Il Pontefice ha accolto la proposta di riunire il Sinodo ogni due anni

Il Pontefice ha accolto la proposta di riunire il Sinodo ogni due anni L'assemblea dei vescovi si è conclusa dopo sedici giorni Il Pontefice ha accolto la proposta di riunire il Sinodo ogni due anni Rumorosa e contrastata la votazione sul messaggio finale ai sacerdoti - Ogni decisione sui problemi del clero, non trattati nell'adunanza, è stata rinviata a questa mattina (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 27 ott. Dopo una contrastata e rumorosa votazione su un messaggio finale ai sacerdoti, Paolo VI ha chiuso stamane il Sinodo straordinario. Nel suo discorso il Papa, pur ribadendo il primato pontificio, ha detto di accogliere due fondamentali richieste avanzate dall'assemblea episcopale nel corso dei lavori durati 16 giorni. La prima richiesta è che il Sinodo generale, cioè composto in prevalenza di delegati eletti dai Vescovi, si riunisca regolarmente ogni due anni, salve circostanze eccezionali, a far data da quest'anno: il prossimo Sinodo, quindi, dovrebbe tenersi nel 1971. La seconda richiesta riguarda l'inserimento di alcuni Vescovi, scelti secondo modalità da stabilirsi, nel segretariato permanente del Sinodo, che sarà rafforzato in Vaticano: in tal modo si garantirà una maggior presenza degli episcopati nel centro di collegamento fra la Curia Romana e le conferenze episcopali. Altro punto rilevante: Paolo VI ha assicurato che sarà « sua premura oltreché chiaro dovere » di esaminare personalmente gli emendamenti espressi stamattina dai Padri Sinodali nei suffragi sui 13 quesiti relativi alle forme concrete di collegialità fra il Papa e i Vescovi e sui 5 quesiti circoscritti al rafforzamento della collaborazione fra gli episcopati. Sembra che su 140 votanti vi siano stati, nella prima votazione, 40 placet (sì senza riserve), 13 placet juxta modum (sì con riserve) e 87 scripto tradam (ossia « darò il voto per iscritto », cioè in segreto); nella seconda votazione 80 placet, 13 placet juxta modum e 47 voti segreti. Si dice che, soprattutto sul primo documento circa il nuovo meccanismo del rapporto fra Vescovi e S. Sede, abbiano votato per iscritto, per opposti motivi d'insoddisfazione, sia i conservatori (Tisserant, Aloisi Masella, Wyszynski ed altri), sia i progressisti (Alfrink, Willebrands ed altri). Il tedesco Doepfner, progressista, non ha partecipato al voto essendo partito ieri da Roma, non si sa per quali motivi. I risultati ufficiali del duplice scrutinio si conosceranno domattina nel corso d'una seduta supplementare del Sinodo resa necessaria da questo computo, ma soprattutto dalla divisione prodottasi, stamane in assemblea, alla lettura del messaggio al clero e d'una dichiarazione conclusiva sul Sinodo, fatta dal presidente di turno, card. Carlo Confalonieri. Un « flebile applauso », riferiscono fonti autorizzate, ha accolto i documenti; il card. Confalonieri l'ha interpretato come un'approvazione, ma ciò ha suscitato un tambureggiare di tavolette, battute da numerosi vescovi, che la contestavano. E' seguito il consueto rinfresco di mezz'ora, durante il quale almeno trenta presuli hanno manifestato il proprio dissenso sul testo delle dichiarazioni, specie del messaggio al clero ritenuto « insufficiente », ed hanno chiesto che esse fossero redatte con modifiche suggerite dall'assemblea. Ripresa la seduta, Confalonieri ha detto che potevano essere presentati subito gli emendamenti alle due dichiarazioni. Ma il card. Pericle Felici, presidente della Commissione per la riforma del diritto canonico, ha proposto che il messaggio sinodale al clero fosse sostituito con il brano rivolto ai sacerdoti nel discorso di Paolo VI. A questo punto, una parte dell'assemblea ha battuto le tavolette dei banchi per dimostrare la propria disapprovazione. Nel tentativo di evitare l'evidente disaccordo sul problema del sacerdozio, non trattato dal Sinodo apertosi 1*11 ottobre con l'eco delle riunioni romane dei preti contestatori, si è convenuto di rinviare ogni decisione alla « coda » di domattina. Nel frattempo due commissioni cercano di concordare testi capaci di ottenere il consenso assembleare. Nel suo discorso Paolo VI ha confermato la volontà di attuare la collegialità che deve produrre, ha detto, maggior comunione ed organica collaborazione Ira il Papa e i vescovi, e « non rivalità di potere o difficoltà di ordinato ed efficace governo » della Chiesa. Ha avvertito che tutto ciò sarà da lui realizzato senza « rinunciare mai — com'è ovvio — a quei compiti e a quelle responsabilità specifiche che gli impone il Primato, conferito da Cristo stesso a Pietro ». Dopo un omaggio al Papa pronunciato dal card'. Koenig, il Sinodo si è trasferito in S. Pietro per un Te Deum. Quindi Paolo VI ha ricevuto nel proprio studio, uno per uno, i vescovi, donando a ciascuno un calice. Poco dopo il primate belga Suenens ha detto ai giornalisti che nel Sinodo è stata « messo a punto la meccanica del motore evidentemente per fare un lungo viaggio». A suo giudizio, però, si è 1 troppo insistito sul primato riservando un'accentuazione minore e spesso, controversa alla corresponsabilità dei vescovi, sancita dal Concilio Anche il linguaggio dei documenti sinodali è da lui ritenuto anacronistico. Ad esempio si dice sempre « il S. Padre si degni » anziché « faccia » più o meno, ha osservato scherzando, come esordiva il confessore di Luigi XIV: « Mae sta, vuol dirmi quali peccati si è degnato di commettere?». Lamberto Fumo Roma. Cardinali e vescovi lasciano San Pietro dopo la cerimonia che ha concluso il Sinodo episcopale (Tel. A. P.iiiiimiiHiimmiimiuinmimiiimimHMmmm

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Roma