"Sindaco e Giunta hanno perso la testa" di Remo Lugli

"Sindaco e Giunta hanno perso la testa" I palazzi irregolari di Cesano Boscone "Sindaco e Giunta hanno perso la testa" Secondo l'impresario edile, le autorità comunali stanno commettendo degli abusi - Sostiene di essere in regola con gli accordi ed è deciso a continuare le costruzioni - Il sindaco, da parte sua, è pronto ad abbatterle con il tritolo (Dal nostro inviato speciale) Cesano Boscone, 13 ottobre. Tritolo o conciliazione per i palazzi della « città giardino » di Cesano Boscone che il sindaco ing. Luigi Cavalloni vorrebbe abbattere perché a suo giudizio privi di licenza edilizia e irregolari? Siamo venuti a sentire anche il parere dell'ing. Gervasio Rancilio, l'impresario costruttore. Tra i due pare vi sia un solco incolmabile: se entrambi dovessero restare fermi sulle proprie posizioni si dovrebbe dire che si arriverà al tritolo. Afferma Rancilio: « In comune hanno perso la te-mite/non capiscono che «t'accaniscono su una posizione sbagliata. Francamente mi fa male il cuore a vederli insistere in Questo modo, perché sbagliano di grosso, non hanno la minima ragione, stanno addirit 'ura ricattandomi ». Parole grosse. Vediamo, prima, chi è Gervasio Rancilio, perché fa personaggio. Nato a Parabiago, vicino a Milano, 77 anni fa, ha alle spalle una vita di intenso lavoro. Ancor ragazzino di giorno fa il manovale e la sera va a scuola. A 18 anni, con l'aiuto di un prestanome, fonda la prima impresa edile. Nel 1913, a Milano, si diploma costruttore edile. In guerra rimane ferito e va a trascorrere la convalescenza a Torino dove conosce Romita che lo incita a frequentare una scuola serale per geometri nella quale lui stesso insegna dopo il lavoro alla Fiat. Rancilio riesce quindi a diplomarsi. Nel 1922 va in Francia e impianta altre aziende edili continuando però a mantenere le attività italiane. Non contento del diploma si isfrive a un corso per ingeneri in Svizzera e lo conude con successo. Adesso è presidente o amstratore di 40 società imobiliari. Ha costruito, nella j|a carriera, diecimila apportamenti in Francia e seimila in Italia, di cui mille a Tonno: tutte costruzioni che non sono state vendute, sono di proprietà delle varie società. « Lavoriamo — dice — per dare un tetto agli operai: costruiamo bene, ma affittiamo con i prezzi delle Case popolari. Io sono un pazzo che invece di portare i soldi all'estero, li mette per dare una casa a chi ne ha bisomo». Gervasio Rancilio fa a spola tra Parigi e Milano. Francia .fondò la prima associazione economica, quella dei costruttori edili che presiedette per venti anni, e due scuole, una per il mosaico e una per gli assistenti. La società che ora è in urto con '.'amministrazione comunale di Cesano Boscone sta costruendo in questo comune un gruppo di palazzi per un volume complessivo di oltre 43 mila metri cubi. Il sindaco afferma che Rancilio ereditò dalla Praris, la società che aveva iniziato la costruzione della Città giardino e poi si era arenata, tutte le pendenze. « Non è vero — ribatte l'impresario — è falso, io non ho rilevato niente. Come non è vero che la Praris si sia mai impegnata verso il comune a realizzare svuole e asili. E' vero invece che le opere dì urbanizzazione previste negli accordi PratiS'Comune, che la società Prati*, non ha potuto ultimare a causa à^sao- dissesto, sono state proseguite dalla mia impresa, malgrado che essa non avesse assunto impegni di sorta a tale riguardo ». Buona parte della vertenza è imperniata sulla interpretazione di una lettera datata 25 agosto 1962 con la quale il sindaco di allora dava all'impresa di Rancilio il nulla osta . tra l'inizio dei lavori « a condizione che vengano osservate le norme contenute nel vigente regolamento edilizio ». Secondo il sindaco il regolamento edilizio vieta di costruire palazzi con altezza superiore ai 24 metri. Secondo Rancilio la lettera intendeva soltanto le norme di carattere igienico perché sull'altezza deve ritenersi valido quanto indicato nella domanda che era stata inoltrata dall'impresa, la quale si riservava per i propri palazzi, « di raggiungere un'altezza fino a 50 metri sempre però nei limiti della cubatura di 55 mila metri cubi già fissata ». L'ing. Rancilio dice: « Siamo perfettamente in regola, non abbiamo superato i 50 metri e abbiamo costruito, anziché 55 mila metri cubi, appena 43 mila o poco più ». Per lui è tutto un abuso quello che sta compiendo il comune, naturalmente anche l'abbattimento delle mansarde. « Che tra l'altro non sono mansarde — precisa — in quanto non abitate: si tratta semplicemente di un " vo lume tecnico " che serve per racchiudere la scala con la quale si raggiungono le terrazze ». Il sindaco ha detto che le opere di urbanizzazione primaria e secondaria che a suo avviso devono essere affrontate dalla società di Rancilio ammontano a due miliardi. « Ma dove li prendo io due miliardi? — dice l'ing. Rancilio. — Noi per costruire paghiamo per il denaro un'interesse del dieci pei cento e con gli affitti così bassi ricaviamo un reddito non più alto del 3,50 per cento. Ho fatto costruire un asilo e una chiesa provvisori. Sono disposto a costruire anche la scuola, ma anticipando il denaro che dovrò in futuro al comune come dazio. E' tutto quello che posso fare visto che non ho degli obblighi e ho già fatto anche quello che non mi spettava ». Il sindaco a questo proposito ribatte: « Poiché l'ing. Rancilio già da tempo non ha ottemperato a determinati impegni, la legge urbanistica 765 del 1967 fa decadere le convenzioni e rende operante la medesima legislazione la quale esige siano rispettate tutte le norme che regolano la materia edilizia. Solo se l'impresario sarà disposto ad uniformare la propria attività edilizia alla legge urbanistica la Giunta municipale sarà disponibile per un incontro ». Ci sono molte divergenze, come si vede. Cosa succederà, dunque? Rancilio continua a costruire e fa opposizione ad ogni osservazione del Comune con i ricorsi: ne ha pendenti 27. Da parte sua il sindaco ritiene d'aver ragione e vuole andare avanti a costo di usare il tritolo per far saltare 12 palazzi con 1500 vani. Dice Rancilio: «Il sindaco ha già commesso tanti abusi, commetta pure anche questo, abbatta i palazzi e io mi farò anche tagliare la testa pur di dimostrare che ho ragione ». Remo Lugli

Persone citate: Gervasio Rancilio, Luigi Cavalloni