I dieci anni del gruppo doroteo di Michele Tito
I dieci anni del gruppo doroteo I dieci anni del gruppo doroteo Roma, 21 ottobre. Il primo nucleo della corrente dorotea si costituì nella notte tra il 14 e il 15 marzo 1959. In un convento delle suore dorotee si erano riuniti, mentre era in corso un consiglio nazionale della democrazia cristiana, gli esponenti della corrente di « Iniziativa democratica», guidata da Fanfani. Dovevano affrontare una situazione drammatica. Il governo era stato messo in minoranza, in Parlamento, per l'azione di alcuni «franchi tiratori» e Fanfani, dopo aver rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio e segretario del partito, era scomparso. Era in crisi anche il programma di rinnovamento che aveva mosso la corrente di « Iniziativa democratica » all'offensiva contro i «notabili» dell'epoca degasperiana. Dopo un lungo dibattito, gli esponenti di « Iniziativa democratica» si pronunciarono prò o contro il ritorno di Fanfani alla guida del partito. Alcuni si astennero. Insieme, però, dettero vita alla corrente di «t Impegno de¬ mocratico », ed elessero segretario l'on. Moro, che aveva difeso Fanfani. Doveva essere una segreteria provvisoria, e lo stato del partito sembrava imporre una battuta d'arresto nei propositi di rinnovamento all'interno e di riforme nel Paese. Moro esprimeva l'ala sinistra del raggruppamento e la sua segreteria operò in vista della formazione del centro-sinistra. Nella corrente dorotea, però, confluivano col passar del tempo gruppi e uomini che in precedenza avevano osteggiato Fanfani. Essa si trovò così caratterizzata da una varietà dì orientamenti: è il dato che, poi, l'ha portata alla crisi finale. Col Congresso di Napoli del gennaio del '62, i dorotei si schierarono in maggioranza in favore del centrosinistra. Conservarono tuttavia nella loro corrente alcuni avversari del centro-sinistra. Questo elemento ha sempre alimentato le critiche e le diffidenze dei socialisti, più indulgenti verso le correnti della sinistra basista e sindacalista della de. Ma un equilibrio difficile è stato mantenuto per tutti questi anni attraverso le segreterie di Rumor e di Piccoli; e tale equilibrio, insieme con una certa mobilità, ha consentito ai dorotei di conservare l'egemonia nel partito. Non poteva, però, evitare un progressivo logoramento. Dall'80 per cento dei voti del Congresso di Milano, la corrente dorotea è passata al 38 per cento del Congresso di Roma dell'ottobre scorso. Taviani ha preso le distanze; Moro, accusando i dorotei di « sopraffazione », è uscito dalla corrente nel novembre scorso ed ha assunto la leadership delle sinistre, cioè dell'opposizione alla segreteria Piccoli. Per far maggioranza i dorotei si sono alleati ai fanfaniani e hanno ottenuto l'adesione del gruppo di Taviani. In tal modo, la segreteria Piccoli s'è trovata a disporre di un ristretto margine di manovra mentre le sinistre incalzavano. Esiste nel partito una larga maggioranza favorevole alla ricostituzione del gover¬ no quadripartito di centrosinistra; però i socialisti non intendono aderire ad un governo quadripartito, se Moro e le sinistre non fanno parte della maggioranza democristiana. Piccoli e Rumor sarebbero dovuti venire a patti coi loro oppositori. Per questo, la segreteria proponeva le elezioni anticipate in caso di fallimento del quadripartito. Colombo rifiutava, insieme con Andreotti, esponente del gruppo parlamentare del partito, un'alternativa così rigida e reclamava prima di tutto un contatto e un'intesa con le sinistre. Queste non hanno dato a Piccoli né tregua né possibilità di compromessi. Le divergenze, in apparenza tattiche, tra Colombo e Piccoli sono dunque diventate questioni di sopravvivenza o no di Pìccoli alla segreteria. Risultato impossibile l'accordo, è stato proclamato lo scioglimento della corrente, in realtà già paralizzata da molto tempo. Ora tutto è in discussione. Michele Tito
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