"Nel tondo dei pozzo"

"Nel tondo dei pozzo" "Nel tondo dei pozzo" Se la malavita, organizzata si chiama « camorra » nel Napoletano e « mafia » in Sicilia, nella Calabria meridionale ha diversi nomi: « l'onorata società », « la fibbia ». « la giusta». Esiste da quasi duecento anni, periodicamente viene stroncata, ma le sue radici sono pur sempre là. tra Reggio Calabria, Palmi sul Tirreno e Locri sullo Jonio: un triangolo che si stende tra le solitudini e le miserie dell'Aspromonte. La cima più alta è Montallo, 1956 metri sul livello del mare; da ogni lato monti coperti da faggeti, abetaie, pinete. Quasi non scorgete un paese, una casa. Pare di essere soli sulla vetta del mondo. Domenica scorsa a Montalto si erano dati convegno circa 150 capi della malavita locale e i loro aiutanti; il più giovane aveva 18 anni, il più anziano 74. Dovevano decidere sul da farsi. Quattordici anni fa, « l'onorata società » dovè mettersi in letargo in seguito a quella che fu chiamata « operazione Marzano »: siccome l'organizzazione era diventata troppo arrogante, imponeva « tangenti » troppo onerose e uccideva più del solito (a Oppido sette persone furono uccise in dieci giorni nel luglio 1955), al questore Marzano vennero dati ampi poteri e mezzi adeguati per reprimere l'eccessiva baldanza degli associati. Molti furono gli arresti, molti di più i confinati, e il numero dei reati palesi diminuì rapidamente. Ora a Reggio Calabria c'è il questore Santino. Già ufficiale di cavalleria, a Roma negli anni più torbidi del dopoguerra fece luce su molti delitti misteriosi, sgominò bande famose. Sulle'. falde dì Montdlto c'era..anche il questore Santino domenica scorsa quando i reparti della polizia, uscendo all'improvviso dalle forre e dagli anfratti, circondarono i capi della malavita. Si sparò da tutt'e due le parti, ci fu qualche ferito. Una ventina gli arrestati. Molte le armi da fuoco e le munizioni abbandonate dai fuggiaschi. Le auto sequestrate furono 37; e per la maggior parte di grossa cilindrata. L'episodio fa venire in mente per molte analogie un fatto clamoroso avvenuto dodici anni fa negli Stati Uniti. Per ì capi di « Cosa Nostra » correvano tempi brutti in seguito alla pubblicazione del rapporto Kefauver: la polizia li braccava, li arrestava, li de portava. Il 14 novembre 1957 si diedero appuntamento in una villa appartata tra i monti Appalachian probabilmente per eleggere il nuovo capo nella persona di Vito Genovese e per accordarsi sui futuri sviluppi dì « Cosa Nostra ». Si tratta però di analogie solo apparenti. Se guardiamo in profondità, troviamo bensì i dirigenti di due associazioni a delinquere che si riuniscono in seduta plenaria per rimediare a una situazione divenuta scabrosa, ma sono solo apparenze: dietro gli af fari di « Cosa Nostra » c'è la pingue America, dietro i malviventi dell'Aspromonte c'è la regione forse più magra d'Italia, luoghi carichi di tristez za e di rassegnazione. I villaggi di laggiù e la vita che in essi scorre, fanno dire subito al forestiero: «Ecco, qui siamo al fondo del pozzo ». Non c'è quasi luce di speranza. A chi cammina per i sen \iieri e per i paesi dell'Aspromonte accade spesso di vedere persone piegate in due, come se una mano avesse loro premuto sulle spalle fino a spezzare le reni: quella mano si chiama umidità, ed è la compagna inseparabile degli uomini di quelle zone fin dalla culla. I villaggi consistono di solito in due file di casupole lungo il letto di un ruscello; e la vita degli abitanti si svolge ai margini di quel letto sassoso, dove colano lordure, dove si accumulano immondizie. Le case non sempre sono alte quanto un uomo. Costruite di ciottoli, assi e fango, all'interno spesso non hanno mai avuto una mano di calce. Per tutte le necessità della famiglia c'è un vano solo, e uno solo è il letto: al centro dormono i genitori, su un lato ì figli ma¬ schi, sull'altro le femmine. In quell'unica stanza dove si cucina e si dorme, stanno di notte il maiale o l'asino, la capra, le galliìie. Se tanta e così diffusa è la povertà, com'è mai possibile a un'associazione a delinquere spremere denaro e dare ai suoi capi lucri relativamente elevati, permettere loro di possedere automobili vistose e altre agiatezze? Per rispondere dobbiamo anzitutto tenere a mente che si tratta di luoghi tagliati fuori dal mondo: quel che avviene lì dentro non trova che flebili risonanze all'esterno. E' un lembo di terra ignoto non solo agli italiani, ma alla maggior parte degli stessi calabresi. Per questo «l'onorata società » riesce a uccidere o a. taglieggiare.senza che un sólo gemito delle vittime si oda fuori dei boschi che fasciano l'Aspromonte. E per quanto misera sia la gente, la malavita riesce sempre a carpire un po' di denaro al tempo dei raccolti, al mo¬ mento della vendita dei prodotti agricoli, in occasione di matrimoni, nei trapassi di proprietà, durante le fiere. C'è anche da dire che per quanto fuori della civiltà del benessere, qualche rivolo di essa finisce pur sempre nell'Aspromonte: lavori pubblici, rimesse degli emigranti, un po' di turismo. Il denaro circola un po' di più, e dunque nascono nuove occasioni per imporre taglie o tangenti. Siamo nel solito circolo chiuso: il nuovo denaro viene da una parte tosato con la violenza e dall'altra scoraggiato a essere investito localmente e perciò è deviato altrove. Così passano gli anni. [Tuttavia la depressione e l'avvilimento tra i boschi . dell'Aspromonte non sono più gli stessi di ieri. Oggi li gonfia il lievito della collera perché anche i più poveri hanno adesso la possibilità di fare confronti tra la loro esistenza e come si vive altrove. Nicola Aclelft

Persone citate: Marzano, Montalto, Vito Genovese

Luoghi citati: America, Calabria, Italia, Locri, Palmi, Reggio Calabria, Roma, Sicilia, Stati Uniti