Agenti consentivano a Roma il gioco d'azzardo coi flippers?
Agenti consentivano a Roma il gioco d'azzardo coi flippers? Agenti consentivano a Roma il gioco d'azzardo coi flippers? Inchieste in alcuni circoli privati - Agenti di polizia e due funzionari sarebbero accusati di aver ricévuto una tangente per la « protezione » (Nostro servizio particolare) Roma, 18 ottobre. Dopo gli scandali delle bische e delle auto rubate, un altro sembra destinato a coinvolgere taluni funzionari di P. S. e agenti della questura romana. Questa volta la vicenda è da collegarsi alla sistemazione in numerosi circoli ricreativi dei flippers o biliardini. Se le accuse dovessero risultare esatte alcuni funzionari (forse due) ed agenti di polizia avrebbero preteso, o comunque avuto un compenso per consentire l'attività di questi apparecchi che, se funzionano in un determinato modo, violano la legge. Nel maggio di quattro anni or sono, modificando una legge che risaliva al 1931, fu emanata una norma che ha proibito tassativamente l'uso di apparecchi o di congegni automatici e semiautomatici da giuoco « nei luoghi pubblici o aperti al pubblico e nei circoli ed associazioni di qualsiasi specie ». Per « apparecchi o congegni automatici e semiautomatici da gioco » si stabilì che dovessero essere considerati « quelli che possono dare luogo a scommesse o consentono la vinci¬ ta di un qualsiasi premio in danaro o in natura o di ripetizione della partita». In sostanza è stato vietato l'uso delle « slot machines » e quello dei biliardini che prevedessero, in caso di vincita, un premio. Venne stabilito che i contravventori sarebbero stati puniti con l'arresto da un mese a due anni, l'ammenda da 8 mila a 40 mila lire e il ritiro della licenza per pubblico esercizio per un periodo da 1 a 6 mesi. Quando nella primavera scorsa scoppiò lo scandalo delle bische che ha coinvolto l'ex capo della squadra mobile dott. Scirè, alla Procura della Repubblica arrivò una lettera anonima per avvertire i magistrati che in numerosi circoli ricreativi funzionavano dei flippers in condizioni diverse da quelle previste e che qualche commissario di P. S. consentiva questa attività, perché ne traeva un utile piuttosto consistente. Le indagini furono affidate, anche in questo caso come in quello del dott. Scirè, dal sostituto Procuratore della Repubblica dott. Dell'Anno alla Guardia di finanza, che dispose gli accertamenti ed ottenne di poter controllare alcuni apparecchi telefonici. I risultati di queste indagini sembra siano stati clamorosi e tali, comunque, da indurre il magistrato a chiedere al giudice istruttore l'emissione di alcuni mandati di cattura. Provvedimenti così severi riguarderebbero anche uno o due funzionari di P. S. ed agenti, ai quali l'accusa contesterebbe il reato di corruzione, per avere « protetto » l'attività di questi circoli, cosiddetti ricreativi, in cambio di una « tangente ». g. g.
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