Per la "carestia di nickel,, emergenza in Inghilterra di Carlo Cavicchioli

Per la "carestia di nickel,, emergenza in Inghilterra Inviati della Rolls Royce girano il paese alla ricerca di rottami Per la "carestia di nickel,, emergenza in Inghilterra Industrie siderurgiche, aeronautiche, chimiche, sono sull'orlo d'una gravissima crisi Alla scarsità ormai cronica del metallo si è aggiunto lo sciopero nelle miniere canadesi (Nostro servizio particolare) Londra, 6 novembre. La crescente scarsità di nickel, componente primario delle più importanti leghe di acciaio inossidabile, sta spingendo decine di industrie britanniche sull'orlo di una gravissima crisi. « Di questo passo — ha scritto un esperto del settore — vedremo presto anche ì paraurti e gli altri pezzi un tempo scintillanti delle Rolls Royce semplicemente verniciati alla meglio ». Ma non saranno solo le automobili a subire le conseguenze della « carestia del nickel ». Ne risentono già i grandi complessi siderurgici, quelli chimici, le fabbriche di aeroplani e motori d'aviazione, quelle di posatene e coltelli. Vi è il rischio che decine di migliaia di operai debbano esser lasciati a casa per mancanza di lavoro. Vi è il pericolo che molte esportazioni siano dilazionate o sospese, con riflessi pesanti sulla bilancia commerciale del Regno Unito. Ad acutizzare in modo « traumatico » il problema del nickel è stato lo sciopero nelle miniere del Canada che sono fra le massime produttrici del mondo occidentale. Il flusso verso l'Inghilterra, cui abbisognano annualmente almeno 40 mila tonnellate di nickel, si è ridotto di un terzo. L'agitazione dei minatori canadesi si è protratta già per oltre 17 settimane, e in ogni caso sembra ci vogliano adesso almeno sei mesi per ricondurre la produzione alla normalità. Ma gli scioperi menzionati non sono che un aspetto relativamente marginale d'una crisi più profonda e vasta, di portata mondiale. Il fatto è che nel globo intero non si estrae abbastanza nickel per far fronte alle necessità sempre maggiori della tecnologia moderna. Mentre la domanda negli ultimi anni è cresciuta del 40 per cento, la produzione è salita solo del trenta. Per dare un'idea della sproporzione, si pensi che il nickel sul mercato libero è quotato oggi 7200 sterline (10 milioni e 800 mila lire) la tonnellata, contro un prezzo ufficiale — fissato dalle massime compagnie, quali la Inco e la Falconbridge — di 986 sterline. Non è unicamente la Gran Bretagna a soffrire della carestia: più di lei stanno entrando in difficoltà l'America e la Germania. Il nickel è uno degli elementi più versatili della natura. La sua applicazione più comune è quale additivo agli acciai per accrescerne la forza e la durezza. Esso è vitale nei motori d'aeroplani e nei condotti a pressione per i gas liquefatti e varie sostan ze chimiche. E' indispensabile nelle cromature e in una infinità di nuove leghe. Pochissimi apparecchi di uso corrente ne possono fare a meno. Il consumo del nickel nell'emisfero non comunista è stato valutato per il 1968 a 360 mila tonnellate, più del doppio rispetto al 1960. Di fronte all'aggravarsi del problema le industrie del Regno Unito sono all'affannosa ricerca di rimedi e alternative, in contatto costante col governo che segue preoccupato gli sviluppi del dramma. Il 26 luglio 11 ministero del Commercio, presentendo la bufera, aveva decretato una serie di controlli sulle esportazioni di prodotti in nickel e derivati allo scopo di dirottare il metallo alle industrie più importanti, preservando le scorte. Al momento le autorità stanno elaborando coi fornitori uno « schema di precedenze ». Ma si ha il timore che lo schema, in mancanza della materia prima, serva assai poco. Un alto esponente della confederazione delle industrie, E. W. Greensmith, ha riassunto in una dichiarazione al Times la situazione in questi termini: « L'oleodotto mondiale del nickel si sta prosciugando ». Il governo di Londra dispone di scorte strategiche di nickel pari a 1396 tonnellate, molto meno del quantitativo prestabilito che era di duemila tonnellate. Questo deposito dovrebbe esser usato con cautela e in caso di bisogno assoluto per le necessità della difesa. Si è prospettata adesso l'eventualità di dichiarare uno « stato di emergenza industriale » e di venire in soccorso con le riserve a quei settori, vitali per l'esportazione, che rimanessero bloccati. Ma 1396 tonnellate son poca cosa. La sola British Steel Corporation, che già ha ridotto del 30 per cento la produzione di acciaio Inossidabile, ne avrebbe richieste per quest'anno 12 mila tonnellate. Inviati della Rolls Royce, un'altra affamata di nickel per auto e motori a reazione, girano per il paese come ferrivecchi alla caccia di rottami di nickel da recuperare. Gli unici a rallegrarsi sono i cittadini che hanno comprato in Borsa azioni di Compagnie minerarie del nickel. I titoli della « Poseidon », definita dal Times « una società per ricerche estrattive del nickel con oscure concessioni nell'Australia occidentale » sono saliti In un mese e mezzo di quaranta volte. Carlo Cavicchioli