Suenens sostiene che i vescovi non sono «assistenti al trono»

Suenens sostiene che i vescovi non sono «assistenti al trono» Vivace dibattito al Sinodo sull'autorità del Papa Suenens sostiene che i vescovi non sono «assistenti al trono» Il primate belga ha ricordato che i dissensi non riguardano il primato pontificio, ma il modo di esercitarlo - Chiesta una maggiore corresponsabilità dell'episcopato - Le lesi conservatrici sostenute in blocco dai vescovi africani (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 14 ott. I vescovi non sono assistenti al trono, ha detto stamane in sostanza, davanti a Paolo VI, il card. Leo Joseph Suenens, primate belga, parlando per i progressisti al Sinodo straordinario. « Il Papa è Pietro e basta!», gli ha replicato due ore dopo l'africano Raimondo Maria Tchidimbo, arcivescovo di Conakry, in Guinea, strenuo difensore del primato pontificio e avversario della collegialità episcopale. Queste battute schematiche non rispecchiano soltanto i contrasti sul tipo di governo della Chiesa, ma confermano la tendenza affiorata ieri, di molti episcopati del Terzo Mondo, specialmente d'Africa, a « far quadrato » attorno all'autorità papale, che giudicano unica garanzia per le Chiese povere contro «l'imperialismo spirituale delle Chiese ricche». L'atteso discorso di Suenens ha aperto la serie di 19 interventi, susseguitisi stamane per oltre tre ore prima e dopo il consueto rinfresco, sempre di fronte a Paolo VI: ha parlato anche il card. Antonio Poma, arcivescovo di Bologna, subentrato a Urbani nella presidenza dell'episcopato italiano. Suenens ha premesso che « tutti in quest'aula affermiamo, con uguale fedeltà, che la Chiesa è retta dal collegio con e sotto Pietro ». I dissensi, ha continuato, riguardano il modo di esercitare il primato e la collegialità perché sia efficace e reale espressione di vera corresponsabilità. Alcuni insistono sul primato, che nessuno nega, ha detto, sino al punto da considerarlo una monarchia assoluta come negli Stati prima della rivoluzione francese, sicché l'aspetto collegiale « sparisce di fatto come un sogno ». «Leggendo lo schema dottrinale — ha continuato Suenens — notiamo che soggiace ad una teologia che esalta il primato al punto da fare apparire i vescovi quasi come assistenti al trono». Pur rallegrandosi che la relazione fatta ieri dal card. Seper integri meglio la collegialità, in rapporto al primato, Suenens l'ha definita «generica, priva di elementi nuovi », protesa ad esaltare il primato unilateralmente. « Perciò anche la relazione ci piace juxta modum», ossia con riserve. Sviluppando la teologia progressista sulle Chiese locali che, unite a Roma, costituiscono la Chiesa universale, il primate belga ha negato che il governo collegiale possa ridursi ad un aiuto offerto dai vescovi al Papa per « il compito che gli è proprio, quasi non fosse anche compito dei vescovi ». Ha ritenuto equivoco l'accenno di Seper e dello schema alla necessità dell'approvazione speciale (cioè del Papa) perché i poteri d'un vescovo consacrato divengano effettivi. Questa tesi non si rileva nei documenti conciliari, ha detto, «né si può ammettere che una potestà derivata ai vescovi da Cristo abbia bisogno di una approvazione umana ». Contraria al Concilio e dannosa all'ecumenismo è, secondo Suenens, l'affermazione del documento di base: «Il Papa è principio visibile del coordinamento e della direzione di tutta l'azione della Chiesa». Vi sono stati progressi nell'associare i vescovi a forme collegiali, ha detto Suenens in sostanza, ma « siamo inquieti» perché spesso si fanno sermoni sui principi e poi non seguono i fatti. Suenens ha concluso proponendo, come ieri Doepfner, che la commissione teologica approfondisca la dottrina su collegialità e primato con l'aiuto di studiosi orientali « dai quali abbiamo molto da imparare ». Nel frattempo si attuino forme pratiche e provvisorie di collegialità. Sulla linea collegialista si sono schierati, con accenti diversi: l'indonesiano Darmajuwano (« Il Papa consulti i vescovi, altrimenti temiamo si ripetano le reazioni sperimentate dopo V "Humanae vitae"»): il patriarca melchita Maximos V Hakim, che ha parlato in francese come faceva al Concilio il suo predecessore Maximos IV (« Il Sinodo elenchi i diritti che vanno restituiti ai vescovi, precisi il potere della Curia »); il dominicano Ottavio Beras Rojas («Il Papa è come il presidente universale dei presidenti particolari delle Chiese locali»); l'africano Perraudin, che a nome dei vescovi del Ruanda e del Burundi, riunitisi in speciale sessione, ha detto: « Mi scusi Santo Padre, ma bisogna evitare l'eccessive " papalismo " quasi che la comunione con il Papa sia il solo criterio d'unità ». Protagonista della controffensiva in nome del primato sbslzllCptazParsnl si è rivelato mons. Tchidimbo: i nostri fedeli sono allo sbaraglio per le divisioni della Chiesa, ha detto sostanzialmente, sono turbati per le dichiarazioni di alcuni prelati (allusione a Suenens). La Chiesa di Guinea non può capire come qualcuno osi portare in pubblico problemi che andrebbero studiati nel silenzio e nella preghiera. « Il Papa è Pietro, e basta! », ha affermato; deve essere un direttore di orchestra o il presidente di un club internazionale. E' tempo di finirla con la febbre demagogica e con la jattanza episcopale: solo | lil Papa scriva le encicliche e i documenti più gravi, senza diretta partecipazione delle Chiese locali, perché il suo magistero ci dà « la sicurezza di difenderci dax imperialismi spirituali che, se il Papa tace, impongono a noi del Terzo Mondo le loro condizioni e supremazia ».. Sembra che i responsabili curiali del Sinodo siano decisi ad impedire l'ampliamento del dibattito ai problemi più pressanti: crisi del clero, celibato, reazioni cattoliche all'enciclica contro la pillo- gtztuc9essnprmi la. Non a caso, nel pomerig- gio, il card. Wrìght, statunitense, che dirige la Congregazione del clero, ha presieduto all'Università lateranense un incontro con circa 180 sacerdoti venuti a Roma con i 93 presidenti di Conferenze episcopali (due ciascuna) e scelti, in gran parte, dai consigli presbiterali. Nella riunione sono state esposte al porporato le attese del clero: ed è evidente che l'argomento non sarà facilmente introdotto nell'aula sinodale. Lamberto Fumo

Persone citate: Antonio Poma, Doepfner, Lamberto Fumo, Leo Joseph, Maximos Iv, Ottavio Beras Rojas, Paolo Vi, Raimondo Maria

Luoghi citati: Africa, Bologna, Burundi, Città Del Vaticano, Guinea, Roma, Ruanda, Suenens