Studiano un nuovo metodo di produzione industriale
Studiano un nuovo metodo di produzione industriale Cento esperti a Torino da tutto il mondo , Studiano un nuovo metodo di produzione industriale Un centinaio di esperti, venuti da ogni parte del mondo — compresa l'Unione Sovietica e persino la Nuova Zelanda — discutono da oggi a Torino, nel palazzo del Centro internazionale di perfezionamento professionale e tecnico, le possibilità concrete di organizzare la produzione industriale con un sistema di «raggruppamento di mezzi». Si tratta di una rivoluzionaria tecnica organizzativa che dovrebbe consentire (gli esperimenti già fatti lo hanno provato in modo concreto), una riduzione del ciclo di fabbricazione, una maggior rotazione e una diminuzione degli « stocks ». E' un problema che tocca, in modo esplicito, le aziende che fabbricano prodotti non in gran serie e differenti gli uni dagli altri. Il « colloquio » tra gli esperti, che è stato aperto stamane con gli interventi del francese Blamont, direttore del Centro Internazionale di Torino, del neozelandese Milite e del sovietico Mitrofanov, si concluderà nella mattinata di sabato 13 settembre. Ci sono industrie che producono a catena (dal cemento al pane, dalle automobili ai frigoriferi), e ci sono industrie che fabbricano invece una gran varietà di prodotti finiti, impresa che impone una organizzazione aziendale forse di dimensioni inferiori, ma certamente più complicata, per la necessità di sfruttare la stessa macchina per più lavorazioni, per una maggior circolazione delle materie attraverso l'officina, per l'obbligo di avere più imponenti riserve di prodotti finiti. «L'organizzazione per questo tipo dì produzione», sostiene John L. Burbidge, professore di gestione della produzione al Centro di Torino, « non ha subito cambiamenti importanti dall'epoca della rivoluzione industriale. C'è stata, naturalmente, una evoluzione tecnologica e si sono avuti miglioramenti dei metodi impiegati, ma ì principi di base della produzione sono rimasti, più o meno, gli stessi che erano applicati nel 1350 all'arsenale di Venezia o, nel 1680, alle fonderie Soho di Birmingham». Il giudizio può sembrare paradossale all'epoca della tecnologia spaziale e degli elaboratori elettronici, ma coglie il punto debole di una industria che, per mano d'opera e produzione, ha un peso enorme nell'economia contemporanea. L'idea nuova — un'idea semplice, come lo fu quella che spinse Ford ad adottare le catene di lavorazione nelle sue fabbriche di Detroit — viene definita dagli esperti « organizzazione della produzione per famiglie di pezzi». Si tratta, in altre parole, di identificare analogie di produzione nei vari pezzi fabbricati, di raggrupparne le macchine necessarie per lavorarli, e di costruire una struttura aziendale che consenta di avvalersi della maggior parte dei vantaggi economici della produzione a catena. Gli studiosi hanno messo a punto vari sistemi per individuare queste « famiglie » di prodotti, e hanno studiato nuovi schemi di lavorazione, che riguardano tutto il ciclo di fabbrica, dai magazzini di materie prime, all'ubicazione delle macchine, ai depositi dei prodotti finiti. s. d.
Persone citate: Burbidge, Mitrofanov, Soho
Luoghi citati: Birmingham, Detroit, Nuova Zelanda, Torino, Unione Sovietica, Venezia
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