Una sola finale in campo neutro

Una sola finale in campo neutro E' bastato perdere per 1 a 2 Una sola finale in campo neutro L'unica soluzione per evitare partite scandalose come quella della «Bombonera» (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 23 ottobre. Il Milan si è aggiudicata la Coppa mondiale di calcio. L'ha vinta essendo la squadra più brava, più forte,, quella che ha cercato di giocare davvero al football, al contrario di quanto hanno fatto i suoi avversari. L'Estudiantes ha ridotto la seconda finale intercontinentale ad una rissa che disonora il calcio argentino. Troppi suoi atleti si sono comportati in modo violento e scorretto aggredendo gli italiani con ogni sorta di colpi proibiti. Al Boca si è visto del karaté, dei judo, deUa boxe, ma per quanto riguarda i biancorossi ben poco football. Una finale tanto disastrosa pone perfino in forse l'utilità di continuare a fare svolgere la Coppa Europa - Sudarnerica. In ogni caso indica in modo assoluto la necessità di mutare alcune norme che regolano la fase decisiva per l'assegnazione del trofeo. Un solo incontro in una nazione neutra e non due ad andata e ritorno, con conseguenti strascichi di polemiche avvelenate, limiterebbe l'animosità dei contendenti. Indispensabile poi il controllo antidoping. Ci rifiutiamo di credere che soltanto il carattere in* pulsivo o la passione per la lotta abbiano trasformato una persona a modo quale ci era apparso in abito borghese Aguirre Suarez in una specie di fanatico scatenato che ha colpito volutamente Combin fracassandogli il naso. La rincorsa di Poletti per prendere a pugni il rossonero Lodetti quando già la par tita era finita non trova alcuna spiegazione se non nella parola proibita « doping ». Occorre una volta per tutte avere il coraggio di guardare in faccia la verità. Nessuna squadra affronta impegni di importanza mondiale senza ricorrere ad energetici se il regolamento non impone controlli. Possiamo ammettere che anche i rossoneri abbiano ricevuto un « aiuto » dalla chimica, ma, e per educazione sportiva e per attenta misura neUe cure mediche, nessun milanista sì è trasformato in un dottor Jekyll del football. Più che le parole contano i fatti. Nel Milan due feriti gravi: Prati in stato di choc con leggera amnesia, Combin con sospetta frattura del setto nasale. Nell'Estudiantes due espulsi: Aguirre Suarez e Manera. In una simile partita è arduo per non dire impossibile scoprire gli aspetti tecnici del gioco. I biancorossi hanno iniziato con estremo slancio, rinserrando gli avversari nella loro area. Madero, uno dei migliori dell'Estudiantes anche per correttezza, Malbernat e Aguirre Suarez prima di cedere ai nervi impostavano lunghi traversoni su cui a mucchio si lanciavano gli altri sudamericani. All'inizio il diciottenne Romeo si è fatto luce con buoni tocchi, sfiorando anche un gol. La pressione dell'Estudiantes nelle fasi di apertura è stata contenuta dai battaglieri interventi di Fogli, emerso in alcuni ottimi colpi di testa, dal lavoro di' Schnellinger, Anquilletti, Malatrasi, Rosato cui dava man forte Lodetti, generoso e combattivo. Sempre sicuro Cudicini, che non si attardava a trattenere il pallone, ma lo respingeva con potenti pugni. Rivera all'inizio ha cercato di evitare la lotta, tanto che Zubeldia ha smesso di farlo marcare dal rude ed abile Togneri (spostato su Lodetti) per affidarlo al meno forte Bilardo, e successivamente a Echecopar. Soprattutto Combin non ha collaborato quasi nulla per tenere il pallone nella zona avanzata. Appariva timoroso, quasi prevedesse il duro trattamento che in realtà gli ha poi inflitto Aguirre Suarez. Nelle mischie sotto la porta del Milan è venuta in luce la scarsa abilità dell'Estudiantes di allargare il gioco. La squadra argentina partiva da uno zero a tre, ha incassato un gol, e le va dato atto del merito di non essere mai apparsa rassegnata, tanto che è riuscita a chiudere questo confronto con un due a uno, che non serve comunque per raggiungere gli avversari nel conteggio finale. p. b. Buenos Aires. L'abbraccio .tra Rocco, Rivera e Maldera

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