Posta NORD/SUD

Posta NORD/SUD Posta NORD/SUD « Se dovessi scegliere una città per viverci, sceglierei ancora Torino » (dichiarazione d'amore di una palermitana) - Appello di un siciliano al ministro del Lavoro - Una professoressa di Nicastro difende i « terroni » - Nozze settentrionali - Dalla Fiat una voce per la bella Ribera « Se dovessi scegliere una citta per viverci, sceglierei ancora Torino », dice la pittrice Francesca Serchia Settegrani, nata a Palermo, ma abitante nella nostra città da 39 anni. « Sono forse una delle più anziane " isolane " residenti a Torino — racconta. — Sono venuta in questa città in viaggio di nozze e non sono più ripartita. Mio marito, che era avvocato, ha iniziato proprio qui la sua professione ». Autodidatta, la signora Serchia ha cominciato a dipìngere da bambina. « La mia è una pittura di tecnica particolare. Potrei dire di averla inventata io: non copio dal vero o da cltri soggetti, ma realizzo sulla tela le mie fantasie ». Non ha incontrato nessuna difficoltà per inserirsi nella vita di Torino. « La gente è buona e bella sotto qualunque cielo. Non è la latitudine che conta, ma ciò che si porta nel cuore ». Appena arrivata, nel 1930, era rimasta impressionata dalla grande libertà di cui godevano le donne. « Da noi, a quell'epoca, la donna viveva un po' in disparte, all'ombra del marito ». Ha esposto la prima volta nel 1963; le sue opere si trovano in collezioni private in Italia e all'estero. « Devo dire che questa città mi ha portato fortuna». A Torino sono nati i suoi quattro figli: « I miei ricordi più cari sono qui, il mio affetto è diviso a metà fra Palermo, dove sono nata, e Torino, dove ho vissuto anni di intensa, completa vita familiare ». Si fanno le leggi, ma chi le osserva? L'operaio Salvatore Gemasi, nato a Leonforte (Enna) e residente a Nichelino, si è rivolto a Posta Nord-Sud per far giungere questa lettera al ministro del Lavoro, on. DonatCattin. « Signor Ministro, il 24 marzo 1964 lo e mia moglie siamo stati coinvolti in un grave incidente stradale e adesso siamo tutti e due invalidi: a me è stata amputata la gamba destra e mi e stato riconosciuto il 70 per cento di invalidità, a mia moglie il 50 per cento. A lei in seguito hanno trovato un lavoro, dove guadagna 60 mila lire il mese. La nostra è una famiglia numerosa, i figli" sono ancora pìccoli e non 1 possono lavorare, con quella cifra non si può tirare avariti in nessun modo. Per questo mi sono rivolto all'ufficio di collocamento di Torino, ma in tutte le fabbriche in cui mi hanno mandato mi hanno detto che non potevano assumermi. « Come posso fare? Con il solo stipendio di mia moglie moriamo di fame. Per questo mi rivolgo a Lei per avere un'informazione: se è vero che esiste una legge che stabilisce che in ogni azienda devono essere assunti degli invalidi civili, per- chS a me nessuno vuole dare del lavoro? Io la prego, signor Ministro, di interessarsi al mio caso, perché mi sembra strano che si facciano le leggi e poi non vengano osservate. Con la speranza di essere ascoltato, ringrazio e saluto ». Salvatore Gervasi Continuano ad arrivare lettere in seguito alla polemica sollevata dall'operaio di Foggia Antonio Schirripa, a cui un padre torinese ha negato la mano della figlia perché è un « terrone ». La professoressa Assunta Gerace scrive da Nicastro: « Seguo ogni venerdì la vostra rubrica e ho pianto leggendo la lettera del giovane Antonio Schirripa. Come può essere possibile che al giorno d'oggi esistano ancora persone cosi grette come quel padre, che Io ha cacciato soltanto perché non è nato all'ombra della Mole? In tutto 11 mondo si discute sull'integrazione