Prigioniero da 20 mesi in Cina

Prigioniero da 20 mesi in Cina Un italiano catturato dalle guardie di Mao Prigioniero da 20 mesi in Cina E' il capitano marittimo Bruno Neroni di Bari - Venne arrestato a Stiantai con un giornalista inglese e il capo steward della nave polacca sulla quale erano imbarcati - Già rilasciati i suoi due compagni di sventura (Nostro servizio particolare) Bari, 24 ottobre. Un italiano, il capitano marittimo Bruno Neroni di Bari, è rinchiuso da venti mesi neUe carceri della Cina comunista. Fino ad oggi nessuno, né la mamma né i suoi familiari, conosce la sorte del nostro connazionale perché nulla trapela dalle frontiere cinesi, né la diplomazia italiana riesce a stabilire un qualsiasi contatto con il prigioniero. Bruno Neroni, nato a Bari il 1" gennaio 1931, dopo aver frequentato l'Accademia navale di Livorno intraprese la carriera di ufficiale marittimo e, nel corso di diversi anni, ha più volte girato il mondo al comando di navi. Conosce sei lingue. Nel 1966 era in Giappone dove conobbe una graziosa ragazza di nome Kinuko dalla quale ebbe un bimbo. Subito dopo decise di dimettersi dalla Compagnia di navigazione israeliana presso la quale prestava servizio, per iniziare una nuova attività. Nelle lettere inviate alla mamma e ai fratelli che vivono a Bari scriveva che era sua intenzione acquistare un terreno nelle vicinanze di Tokio per avviare .un'azienda per l'allevamento dei polli. Ma, un giorno, mentre circolava in automobile, ebbe un incidente che gli causò la frattura di una gamba e fu costretto a rimanere immobilizzato in clinica per oltre sei mesi. Superata la convalescenza, conobbe a Tokio il dirigente di una società finanziaria svizzera, la Investors Overseas Services - Mutual Fund Specialists, il quale gli offrì di lavorare con lui. Ma era necessario ottenere dal governo giapponese un regolare visto di residenza semipermanente, problema difficilissimo che neanche il dirigente della società ginevrina era in grado dì risolvere. Bru| no Neroni era giunto in Giappone come turista e come tale non poteva lavorare permanentemente. Gli fu consigliato di lasciare temporaneamente il Giappone e andare, per esempio, a Hong. Kong oppure in Corea e di là rientrare a Tokio dichiarando sulla « pagella » che egli veniva in Giappone come «commerciante». Il visto turistico gli scadeva alla fine del gennaio 1968. Bruno Neroni era preoccupato di lasciare soli la giovane compagna ed il bimbo. Ma, in previsione di ima definitiva regolarizzazione della sua vita, decise di partire. Non aveva molte disponibilità finanziarie. I mesi della degenza d'ospedale ed 11 lungo periodo senza lavoro avevano pesato sul suo bilancio. Così non prese un aereo ma s'imbarcò il, 20 febbraio a Kobe su una nave, la « Hanoi » della Polish Ocean Lines, una compagnia polacca: era riuscito ad ottenere un passaggio gratuito dal direttore della Compagnia di navigazione. Nella stessa sua cabina viaggiava anche il giornalista inglese Norman Barrymaine, corrispondente di Look Magazine. Il 27 febbraio la nave doveva raggiungere Hong Kong. Quando la « Hanoi » attraccò non scesero il capitano Bruno Neroni, il giornalista inglese e il capo steward della nave, un giovane polacco. Soltanto in data 18 marzo al dirigente della Compagnia di navigazione con sede a Tokio, giunse un telegramma dalla Polonia che diceva: « Il comandante dell' "Hanoi" ci informa che il passeggero Bruno Neroni (segue il nome di un inglese, il giornalista) e il capo steward polacco della nave sono stati sbarcati ed arrestati a Shangai dalle autorità locali cinesi senza nessuna spiegazione e che la nave è stata bloccata in porto per diciotto giorni ». Qualche settimana dopo la giovane moglie Kinuko ricevette una lettera spedita da Singapore e scritta da un capitano cileno. La informava che « Bruno è prigioniero a Shangai. Stia tranquilla non gli faranno niente. Lo lasceranno entro due-tre mesi. S'interessi presso l'ambasciata italiana perché si muovano ». Poi è calato il silenzio sulla vicenda. Mi sono incontrato oggi con la mamma e con i fratelli del capitano, i quali mi hanno detto che non sanno più a chi rivolgersi. Hanno scritto alla Croce Rossa Internazionale, sono andati al ministero degli Esteri ed hanno interessato la Nunziatura apostolica di Formosa ma nessuno sa nulla circa la sorte dell'italiano. E' ancora prigioniero della polizia dì Mao Tse-tung? Fino ad oggi si sa soltanto che il giornalista inglese è stato rilasciato due settimane fa improvvisamente. Lo steward polacco venne rilasciato, invece, tre mesi dopo l'arresto e rientrò in Polonia. Sul Neroni silenzio assoluto. Nelle prigioni cinesi sono rinchiusi oggi sette inglesi, tredici giapponesi catturati a Pechino e accusati di spionaggio, otto americani, due belgi e l'italiano Neroni. Tra i tedeschi c'è un noto tecnico, l'ing. Trutz Von Xillander, che operava a Lanchow alla costruzione di un grande impianto petrolchimico, per conto della società Lurgi di Francoforte sul Meno. Mario Dilìo Bari. Il capitano marittimo Bruno Neroni con la moglie giapponese Kinuko (Telefoto)