Era forte come un atleta un male lo ha reso inerte

Era forte come un atleta un male lo ha reso inerte Il dramma di un giovane operaio valdostano Era forte come un atleta un male lo ha reso inerte A trentanni, per un'atrofia muscolare progressiva, ha necessità di assistenza come il suo piccolo di tre mesi - « Specchio dei tempi » gli ha portato un primo aiuto (Dal nostro inviato speciale) Aosta, 5 novembre. Nei quotidiani viaggi intorno alla sventura, Specchio dei tempi si trova spesso davanti a drammi che è possibile alleviare con un aiuto economico, la collaborazione di valenti medici o la comprensione delle autorità. Purtroppo, un soccorso materiale talvolta non basta per asciugare una lacrima e anche l'appoggio della scienza deve rassegnarsi alla sconfitta. Sono queste le vicende che più ci rattristano: perché si vorrebbe fare molto, e non si può fare nulla. Un'accorata segnalazione ci ha portati in una casetta di Argnod, una borgata di Quart alle soglie di Aosta. Un uomo dalla corporatura atletica piange in silenzio, seduto vicino alla stufa. Una giovane donna si prodiga per rincuorarlo, ma il suo volto è rigato di pianto. Nella culla un bambino di 3 mesi riposa sereno, succhiando il biberon. Tre esseri umani accomunati da un destino atroce. Remo Torgneur ha trent'anni. A nove saliva già sulla montagna per aiutare il padre boscaiòlo. Poi aveva trovato lavoro come carpentiere ad Aosta. Un salario sicuro, la possibilità di crearsi una famiglia, di sposare la brava ragazza con la quale era fidanzato: Renata Artaz, oggi venticinquenne. All'improvviso, il crollo dei progetti per l'avvenire. Nel 1965 Remo Torgneur comincia a sentirsi debole, a perdere le forze. Deve smettere di lavorare. Un ricovero in due ospedali di Torino, un terzo al Mauriziano di Aosta. Un delicato intervento chirurgico, un viaggio in Svizzera per farsi visitare in una clinica specializzata. Il responso non lascia dubbi: «morbo di Aran-Duchenne-Erb », meglio conosciuto come « atrofia muscolare progressiva ». Una infermità che finora si combatte con palliativi, ma contro la quale non esiste un rimedio valido. A poco a poco Remo Torgneur ha perduto quasi completamente l'uso delle gambe e delle braccia, la casa si è trasformata in un luogo di clausura. Nel frattempo la moglie ha dato alla luce una splendida creatura, Adriano. « Sono come lui — mormora l'invalido, tra i singhiozzi — devono imboccarmi, vestirmi, sorreggermi per spostarmi dal letto alla sedia. Come non bastasse, c'è lo spettro della miseria. Tiriamo avanti con le 18 mila lire al mese che mi passa la Previdenza e un po' d'aiuto che ci danno i miei genitori, entrambi anziani e pensionati ». Un uomo che si sente distrutto fisicamente e moralmente, una sposa ammirevole per la dedizione e il coraggio con cui affronta la situazione e cerca di nascondere la pena. Di fronte ad un dolore così vero, ad un caso tanto meritevole di conforto ci sentiamo inermi. Qualche parola di speranza, di fiducia nei continui progressi della medicina, un augurio di miglioramento. E un gesto di solidarietà, sotto forma di 200 mila lire per i bisogni immediati. I valdostani sono gente dignitosa, abituata a guadagnarsi; fa vita cojj te proprie fatteci, e là perseveranza dei montanari. I coniugi Torgneur hanno accettato il modesto dono di Specchio dei tem.pi con la riconoscenza del naufrago che si vede tendere una mano mentre sta per colare a picco, e che per esprimersi non si dilunga in frasi di circostanza. Un sorriso, uno sguardo limpido, un « grazie » che sale dal cuore. Giorgio Lunt Remo Torgneur con la moglie e la bimba di tre mesi

Persone citate: Giorgio Lunt, Remo Torgneur, Renata Artaz, Torgneur

Luoghi citati: Aosta, Quart, Svizzera, Torino