Le nostre macchine utensili s'impongono in tutti i Paesi di Mario Salvatorelli

Le nostre macchine utensili s'impongono in tutti i Paesi Dove va l'industria italiana Le nostre macchine utensili s'impongono in tutti i Paesi Il cliente più grosso: gli Stati Uniti - Il maggiore incremento di vendite: nell'Unione Sovietica - Lo sviluppo del settore è legato alle possibilità d'investimento - I costruttori chiedono facilitazioni di credito (Dal nostro inviato speciale) Milano, 24 ottobre. Il signor Richard A. Butler Jr., rappresentante della Butler Automatic Machines Inc. di Canton (Massachusetts), è venuto in Italia a cercare una ditta disposta a fabbricargli parti di macchine tipografiche. Si è fatto annunciare, qui a Milano, alla sede dell'Unione costruttori italiani macchine utensili, mentre stavamo parlando con l'ing. Diego Nunes Vais, responsabile dell'ufficio studi e statistiche dell'Ucimu. Non erano passati venti minuti che, dopo il signor Butler, arrivava un telegramma in cui un canadese, Irving Swartz, vice presidente della International Machinery di Hamilton (Toronto), chiedeva di essere messo in contatto con una fabbrica italiana di torni. « Gli Stati Uniti — ci ha detto l'ing. Nunes Vais — sono i nostri migliori clienti. L'anno scorso vi abbiamo esportato per oltre 8375 tonnellate su un totale di vendite all'estero di circa 48.000 tonnellate. E. noti che vi è stata una flessione notevole rispetto alle 12.681 del 1967. Questo perché, almeno a guanto ci consta, si è attenuata la pressione sull'industria americana per la guerra nel Vietnam. Prima le ditte erano al completo di ordinazioni, così chi voleva una macchina utensile con consegna a breve scadenza si rivolgeva all'estero, Italia in prima linea. Dall'anno scorso, invece, anche le fabbriche americane hanno ricominciato ad assumere impegni per nuove commesse. Inoltre abbiamo risentito dello, legge che concedeva sgravi fiscali sugli investimenti, entrata in vigore nel '62 e abolita nel quadro delle misure per frenare il " boom " economico americano ». « Per riflesso — prosegue Nunes Vais — anche il nostro export in Canada è sceso da 3904 tonnellate nel '67 ad 884. Ma, come ha visto, siamo, sempre presenti su quel mercato. Chi invece ha aumentato fortemente gli acquisti è l'Urss, che è passata da 755 tonnellate del '67 a 2605 l'anno scorso. E' la conseguenza della fabbrica di automobili di modello italiano che sta sorgendo sul Volga ». In complesso, l'esportazione italiana di macchine utensili è in continuo aumento. Dal 1956 si è più che quadruplicata in peso (da 11.296 a 47.916 tonnellate) ed è aumentata di oltre sei volte in valore (da meno di 12 miliardi a oltre 74). Questo incremento rispecchia lo sviluppo della produzione, che da 20.000 tonnellate nel '55 è salita, come abbiamo detto nel precedente articolo, a 115.000 tonnellate e in valore da 30 miliardi a 158. « Per la prima volta l'anno scorso — ci ha detto il presidente dell'Ucimu, signor Wilmer. Graziano — l'Italia ha superato la Francia, sia come produzione, sia come esportazione. Oggi siamo terzi in Europa, dopo la Germania e a ridosso della Gran Bretagna. Abbiamo avuto l'incremento annuo medio più alto di tutti gli altri Paesi ». Il 1969 ha segnato, almeno fino a tutto settembre, nuovi progressi. « Al buon andamento ha contribuito — dichiara il direttore dell'Ucimu, dottor Mario Bruniera — la legge n. 1329 del 1966. detta legge Sabatini dal nome del suo presentatore, che prevedeva agevolazioni fiscali, di ammortamento e creditizie per l'acquisto dì beni d'investimento. Attualmente, però, la legge trova difficoltà, di applicazione per la scarsità dei fondi a disposizione degli enti finanziatori. Inoltre le sue provvidenze sono in parte scadute l'anno scorso, proprio in coincidenza con la fine della legislatura. Grazie alla legge 1331, che sta per finire il suo "iter" parlamentare, le facilitazioni della legge Sabatini dovrebbero riacquistare a giorni la loro pienezza ». Questa relativa difficoltà degli investimenti è il punto più delicato per l'industria delle macchine utensili. « Vorremmo creare — dice il presidente Graziano —'un sistema attraverso il quale fosse possibile l'acquisto di un bene strumentale nel momento in cui se ne ha la necessità, anziché doverlo differire al giorno in cui si ha la possibilità finanziaria. Oggi, invece, è più facile acquistare a rate, con un modesto anticipo, un'automobile da due o tre milioni che non una macchina utensile di pari valore. Sia ben chiaro che non critichiamo le facilità di credito per l'acquisto dì un'automobile, ma la difficoltà di procurarsi macchine utensili. Ricordiamo che il " Proget- to 80 ", al capitolo 3; afferma che il governo dovrebbe impegnarsi ad assicurare un livello costante di investimenti, non soggetto agli an¬ damenti ciclici della congiuntura, perché gl'investimenti sono la base di ogni sviluppo economico ». Previsioni? «Il '69 è stato buono — risponde il presidente dell'Ucimu — e ha certamente superato le cifre del '68, almeno fino a settembre. Ancora non si può sapere quale influenza potranno avere le agitazioni sindacali in corso sul livello della produzione. Per il 1970, in teoria, l'espansione dovrebbe proseguire. In pratica vi sono incertezze che dipendono dalle facilitazioni per gli investimenti e dai nuovi contratti di lavoro». « La mia opinione personale — conclude il signor Graziano — è che se gli accordi con i sindatati saranno conclusi in un clima di reciproca comprensione, valutando le possibilità concrete del,la nostra economia, potremo mantenere l'incremento produttivo avuto sino ad oggi. Un'errata valutazione, invece, potrebbe compromettere il lavoro dì quindici anni». Mario Salvatorelli L'export di macchine utensili Miliardi di Lire i i 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 19671968

Persone citate: Butler, Diego Nunes Vais, Irving Swartz, Mario Bruniera, Nunes Vais, Richard A. Butler, Sabatini