Il petrolio libico riprende la strada delle esportazioni di Giorgio Fattori

Il petrolio libico riprende la strada delle esportazioni La Giunta rivoluzionaria assicura il ritorno alla normalità Il petrolio libico riprende la strada delle esportazioni Lo ha dichiarato un esponente dei militari al potere, il quale non ha voluto precisare se le basi militari potranno rimanere nel Paese - Qualche contrasto tra giovani ufficiali baathisti e la fazione filonasseriana ritarderebbe la composizione del governo • Riprese le comunicazioni telefoniche con l'estero - Oggi aperti uffici e banche nostro servizio Ras Aghir (Frontiera con la Libia), lunedi matt. I primi soldati dell'esercito rivoluzionario che incontriamo, pochi chilometri dopo la frontiera tunisina, sono tutti molto giovani, berberi dell'interno e cirenaici. Sono in divisa verde da campo e armati di mitragliatori. Molto allegri e rilassati, sì passano i primi giornali usciti a Tripoli, che presentano grandi vignette satiriche in cui si vedono ufficiali dell'Armata portare la bara del vecchio regime fra gli applausi festanti della popolazione e una fiaccola rivoluzionaria che scaccia grandi topi neri, i nemici della nuova Libia. L'aria è d'un sicuro trionfo. C'è meno tensione, anche se gli aeroporti restano chiusi. Nelle strade il traffico è scarso: passano auto di libici sorpresi all'estero dal colpo di Stato e piccoli gruppi di manovali tunisini che lavorano a Zuara, oltre confine. Molta gente aspetta da giorni a Ben Ghardan il permesso di passare e i veterani del bivacco fanno notare che il comportamento dei soldati libici è adesso meno brusco e diffidente. Anche i poliziotti di frontiera tunisini e ì soldati libici al posto di confine si sono, scambiati i primi saluti. La preoccupazione dell'autorità rivoluzionaria di filtrare con estrema lentezza e rigore l'ingresso degli stranieri sembra l'ultima misura di emergenza militare oltre il coprifuoco notturno. I riconoscimenti a catena delle grandi potenze hanno ormai liquidato ogni possibile speranza dell'ex re il quale, del resto, sembra disposto ad abdicare purché gli sì permetta di tornare. Degli incidenti a fuoco, ri- petutamente segnalati, nelle oasi di Cufra, a sud di Bengasi, non si hanno più. informazioni. La giunta dei militari ha definitivamente vinto il primo tempo lei colpo di Stato e ora si presentano i giorni delicati dell'assestamento. Da ventìquattr'ore si attende la composizione del nuovo governo per diradare la nuvola di mistero che circonda protagonisti e sicuri sostenitori del putsch. La lentezza nel dare l'annuncio è interpretata da alcuni come l'affiorare di qualche contrasto tra la fazione filonasseriana e quella baathista dei giovani ufficiali, che si trovano dì fronte in una presunta divisione del potere. Sono congetture ancora senza possibilità di riscontro. L'atteggiamento euforico di moltissimi libici che rientrano in patria sta solo a provare che re Idris perde di giorno in giorno gli incerti e i sostenitori. A Tripoli, dove è arrivata in porto per prima una navetraghetto italiana, la situazione è perfettamente calma e molti turisti, approfittando del caldo della domenica, sono tornati sulle spiagge. Da domani uffici e banche dovrebbero cominciare a riaprire e si pensa che verranno allentati di più i blocchi militari disposti ad intervalli dì pochi chilometri sulle strade verso l'Egittq e Ifl Tunisìa: Ottno?!»' □ La Libia sta, archiviando: in fretta il colpo di Stato, J anche se ci vorrà tempo prima che tutti i retroscena misteriosi di questi giorni possano essere conosciuti. Da ieri, le comunicazioni telefoniche con Tripoli sono state riattivate. Non così quelle con Bengasi e ciò lascerebbe presumere che qualche focolaio dissidente continua, in Cirenaica, ad opporsi al nuovo regime. Intanto, il regime rivoluzionario ha annunciato ieri di avere liberato tutti i prigionieri politici. L'annuncio, diffuso da Radiò Tripoli, non ha precisato quante persone abbiano lasciato il carcere. Diverse centinaia di cittadini erano state imprigionate nel passato per complotto o per dimostrazioni fllonasseriane contro re Idris. E' questo il secondo contingente liberato dal carcere. Immediatamente dopo il colpo di Stato del 1' settembre, la Giunta militare aveva annunciato che diversi soldati ed ufficiali, imprigionati per aver tentato di unirsi alle forze egiziane nella guerra ■ contro Israele nel 1967, erano stati posti in libertà. Che si vada verso la normalizzazione, e nello stesso tempo che rimangano ancora aperti numerosi problemi, è dimostrato da una intervista telefonica che un esponente dei militari ha concesso a un giornalista della France Press. L'unica cosa certa riguarda il petrolio il cui flusso verso l'estero è già tornato normale. Ecco il testo dell'intervista. — Quali sono gli obiettivi del Consiglio della rivoluzione sul piano interno, sul piano arabo e sul piano estero? — Socialismo, liberazione e unione. — E' esatto che rappresentanti del Consiglio della rivoluzione si recheranno in Grecia per ricevere il testo dell'abdicazione di re Idris? — Non è stata resa pubblica alcuna decisione a tale riguardo. — Saranno resi pubblici i nomi dei membri del Consiglio? — Se Dio vuole. — Sarà formato un governo tra breve? — Se Dio vuole. — La produzione e l'esportazione dì petrolio sono state riprese? — Queste due attività proseguono normalmente. — Quando saranno riaperte le frontiere? — Ben presto. — L'attività nel Paese è stata ripresa normalmente? — Essa è normale tra le 7 e le 19. — Sono state arrestate personalità libiche? In caso affermativo, saranno processate? — Non voglio rispondere a tale domanda. — Le basi militari straniere possono riprendere la loro attività normale? — Questa risposta è di compentenza del Consiglio della rivoluzione. L'interlocutore libico ha tenuto a concludere dichiarando: « La situazione nel Paese è normale. Tutti i cittadini libici sono soddisfatti e felici. La vita è normale ». La personalità libica ha risposto con tono deciso, senza esitazione e con una precisa scelta delle parole. Giorgio Fattori ♦ Nel porto di Bengasi, sul lungomare, una pattuglia presso un cannoncino montato su una jeep (Telefoto U.P.I.)

Persone citate: Ben Ghardan