola vive giorni tremendissimi, e se non ricorre al primo pompiere che le capita a tiro, siamo lì. Eppure la soluzione è tanto semplice! Perché Marco (Philippe Leroy) non la dovrebbe amare all'identico modo di Alberto (Horst Buchholz)? E una sera, trovandola il marito in lagrime, e prendendo lei l'iniziativa, e non trovando in luì veruna resistenza (s'era infatti esercitato con dello amanti: fur-1 bo davvero!), i vecchi tabù! cadono e tutto s'accomoda per il meglio. Personaggi, situazioni e l'ambiente stesso, risentono, come s'è detto, del generico dRmdmddtac di un fotoromanzo di lusso. Resta, del film che aveva in mente Pietrangeli, l'eleganza del tratto; eleganza che in molte sequenze specialmente d'interni, in molte immagini della bella Paola, e anche in taluno dei tanti ludi letterecci, non è soltanto esteriore. 1. p. Daniele Gaubert, interprete di « Come, quando, perché »

Persone citate: Antonio Pietrangeli, Doria, Horst Buchholz, Philippe Leroy, Pietrangeli, Sola, Valerio Zurlini, Zurlini

Luoghi citati: Argentina, Torino