Si indaga in Sicilia sui delitti impuniti commessi in sedici anni dalla mafia

Si indaga in Sicilia sui delitti impuniti commessi in sedici anni dalla mafia iiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiii untili un inumi Le imprese della lupara di nuovo all'esame della Commissione Tam Si indaga in Sicilia sui delitti impuniti commessi in sedici anni dalla mafia Una relazione presentata a Roma da un consigliere di Corte d'Appello e da uh ufficiale dei carabinieri - Tra i molti crimini è l'eccidio dei tre fratelli Cassata, uno dei quali aveva 12 anni - La «catena di sangue» sui monti Nebrodi (Dal nostro corrispondente) Palermo, 7 novembre. Quindici omicidi, quattro tentati omicidi, un numero imprecisato e certo incalcolabile di abigeati, estorsioni, ricatti, vessazioni d'ogni tipo e nemmeno un colpevole identificato a cui far pagare il conto con la giustizia e la società. Tutto è avvenuto all'incirca in sedici anni, dal 1953 ad ora. sui Monti Nebrodi in provincia di Messi na ed al confine con i monti palermitani delle Madonie. sui quali svetta Rocca Busambra dov'è stato trovato da poco il cimitero della mafia di Corleone. Su questi delitti è tornata ora ad indagare la Commis sione parlamentare antimafia. Il presidente deputato geno vese Cattanei. democristiano ha inviato giorni ta a Mistretta il consigliere di Corte d'Appello Romolo Pietroni ed il colonnello dei carabinieri Aiello. Rientrati a Roma, do¬ po avere interrogato fra gli altri il procuratore della Repubblica di Mistretta. Gullotti, il sindaco di Mistretta ed il comandante dei carabinieri, gli ispettori stanno redigendo un rapporto che consegneranno al più presto al l'on. Cattanei; poi, si dice, torneranno a Mistretta per colmare i molti vuoti dovuti al fatto che la loro visita è durata appena un giorno. Fra gli episodi di maggiore rilievo (come la strage dei fratelli Mauro, Rosario ed Angelo Cassata, quest'ultimo appena dodicenne, massacrati a lupara all'alba del 4 maggio del 1958 mentre stavano raggiungendo la mandria dopo una notte di festeggiamenti alla Madonna Immacolata) v'è l'uccisione, sempre con la lupara, dell'assessore socialista di Tusa. Carmelo Batta glia. Anche il padre di Battaglia, quarant'anni fa. era stato ucciso: da alcuni ladri di animali, che poi gli inUlaro- no una pietra in bocca, segno che chiunque doveva tacere sul fatto. L'inizio della catena di sangue sui Nebrodi st fa risalire al 1953, ma sicuramente essa ha origini ben più remote. Ancora nell'ultimo dopoguerra bande armate scorrevano per le campagne e per i pascoli seminando morte e ter rore. Predavano ed uccide vano per un sacco di grano o un vitello da sgozzare e mangiare su nei monti dove cercavano dì'sfuggire alle ricerche delle forze dell'ordine. Nel 1953 a Pettineo viene ucciso il possidente Angelo Turrìsi. Sembra un fatto isolato e. chissà, forse lo è davvero. Tre anni dopo, però, a Castel di Lucio (siamo sempre in un raggio di una cinquantina di chilometri) cade il contadino Rosario Patti. L'anno appresso a Tusa, è il turno di una guardia giurata, Francesco Frasconà, su cui l'assassino infierisce barbaramente, sfigurandone il cadavere. Due attentati talliscono « le vittime designate riescono a sfuggire alla morte per po chissimo Sì tratta dei tentati omicidi di Francesco Gagliano e di Francesco Cangelosi. Ma non c'è tregua. Si continua nel 1958. quando viene ucciso Francesco Nicolosi. Di lì a poco, scompare misteriosamente Vincenzo Franco: lo ritrovano cinque mesi dopo sotterrato. Per ucciderlo l'avevano strangolato. Ancora quell'anno avviene la strage dei tre fratelli Cassata. Nel 1959. il pastore Calogero Calanni-Macchi viene bersagliato a