Cresciuti nella Roma dei ricchi uccisero un vecchio per rapina di Livio Zanotti

Cresciuti nella Roma dei ricchi uccisero un vecchio per rapina Due giovani e due ragazze tutti di buona famiglia Cresciuti nella Roma dei ricchi uccisero un vecchio per rapina L'assenza di necessità materiali, il desiderio di evasione e l'esibizionismo sono comuni ai 4 protagonisti della vicenda Con il ricavato del « colpo » volevano affittare un appartamento e acquistare della droga - Sparò lo studente De Lellis che era penetrato nella casa della vittima con un amico francese - In strada su una « MG » attendevano la fidanzata dello sparatore (diventata poi sua moglie) e l'amica del francese - Fu forse la moglie dello studente a organizzare il colpo (Nostro servizio particolare) Roma, 24 ottobre. Hanno poco più di vent'anni gli accusati dell'' . .-.'....j rieZ pensionato Luigi ^iiliani, due ragazzi e le loro fidanzate, tutti e quattro di buona famiglia, fino a ieri insospettabili. Gli uomini della Squadra mobile che hanno raccolto le confessioni dei tre già arrestati non hanno più dubbi sulla loro colpevolezza. Il quarto lo sta ricercando l'Interpol, in Francia dove è nato ed è tornato dopo il delitto. Secondo la ricostruzione della polizia, furono lo studente Lucio De Lellis e il suo amico francese Maurice Plonquin a presentarsi in casa Miliani, al terzo piano di uno stàbile popolare dalle parti dì piazza Bologna, la sera del 9 gennaio scorso. Avevano nascosto il volto infilando la testa in calze da donna nere, nessuno li avrebbe riconosciuti. Maurice Plonquin fu il primo ad agire; quando la signora Miliani andò ad aprirgli le saltò alle spalle tramortendola con un colpo alta testa. Appena entrato nel corridoio del modesto appartamento, si trovò di fronte l'anziano pensionato che aveva lasciato la poltrona davanti al televisore acceso per vedere cosa fosse capitato alla moglie. Allora spinse avanti l'amico armato; Lucio De Lellis puntò la « Colt 45 » che stringeva in pugnò contro Luigi Miliani intimandogli di non gridare. Ma il vecchio era troppo impaurito per tacere e De Lellis sparò: cinque colpi, a raffica, che colpirono il Miliani al petto e alle gambe uccidendolo. In strada c'erano ad attenderli le fidanzate, Dana Faith Benjamin, un'americana di New York legata al francese, e Liliana Guido, fidanzata di Lucio De Lellis e nipote della signora Miliani. Erano a bordo di una « MG » che la Guido aveva avuto in regalo dalla madre. Quando furono nuovamente riuniti, i due giovani dissero alle ragazze ciò che era accaduto. Si consigliarono a lungo, poi corsero a costruirsi un alibi. Smonta- rono la pistola in cinque pezzi e la gettarono nel Tevere assieme agli abiti che De Lellis e Plonquin avevano indosso. Nell'appartamentino dell'americana, a Trastevere, infilarono tutti dei vestiti nuovi e in gran fretta raggiunsero una trattoria in cui cenarono, facendo del tutto per farsi notare. Quindi finirono la serata in un « night-club ». La polizia indagò a lungo seguendo piste diverse, pensò a una vendetta, a oscuri traffici, prevalse infine l'ipotesi che non si trattasse di delinquenti professionisti. In casa Milioni non c'era molto da rubare e in ogni caso non era stato portato via nulla. « Sono certamente dei giovani alle prime armi », intuì l'allora vice questore Scirè. I familiari dell'ucciso furono interrogati a lungo e con essi anche Liliana Guido che presentò un alibi ineccepibile. Non fu possibile saperne di più e la città rimase inquieta di paura per questo nuovo delitto tanto feroce quanto inspiegabile. La soluzione del delitto è giunta improvvisa a nove mesi dì distanza, quando la vicenda sembrava ormai archiviata assieme ai molti delitti rimasti impuniti negli ultimi anni a Roma. Forse per caso, forse perché qualcuno non aveva mai abbandonato del tutto Vìdea di poter raggiungere gli assassini. E' stata la Guardia