razziale, l'Italia è fra i primi Paesi che si sono dichiarati contrari a questa « apartheid » e poi, proprio in casa nostra, si assiste ad episodi del genere. Qui non si tratta neppure di diverso colore della pelle: Italiani tutti e due, ma uno nato nel Sud e perciò " Indegno " di sposare una ragazza della " re* gal" Torino. « Io ho sempre stimato i piemontesi e ho molti amici che abitano a Torino, dove un mio fratello è ingegnere in una grande industria. Prima di scrivere a voi, ho parlato a lungo con lui, per telefono, perché mi sembrava quasi incredibile quello che avevo letto. Ebbene, mio fratello mi ha confermato che purtroppo questo fenomeno di "razzismo intemo " esiste ancora, sia pure limitato ad una minoranza della popolazione. A quel padre, che pretende di agire cosi per " il bene di sua figlia ", io voglio ricordare soltanto che tanti anni fa un uomo di nome Garibaldi, con mille coraggiosi venuti da tutte le parti d'Italia (e moltissimi erano piemontesi), attraversò 11 mare sfidando le navi nemiche per sbarcare a Marsala e iniziare la lotta per l'Unità d'Italia. Molto sangue piemontese bagnò allora la terra siciliana. Ma fu Inutilmente versato, temo, se ancor oggi esistono simili pregiudizi ». Assunta Gerace Storia d'un matrimonio Una lettrice, P. G., scrive da Torino: « Tutti questi contrasti di opinioni, dare o no una figlia ad un meridionale, mi sembrano una grossa sciocchezza. Io sono veneta, di Pordenone, mio marito è piemontese ed il mio matrimonio si è rivelato un fallimento. Ho sposato un povero diavolo: era miserabile, possedeva soltanto gli stracci che indossava. La mia famiglia era contraria, io lo sposai ugualmente, perché lo amavo, portando in dote 80 mila lire (una cifra enorme a quei tempi). Fu un disastro: mio marito si sco! pri improvvisamente malato, non poteva lavorare, ma aveva energie sufficienti per giocare a carte al bar e frequentare altre donne. « Nacquero tre figli: io do- vetti sottomettermi a lavori umilianti per riuscire a mantenerli. Adesso siamo vecchi tutti e due: per il mondo, per l'avvenire dei miei figli l'ho sopportato sacrificando la mia vita. Il cielo è stato buono con me, ricompensandomi con tre perle di ragazzi, che mi stimano perché sanno che solamente per il loro bene ho sopportato tante umiliazioni ». P. G. Agrigento trascurata Un operaio di Ribera (Agrigento), Domenico D'Anna, impiegato alla Fiat scrive: « Leggo sempre con molto piacere Posta Nord/Sud perché finalmente molti problemi del Meridione vengono portati a conoscenza del pubblico. Io sono un operaio Fiat e mi trovo a Torino dal 1952. Ho letto su La Stampa l'articolo del 43 sindaci dell'Agrigentino e ho visto il nome del mio paese, Ribera. Ho appreso che è stata progettata la costruzione di una centrale ortofrutticola, con una spesa di 600 milioni, ma che, per ora, non se ne farà nulla. Come per l'acqua potabile: ricordo che al mio paese si moriva di sete e la situazione, mi scrivono i parenti rimasti laggiù, non è cambiata. « Perché la provincia agrigentina, con oltre 450 mila abitanti, viene sempre messa da parte? Perché gli abitanti sono costretti ad emigrare per trovare un pezzo di pane? Io credo che lo Stato dovrebbe preoccuparsi per le Provincie bisognose e non preparare soltanto dei progetti che poi rimangono nel cassetti. Saluti cordiali da un riberese, da troppo tempo lontano dalla sua terra natale, ma contento di essere a Torino, dove c'è lavoro e benessere ». Domenico D'Anna La pittrice Francesca Serchia Settcgrani

Persone citate: Antonio Schirripa, Domenico D'anna, Francesca Serchia, Francesca Serchia Settegrani, Nicastro, Salvatore Gemasi, Salvatore Gervasi