lupara vicino a Tusa: anche lui muore sul colpo. Gli investigatori, non disponendo di alcuna traccia * cir condati dalla più totale omer tà. archiviano anche questo delitto. Nel 1962. la lupara tuona di nuovo a Pettineo la vittima di turno è ii pastore Sebastiano Russo, seguito di po co da Angelo Rampulla ucciso a Tusa L'anno successivo, fallisce l'omicidio di Carmelo Scialabra; il 29 dicembre 65 in una contrada del Mistrettese, gli « ignoti » uccidono, sempre a lupara, la guardia giurata Calogero Marchese Qualche mese siamo nel 1966 ed ammazzano il pastore Giuseppe Alercia, a Castel di Tusa ed il 24 marzo viene com messo l'omicidio Battaglia Segue il tentato omicidio, nel 1968, di Giuseppe Amato, bidello delle scuole elementari di Castel di Lucio e qualche mese ta. poco distante, viene uccìso il pastore Pietro Cor pora. Ma è l'omicidio Battaglia che sollevò il «caso dei Nebrodi ». mentre st moltiplicavano le interrogazioni parlamenta ri Carmelo Battaglia era di rigente della cooperativa «San Placido» 'he assieme alla eoo perativa « Risveglio Alesino » aveva ottenuto da poco il teu do Foieri. 270 ettari tutti a pascolo Nei suo « Rapporto antimafia u che uscirò il me se prossimo edito da Sciascia Roberto rium scrive « Tra t vecchi pastori abituati a por tare le mandrie nel feudo sen za chiedere permesso a nessu no ed i soci della cooperativa erano nati subito rapporti molto tesi. Cozzavano due mentalità: una vecchia, testarda nel voler rispettati antichi privilegi che, contratti o non contratti, aveva sempre fatto rispettare, e la nuova che ragionava in termini di legalità e non accettava imposizioni ». « In 'questo senso nelle tre fucilate contro Carmelo Battaglia si può trovare un sicuro motivo politico:. politico nel senso più ampio della parola; la sua attività di uomo moderno in un paese come Tusa ancorato all'omertà, al silenzio, al sopruso, posto al centro di terréni'"buoni per pascolo, ma pure per trasformazioni produttive, si scontrò contro il tipo di mafia agricola più intransigente ». Scrive ancora Cluni: « Sull'omicidio Battaglia iniziarono ad indagare la , Squadra Mobile, il Nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri di Messina ed il vicequestore Mangano seguendo tesi analoghe che avrebbero portato ad individuare tra i vecchi " ras " del feudo gli assassini. Ma le indagini si arenarono. E" opinione generale che Mangano fosse giunto molto vicino alla verità ». Quest'ultima affermazione, d'altra parte, emerse da una dichiarazione dello stesso capo della polizia Angelo Vicari. Nel -suo. disQorsq inaugurale-dell'anno giudiziario '67 l'allora procuratore generale della Corte d'Appello di Messina, Pietro Rossi, come annota Mario Ovazza nel suo « caso Battaglia », aveva dichiarato che « per alcuni di questi delitti non è stato possibile perseguire gli autori perché rimasti ancora ignoti Per uno degli omicidi, e precisamente quello di Carmelo Battaglia, assessore comuna le di Tusa, è stato avanzato il sospetto che potesse trattarsi di delitto di mafia. Facendo l'istruttoria contro i presunti autori, data l'occasione di costatare un'ostinata omertà che riflette la persistenza nell'ambiente di una mentalità non ancora libera dai tristi retaggi della mafia è stato ritenuto opportuno procedere all'applicazione di misure di prevenzione ». Ma il soggiorno obbligato e la sorveglianza speciale non hanno legato le mani alla mafia dei Nebrodi. che dal 67 ad ora ha continuato ad uccidere. E' ora la Commissione antimafia vuole vedere chiaro non tanto nei delitti quanto su come e quanto si sia cercato di scoprirne i colpevoli. Antonio Ravidà Carmelo Battaglia, il sindacalista ucciso (Telefoto)