di Finanza a rimettere in moto le indagini: nel corso di una sorpresa in una fumeria clandestina di « hashish », un agente trovò un taccuino di indirizzi tra i quali figuravano quelli di Liliana Guido, di Lucio De Lellis divenuto nel frattempo suo marito, e dei loro due amici Maurice Plonquin e Dana Faith Benjamin. La circostanza poteva essere casuale ma apparve sospetta: gli uomini della Mobile tornarono ad occuparsi da vicino della giovane coppia. Sembrava al di sopra di ogni sospetto; lei, legata al Miliani da vincoli di parentela, dirigeva una scuola d'auto nei pressi della stazione e il marito frequentava l'ultimo anno di scienze politiche all'Università di Roma, assistito economicamente dal padre, medico assai noto in tutta la città. Osservando meglio la vita dei due sposi, gli investiga- ior* scoprirono però che fa- cevano entrambi uso di droga, roba leggera come marJuana e anfetamine, ma abbastanza per avere sempre bisogno di denaro e frequentare gente di ogni genere. Fu sufficiente per rivedere i loro alibi della sera del delitto e invitarli nuovamente in Questura, costringendoli a lunghe conversazioni nel corso delle quali caddero nelle prime contraddizioni. Poi, dì fronte alle precise contestazioni dei poliziotti, sono venute le confessioni. Il primo a cedere è ' stato Lucio De Lellis: « Non mi sono reso conto di ciò che ho fatto; prima di andare a casa di Miliani avevo preso una pastiglia di metredina. Ero lucidissimo, tuttavia non controllavo le mie azioni. La pistola ha sparato quasi da sola, io credevo fosse scarica ». Liliana Guido ha resistito più a lungo, ha detto di non sapere cosa fosse accaduto in casa dello zio: « Non siamo stati noi; Dana e Maurice sono nostri amici; Lucio pensa soltanto a studiare; io attendo un figlio da tre mesi». Ma la polizia afferma di sapere che fu proprio lei ad organizzare il « colpo »; doveva essere un furto, il cui ricavato sarebbe servito ad affittare un appartamentino e acquistare droga: Luigi Miliani aveva in casa qualche risparmio e delle statuette di gia¬ da alle quali la nipote attribuiva un gran valore. Fu invece un omicidio, e basta. Lucio De Lellis all'epoca dell'assassinio era un capellone, era attratto dalle filosofie orientali e tra i moventi del delitto ci fu certamente il bisogno di droga. Anche sua moglie e i loro amici erano tipi eccentrici, come le compagnie che frequentavano. Sembrerebbe di avere di fronte un episodio limite della contestazione nichilista. Siamo invece in piena «bohème» piccolo-borghese: l'assenza di vere necessità materiali, il desiderio di evasione e l'esibizionismo è comune per tutti i protagonisti di questa tragedia. Lucio De Lellis è un ragazzo intelligente; i suoi professori all'Università lo ricordano come uno studente brillante anche se svogliato, ma alcuni suoi compagni affermano che aveva il mito della forza e il fatto che andando in Germania per turismo ne sia tornato con una « Colt 45 » come « souvenir » (quella con cui ha poi ucciso), può anche rivelare un'inclinazione alla violenza. Liliana Guido non ha mai nascosto il suo desiderio di affermazione, anche se la madre ricorda piangendo di non averle mai fatto mancare nulla, «malgrado fossi rimasta sola a tirare avanti la famiglia ». « Voleva fare l'attrice », hanno detto i camerieri di un « night-club » del centro che la ricordano bene. La Guido alternava spesso, infatti, il lavoro dell'auto-scuola con quello della fotomodella; e proprio negli ultimi tempi era riuscita a debuttare nel cinema con una particina nell'ultimo film di Mario Monicelli. Ora i sogni sono finiti e la realtà non permette evasioni: Liliana Guido, 22 anni, Lucio De Lellis, 24, Dana Faith Benjamin, 22, Maurice Plonquin, 25, devono rispondere di un assassinio. Livio Zanotti Roma. Lucio De Lellis accusato del delitto (Telefoto)

Luoghi citati: Francia, Germania, New York, Roma