Lo studente racconta i giorni di prigionia

Lo studente racconta i giorni di prigionia Incontro con il giovane romano nella caserma dei carabinieri di Norcia Lo studente racconta i giorni di prigionia L'ultima notte fu la più drammatica: «Ero a faccia a faccia con un bandito inquieto che mi minacciava di morte» - Per tutto il tempo è stato bendato - Dice di non essere in grado di riconoscere i suoi rapitori - Appare sfinito dopo la terribile avventura (Dal nostro inviato speciale) Norcia, 30 ottobre. — Ecco, queste sono mille lire, prendile. Se entro le cinque del pomeriggio non sarò tornato potrai scendere a valle e telefonare alla tua famiglia per farti venire a prendere. Se ti togli la benda prima delle 17 tornerò ad ucciderti. Ti ammazzerò come un cane. Pallido, emaciato, debilitato da marce estenuanti, Egidio Bonanni racconta, nella caserma dei carabinieri di Norcia, il suo ultimo contatto con Luigi Mele, il bandito sardo che per 8 giorni ha avuto l'incarico di custodirlo. Il giovane studente universitario appare sfinito. Sono passate appena quattro ore dalla sua liberazione e ha gli occhi arrossati: è rimasto bendato per otto giorni e non riesce ancora ad abituare la vista alla luce del giorno, ai flash insistenti dei fotografi, alle lampade della televisione. — E' stata una notte drammatica. La ricorderò: a faccia a faccia con un bandito inquieto che mi minacciava di morte, preoccupato per la sorte dei suoi tre compagni. Nervoso, sospettoso per il minimo rumore nella boscaglia. Sapeva dì essere braccato e aveva paura. Una notte interminabile, con un uomo che cercava di fuggire trascinandosi dietro un ostaggio ormai incomodo. — Come si sono comportati i suoi rapitori? — Bene fino a ieri. Quando li ho avvertiti che soffrivo di cuore e non potevo sforzarmi mi hanno anche procurato le medicine che avevo loro indicato. Mi hanno fatto mangiare abbondantemente... Soltanto ieri, quando nel pomerìggio il terzo uomo è sceso a valle per rifornire la dispensa, ho avuto paura. Sono rimasto solò nell'ovile di Forca di Presta con Luigi Mele. Man mano che le ore passavano il mio guardiano si insospettiva, mi minacciava, mi intimava il silenzio anche quando tacevo. Poi è scesa la notte, una notte, .tre* menda. — Ha pensato che avrebbero potuto ucciderlo? — Sì, nelle prime 24 ore ero convinto di morire, ho sentito la morte dentro di me. E' una sensazic ^rana: si avverte soltanto un gran freddo e le idee si fanno confuse. Avevo gli occhi bendati e al minimo rumore pensavo che mi stessero per sparare e mi preparavo alla morte. — Aveva mai visto prima i suoi rapitori? — No, mai. — Potrebbe riconoscerli? — Assolutamente no. Quando mi catturarono mentre rientravo in villa erano mascherati. Subito dopo mi hanno bendato. — Conosceva la zona-, del Monte Vettore dove l'hanno tenuto nascosto? — No, non ero mai stato da queste parti. — Che cosa ha fatto durante questi otto giorni? — Ero obbligato a restare sdraiato a terra su un pagliericcio e non potevo muovermi. Ho dormito molto, ma a intervalli brevi mi svegliavo in preda agli incubi. Mangiavo e quando me lo consentivano ascoltavo una radiolina a transistor. — Per quante ore ha marciato? — Non potrei dirlo. Ci siamo spostati essenzialmente in auto. Di giorno mi costrìngevano a rimanere all'interno della capanna. Di notte mi facevano muovere nella boscaglia, senza andare troppo lontano. — Era legato durante gli spostamenti? — Sì, durante gli spostamenti avevo le braccia serrate dietro la schiena; all'interno della capanna rimanevo invece slegato, ma ero costretto a restare sdraiato a terra. — Le hanno mai parlato del riscatto? — Sì, era in pratica l'unica cosa di cui discutevamo. Mi dicevano che appena versata la somma sarei tornato libero. In caso contrario ,rr)i avrebbero ucciso. Sapevo che i miei genitori non avrebbero potuto pagare la prima cifra richiesta e avevo paura. Col passare dei giorni la paura aumentava. Cresceva però anche la speranza che si stesse trattando per il rilascio. — I quattro banditi erano armati? — Su questo non posso rispondere. Ora però basta: lasciatemi stare, sono stanco. Oggi sono rinato, ma sono stanchissimo. Non ce la faccio a rispondere ancora. Francesco Santini Norcia. Egidio Bonanni, il giovane rapito, racconta ai giornalisti la sua avventura (Telefoto Ansa) HiHriiiiiM)iii!ii!iiiti!iiiiHiiiiiiiii ni im ni inn i in r i r 11 n 111 m 11 i i hi n 11 :ui :;i ni il i in h i ium ! 11 ci ; hìimihu inn in ;ì i iniritnii in i; m 11 r 1111 n t ni mi lini 11 n n i n 111 [ n 111 tu n 11:111 : i ! i) ti Roma. Luigi Mele, da sinistra in alto, Domenico Arbau, Domenico Asole e Giovanni Brundu, i rapitori (Telefoto)

Persone citate: Domenico Arbau, Domenico Asole, Egidio Bonanni, Francesco Santini, Giovanni Brundu, Luigi Mele, Presta

Luoghi citati: Norcia