I grossi calibri in galleria

I grossi calibri in galleria Una serie di interessanti mostre d'arte a Torino I grossi calibri in galleria Una selezione di Max Ernst; opere di Sebastiani Matta; i concetti spaziali di Fontana; i quadri di Peverelli E' ben chiaro che su un quotidiano non si fa critica d'arte: non la consente il limite dello spazio e del tempo né la disponibilità del pubblico medio. E allora, cronaca, semplice informazione del lettore. Lui dovrà scegliere fra i tanti avvenimenti artistici della giornata quelli che lo interessano, su una traccia indicativa il più possibile proporzionata alla loro importanza. Ma l'informatore equanime, anzi, soprattutto « umano », non deve poi tacere i fatti, le attività minori. Tutti — come si dice — a questo mondo hanno diritto di vivere. In primo piano dunque la magnifica antologia di Max Ernst curata dal Tazzoli, eccezionale selezione (una ventina di dipinti dal 1924 al "52, pezzi rarissimi anche per le date lontane) perfettamente intonata allo stile della nuova «Galatea» (via Vela 8), oggi la più raffinata ed esclusiva galleria di Torino, studiata fin nella sua ubicazione sotterranea e nello squisito arredamento per gli intenditori più esigenti. Ernst fu uno dei protagonisti delle « Muse inquietanti », e come maestro del Surrealismo suscitò l'entusiasmo di migliaia di torinesi circa due anni fa. Ma adesso, in questi motivi trasfiguratori del naturale nel fantastico, in queste enigmatiche proposte di segrete allusività si pregia e si ammira anzitutto lo splendore della pittura in sé, indipendentemente dai significati misteriosi di cui si carica. La pittura di Ernst sembra un costante sforzo di condensazione di sé stessa; quella del cileno Sebastian Matta, altro famoso campione del Surrealismo, è invece tutta espanda, estroversa nei capricci dèli' immaginazione. come si può vedere nella sua mostra grandiosa a « La Bussola» (via Po 9), opere dal '52 al '67. Egli ha dichiarato: « La rappresentazione dell'uomo non può più essere quella che fu, noi conosciamo troppe cose »; e queste cose vagano, moltiplicate e frenetiche, in uno spazio che il suo critico Patrick Waldberg ha definito « un milieu non terrestre » per ottenere ciò che un altro suo critico ha definito: « la flguration de l'imaginaire ». Siamo perciò nel regno del sogno dove tutto diviene possibile. E il visionario Matta echeggia i temi prediletti del presente: fantascienza, pseudotecnica, avventura cosmica, e li fonde in un crogiuolo pittorico di superbe qualità coloristiche. Il « concetto spaziale », dopo il suo celebre Manifiesto Bianco (Buenos Aires, 1946), divenne per Lucio Fontana, scomparso l'anno scorso, una fissazione che lo condusse ai « buchi » e ai « tagli » che tutti conoscono. Ricerca di un nuovo spazio, di una nuova dimensione plastica, condotta con pertinacia e ingenuità commoventi. Se ne può seguire il corso nell'ampia mostra che gli ha dedicato la galleria « Martano » (via Battisti 3), e cogliere nel contempo la comicità della letteratura critica che l'accompagna, in pari grado ermetica e inconcludente. Con tale bagaglio teorico Fontana divenne il simbolo dell'avanguardia italiana, spesso risolvendo la sua tenacissima azione in un « nulla » artistico, e tuttavia sempre conservando la dote riconosciutagli da Marco Valsecchi: un'eleganza intellettuale, una misura di grazia. Prossimo alla cinquantina, Cesare Peverelli è nel pieno di una felicità inventiva che gli consente, con mezzi semplici apparentemente facili, quella sua « reinvenzione del reale » cui accenna Giovanni Arpino presentando il pittore milanese-parigino nella galleria Gissi di piazza Solferino 2: una mostra che un'ora dopo l'inaugurazione era costellata dei bollini rossi d'acqu' t . Ogni tema si svolge secondo un prefisso schema al quale l'intelligentissimo artista apporta le varianti suggerite da specifici attimi della sua sensibilità; sì che i « vetri » mutano di continuo le loro aeree trasparenze, le «canne» il loro spunto naturalistico, le « crisalidi » la loro (dice Arpino) radiografia d'un racconto onirico. Se il rombo dei grossi calibri copre le voci minori, resta, come si diceva in principio, il dovere dell'informa¬ zione. Al «Piemonte artistico culturale » (vìh Roma 260) la consueta collettiva d'autunno dei soci. Al « Punto » (via Principe Amedeo 1) un'altra non trascurabile testimonianza surrealistica con la mostra di Gaetano Carboni. Alla « Cassiopea » (via Cavour 8) freschi paesaggi e ben costruite figure di un bravo allievo del Micheletti, Furio Bersano. Alla « Caver » (Galleria Subalpina) le pacate, schiette vedute delle Langhe invernali del cuneese Umberto Reineri. Alla « Triade » (via S. Francesco da Paola n. 29) le strutture multiple di Michael Michaeledes presentate da~Aldo Passoni. Al «Settebello» (via Goito 6) personale di Gianni Arbrile. A « La Rocca » (via della Rocca 4) disegni di Achille Molteni, minutamente descrittivi. mar. ber.

Luoghi citati: Buenos Aires, Piemonte, Roma, Torino